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Silvio: «Un errore le primarie» Ma Alfano non cambia rotta

La contrarietà di Berlusconi fa saltare il vertice Pdl che fisserà le date La Mussolini si ritira dalla corsa: "Strumento politico da masochisti"

Silvio: «Un errore le primarie» Ma Alfano non cambia rotta

Il timore della spaccatura interna, lo spettro della «conta distruttiva», l'immagine di una consultazione che nella sua visione rischia di trasformarsi in una fiera delle vanità, in uno strumento salva-apparati, incapace di cogliere lo spirito dei tempi e intercettare il vento dell'antipolitica, privo del messaggio e del respiro dell'innovazione.

Silvio Berlusconi è irriducibile nelle sue convinzioni. I tentativi e le ambasciate che si sono succedute anche nelle ultime ore hanno prodotto sempre la stessa risposta: «Per me le primarie sono un errore». Una posizione netta e non negoziabile, accompagnata da un certo nervosismo mostrato dal presidente del partito, deluso per alcune scelte compiute da uomini un tempo a lui vicini. Una chiusura netta che sta facendo da detonatore ai malumori e alle perplessità interne.

La cartina di tornasole di questa dicotomia tra Palazzo Grazioli e Via dell'Umiltà sta nella convocazione differita dell'ufficio di presidenza che si dovrà occupare di rimodulare il calendario delle primarie. Inizialmente ipotizzato per la giornata di oggi, è stato messo in stand-by e ora potrebbe slittare alla prossima settimana. Berlusconi, peraltro non ha ancora fatto sapere quando sarà disponibile. Inoltre avrebbe chiesto ad alcuni suoi fedelissimi di essere presenti per presidiare il campo.

Angelino Alfano sa bene che la tempesta potrebbe nuovamente scoppiare. Ha letto con attenzione l'intervista con la quale Sandro Bondi ha definito le primarie «una gara inutile» e invitato tutti a «chiedere a Berlusconi di riflettere sulla sua decisione di fare un passo indietro». E anche quelle con cui Alessandra Mussolini ha annunciato il suo immediato ritiro dalla corsa (così come Alfonso Marra) lamentando il rischio di «trasformare le primarie del Pdl in un congresso politico o in una resa dei conti interna. Ancora una volta, Berlusconi ha avuto ragione a nutrire scetticismo per questo masochistico strumento politico al quale mi onorerò di non partecipare». Senza dimenticare le perplessità di un alfaniano come Franco Frattini: «Mi spaventa che nel Pdl crescano come funghi candidati e la maggior parte di loro parli da candidato alla segreteria e non da aspirante premier».

L'intenzione di Alfano, però, è quella di tirare dritto convinto che alla prova dei fatti - ovvero quando i candidati dovranno presentare le firme - la platea dei partecipanti verrà drasticamente sfoltita e resteranno in gara solo 5, al massimo 6 contendenti. Il problema vero, però, è quello organizzativo. Il segretario ha convocato a Roma per domani i 40 coordinatori e vicecoordinatori regionali e 200 coordinatori provinciali per fare un punto operativo e confrontarsi. Gli chiederà se se la sentono di sostenere uno «sforzo mostruoso»: organizzare primarie credibili in venti giorni e in data unica, il prossimo 16 dicembre. Nel Pdl, peraltro, il sospetto che dietro alcuni candidati ci sia il placet di Berlusconi non è stato dissipato. Dubbio che riguarda non solo Giancarlo Samorì e Michaela Biancofiore, ma anche il finanziere Alessandro Proto, che ieri ha rivelato di essere colui che sta trattando per l'ex premier la vendita di una villa a Cannes. Berlusconi, comunque, sarà a Roma oggi nel primo pomeriggio.

E probabilmente i vertici del partito cercheranno di riallacciare il dialogo e arrivare a una quadra definitiva.

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