Politica

Per smentire i giudici basta un geriatra

Fede condannato per aver favorito la prostituzione. Per un miliardario settantenne operato nel ’96 di cancro alla prostata

Emilio Fede, fino allo scorso anno diret­tore del Tg4, giornalista d’antico pelo, cacciato in malo modo da Mediaset do­po lustri di servizio diligente, ora subi­sce anche l’onta di una pesante condanna pena­le: sette-anni-sette di carcere. Ullallà, cosa avrà mai combinato l’ultraottantenne ex personag­gio televisivo? Il tribunale milanese lo ha ricono­sciu­to colpevole di favoreggiamento della prosti­tuzione, reato considerato gravissimo dal nostro codice bigotto e soprattutto farisaico, raramente applicato nei confronti di chi con mezzi coerciti­vi - torture e similari - trascina donne, bambine incluse, sul marciapiedi, le costringe a vendersi e confisca loro ogni provento, sfruttandole quali schiave. Esagero? Nossignori. Le strade di periferia e di provincia sono piene di ragazze e ragazzine mi­norenni (basta guardarle in faccia per capirlo) che battono sotto gli occhi vigili di magnaccia professionali, in grado di agire indisturbati, qua­si mai perseguiti perché così va il mondo: quello della puttana è un mestiere che cominciò nella notte dei tempi e sarà praticato finché la terra sa­rà abitata dall’uomo. Già,è la domanda che crea l’offerta. Basta navigare su Internet per scoprire che è più facile procurarsi una mignotta che una pagnotta. C’est la vie . Non c’èadulto immune da ipocrisia che non ne sia al corrente.
Nonostante ciò, nonostante non vi sia bisogno di un intermediario per godere della compagnia occasionale di una, due o tre escort di target alto (o basso, di­pende dalla tariffa che si è di­sposti a pagare), Fede avrebbe svolto, come secondo lavoro, quello di reclutare entusiaste meretrici pronte a soddisfare le voglie insaziabili di Silvio Berlusconi, ultrasettantenne, operato nel 1996 di cancro alla prostata, imprenditore miliar­dario, varie volte presidente del Consiglio.

Secondo le accuse - confer­mate in sentenza - il giornali­sta, oltre a mandare in onda i notiziari, mandava zoccole ad Arcore. E che zoccole! Tutte giovani, avvenenti, disponibi­li per non dire felici di correre in villa allo scopo di assecon­dare i desideri del principe­sa­trapo. Di più. Emilio avrebbe compiuto esercizi assai raffi­nati: non si limitava all’attivi­tà di selezionatore all’ingros­so delle candidate; gli è stato attribuito anche il ruolo di as­saggiatore. Nel senso che egli, per essere sicuro che le fan­ciulle fossero all’altezza di co­tanto cliente, le avrebbe perso­nalmente sperimentate sul piano orizzontale.
Un bel daffare, povero Fede. Se si sobbarcava tale defati­gante impegno, avrà avuto la sua convenienza. Quale? Ri­scuoteva dalle sgualdrine una percentuale su ogni marchet­ta? Questo no, non è emerso. Forse percepiva un lauto com­penso dall’utilizzatore finale? È escluso. Si desume quindi che l’ultraottantenne diretto­re si sottoponesse gratis alla funzione sfiancante di assag­giatore per compiacere il pa­drone. Converrà il lettore che a una certa età è difficile e com­plicato scopare per gusto pro­prio, figuriamoci per dovere d’ufficio, tra l’altro senza un vantaggio eccetto la gratitudi­ne del padrone.
Se tuttavia questa fosse la re­altà storica (e processuale) si dovrebbe concludere che Emi­li­o sia più stupido che volonte­roso. Nei suoi panni avremmo cortesemente invitato il Cava­liere ad arrangiarsi, lui e le sue squillo. Qualcuno obietterà che un atteggiamento del ge­nere gli sarebbe costato il po­sto. Sbagliato. In effetti è stato licenziato lo stesso.
Probabilmente qualcun al­tro, a questo punto, sospette­rà che Emilio sia davvero sciocco, essendosi messo nel­le grane senza ricevere una contropartita. Può darsi. Ma ri­mane in sospeso un quesito: come può l’ex direttore essere stato condannato per avere fa­vorito la prostituzione se non ha intascato nulla? Dov’è il re­ato? Se io presento una ragaz­za a un mio amico e questi poi se la porta a letto, e magari le regala 1.000 euro o una borset­ta di egual valore, sono forse un magnaccia? Merito sette anni di galera? Ma fatemi il pia­cere..

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