Politica

La sinistra protegge i magistrati che fanno politica

Roma È scontro in Senato tra Pdl e Pd sulla norma che pone severi paletti alla candidabilità dei magistrati e al loro rientro in servizio dopo un'attività politica. Il testo è bipartisan, ma la sinistra lo giudica troppo severo.
Nello stesso giorno dal centrodestra viene un tentativo di rendere effettiva la responsabilità civile delle toghe: il danneggiato potrà ricorrere alle Sezioni Unite della Cassazione, per «manifesta violazione del diritto comunitario», invece di andare a Strasburgo e poi rifarsi sul giudice. È un emendamento del Pdl al decreto Sviluppo, mentre la norma voluta dalla Lega nella legge Comunitaria per il risarcimento diretto dai magistrati per errori giudiziari, blocca da mesi il provvedimento a Palazzo Madama.
Il nuovo testo base sulle regole alle toghe per entrare e uscire dalla politica è firmato dai relatori Carlo Sarro (Pdl) e Felice Casson (Pd), ma i democratici sbarrano la strada e il centrodestra li accusa di ostruzionismo.
Incandescente è il botta a risposta, a fine seduta, tra il presidente Pdl della Commissione Filippo Berselli e il capogruppo Pd in Commissione Silvia Della Monica. Per il primo, il partito di Bersani «è spaccato» e punta ad affossare il testo. La seconda replica: «Non è vero, semplicemente non ci sembra giusto che si penalizzino i magistrati che decidono di far politica». Il fatto è che «in un'ora la scorsa settimana è stato approvato un emendamento e oggi (ieri, ndr) in un'ora non siamo riusciti a fare neanche un voto», attacca Berselli. «Un magistrato che entra in politica, quando smette non può essere retrocesso», risponde la Della Monica. «Macché retrocesso! Però, ad esempio, se era presidente di sezione del Consiglio di Stato prima di entrare in politica, quando ne esce può tornare a lavorare al Tar», incalza il relatore Sarro. «Spero che il testo non veda mai la luce - insiste Della Monica -, è punitivo per le toghe che, se si vogliono candidare, dovrebbero mettersi in aspettativa mesi prima».
Secondo il ddl tutti i magistrati, anche fuori ruolo, non possono essere eletti in Europa, in Parlamento o negli enti locali «se nei 24 mesi antecedenti» hanno esercitato negli uffici giudiziari della stessa zona. Non possono ricoprire incarichi di governo se non sono in aspettativa, obbligatoria per tutto il mandato e con lo stipendio d'origine, senza indennità di carica. I non eletti non possono per 3 anni, esercitare nella zona dove si sono candidati, né ricoprire incarichi direttivi per 2 anni. Si prevede anche che i magistrati ordinari eletti, al rientro debbano andare, anche se in sovrannumero, al Consiglio di Stato o all'Avvocatura.

Ma questa parte sarà modificata, dice Sarro.

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