Politica

La sinistra che spara alle gambe

L'appello di Micromega mostra come l’odio degli intellettuali di sinistra contro gli uomini bandiera dei liberali è immutato

La sinistra che spara alle gambe

Poche ore dopo essere stato gambizzato dai terroristi, Indro Montanelli scriveva nel suo diario dal letto d'ospedale dove venne ricoverato dopo l'attentato: «La notizia che in fondo mi fa più piacere è che nei salotti milanesi, quello di Inge Feltrinelli e quello di Gae Aulenti, si è brindato all'attentato contro di me e deplorato solo il fatto che me la sia cavata».

Sono passati quasi quarant'anni ma l'odio degli intellettuali di sinistra contro gli uomini bandiera dei liberali è immutato. È di ieri infatti un appello di Micromega, rivista di politica, per revocare i servizi sociali a Silvio Berlusconi. Non sono bastati i brindisi per la condanna, la decadenza e la pena. No, ci vuole quello per il carcere. A firmarlo sono i soliti quaquaraquà della sinistra: Paolo Flores d'Arcais (filosofo e politico fallito), Roberta De Monticelli, Giorgio Parisi, Adriano Prosperi (storico, definito da Renzo De Felice «incline a fare un uso politico della storia») e l'immancabile prete marxista don Aldo Antonelli.

Normalmente gli appelli hanno carattere umanitario, proprio per alleviare le pene di condannati e reietti. Ho visto tanti appelli per togliere gente dal patibolo o dal carcere. Mai prima d'ora per far scattare la ghigliottina. Più o meno la stessa compagnia di giro, per intenderci, due settimane fa ne ha firmato uno che chiedeva la scarcerazione di tre giovani No Tav beccati a compiere attentati in Val di Susa e arrestati per terrorismo.

Come ai tempi di Montanelli, la sinistra snob e salottiera vorrebbe i terroristi liberi e Berlusconi morto. Evocare e invocare aggravi di pena per i nemici politici è cosa che richiama il periodo del grande terrore stalinista. E non varrebbe neppure la pena di sprecare inchiostro per darne notizia se non fosse che è l'esatta fotografia del cancro che ancora attanaglia questo Paese: odiare, togliere la libertà (e a questo punto, perché no, la vita) a chi si batte contro vecchi e nuovi comunismi. In quell'appello di Micromega non c'è nulla di politico: è un concentrato di invidia per chi nella vita ha avuto successo e di frustrazione per le proprie sconfitte. Nei toni ricorda il comunicato numero uno delle Brigate Rosse per il sequestro Moro: «Oggi, giovedì 16 marzo, il tribunale del popolo...».

Gente senza futuro, destinata a un ennesimo fiasco. Montanelli era talmente superiore ai frequentatori dei salotti milanesi che anni dopo l'attentato andò a stringere la mano ai suoi gambizzatori, come gesto di pacificazione. E per quanto riguarda Berlusconi, cari buffoni, non penso abbia paura. Come scrisse Guareschi, anche lui sa che «per rimanere liberi bisogna anche essere pronti, a un bel momento, a prendere senza esitare la via della prigione».

Noi siamo fatti così.

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