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La sinistra cabala della data e i misteri di «Lost» Roques

Quando si atterra all'aeroporto di Caracas, la prima cosa che si percepisce è l'umidità, un'aria attaccaticcia e grigia, che poi man mano diventa meno soffocante mentre si sale verso la capitale venezuelana. E lì, tra quartieri assediati da cemento, traffico e violenza, come per contrasto tutti ti parlano dell'arcipelago di Los Roques. Se Caracas può essere un inferno, Los Roques viene dipinto come un sin troppo tipico paradiso caraibico. Ma ora su questo paradiso aleggiano i segni bui della sventura e della maledizione. Saranno pur chiare le acque di quelle isole così vicine alla costa, azzurre e trasparenti. Ma volarci sopra diventa peggio che un azzardo. Volarci sopra vuol dire affrontare un mistero, trovarci di fronte ai lati oscuri di ciò che accade, a qualcosa che non riusciamo a contenere nella nostra ragione. Aveva destato scalpore, e ha avuto un lungo strascico giudiziario, il caso mai risolto dell'aereo da turismo della compagnia venezuelana Transaven che cadde durante il volo dall'aeroporto di Caracas a Los Roques. Scomparvero tutti i passeggeri, tra cui otto italiani che erano a bordo. Non sono mai stati ritrovati i loro corpi, come non è mai stato ritrovato il velivolo su cui viaggiavano. Dissolti nell'aria e nel mare, come per un malvagio incantesimo. Era il giorno 4 gennaio del 2008. E ora, il 4 gennaio di quest'anno appena cominciato, con una sincronia da brivido, siamo di fronte a un nuovo caso simile, un nuovo aereo da turismo che cade nelle stesse acque, e ancora con italiani a bordo, di cui si perdono tutte le tracce. L'arcipelago di Los Roques non è lontano da quello che viene chiamato il triangolo delle Bermuda, tra le isole così chiamate, Porto Rico e la Florida. Su questo triangolo ho tanto sentito favoleggiare sin da bambino che non nego di avere fatto rapidi, dissimulati scongiuri le volte che mi sono trovato ad essere passeggero di aerei in volo da o per Miami.
Il triangolo delle Bermuda viene descritto come una specie di buco nero che inghiotte navi e aerei senza che le cause vengano scoperte, lasciando spazio a tutte le più fantasiose ipotesi. Si calcolano in trecento le sparizioni misteriose in quel tratto di mare. Ce n'è abbastanza per scomodare il Jules Verne letto tanti anni fa, L'isola misteriosa, Ventimila leghe sotto i mari, e pensare a qualche capitano Nemo che si aggira ancora lì in cerca di vendetta per chissà quale torto subito. Quando la ragione non capisce, la fantasia corre ancora più sfrenata, quasi legittimata. Che cosa succede allora tra Los Roques e la costa venezuelana? I narcos onnipotenti in quella parte del mondo hanno qualcosa a che fare con questi incidenti? Oppure si verificano anomalie geomagnetiche che fanno impazzire gli strumenti di bordo? Se fosse così, i resti degli aerei dovrebbero essere ritrovati, da qualche parte. È proprio questa sparizione completa, questa dissoluzione nel nulla che alimenta le ipotesi più audaci. Che arrivano sino a immaginare una presenza di alieni concentrata lì, e interessata a impossessarsi di aerei e strumenti appartenenti agli umani. Alieni che potrebbero anche provenire non dalle profondità dello spazio, ma da quelle del mare. Tutto questo proliferare di ipotesi ha indubbiamente un suo fascino.
Nessuno può sottrarsi, il mistero, l'anomalo, il non-umano hanno una presa molto forte sulla nostra fantasia e anche sulla nostra coscienza. Ma niente riesce a spiegare, neppure lontanamente, questa coincidenza così fatale e così emblematica. Due aerei dello stesso tipo, con italiani a bordo, sulla stessa rotta, scomparsi senza lasciare traccia sempre il 4 di gennaio a distanza di 5 anni. Questi numeri vogliono dire qualcosa? Ma che cosa? La pietà per le vittime di ieri e di oggi, italiani e non italiani, non può non accompagnarsi a un senso di sgomento, a un brivido oscuro. Non possiamo dire se davvero su quel tratto di mare pesa una maledizione, e meno che mai sapere di che maledizione si tratti, anche se ormai il riferimento alla serie televisiva di culto Lost non può essere evitata, sino alla storpiatura del nome, Lost Roques. Però possiamo interrogarci sulla inconoscibilità drammatica del destino. Sali su un piccolo aereo da turismo, sorvoli un mare stupendo dai riflessi celeste chiaro, ti senti libero dall'inferno di Caracas e dal grigiore della tua vita quotidiana. Ma è il 4 di gennaio. E per la seconda volta, il nulla ti tende un agguato.

Per portarti chissà dove.

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