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Il soccorritore eroe e la ragazza: «Mi diceva: sono salva, poi è morta»Un medico nell'inferno

Il soccorritore eroe e la ragazza: «Mi diceva: sono salva, poi è morta»Un medico nell'inferno

Baiano (Avellino). «Ho sentito le flebili richieste di aiuto, di una giovane donna, incastrata tra le lamiere del bus. Mi diceva, mi fanno male le gambe, mi sento opprimere. Ho cercato di darle coraggio: vedrai che ce la faremo. L'ho presa fra le braccia e l'ho portata fuori dal rottame. Mi ha guardato negli occhi e con un sorriso mi ha detto: ce l'abbiamo fatta Maurizio, avevi ragione tu. Due minuti dopo è spirata tra le mie braccia...». É il racconto a il Giornale di Maurizio Abbenante, anestesista e rianimatore del 118 di Avellino. Ne ha tirati 12 fuori dalle macerie, da quel bus accartocciato su se stesso. Per cercare di salvare i sopravvissuti a quel volo di 30 metri ha dovuto fare quasi la voce grossa con i vigili del fuoco, che hanno il compito e il dovere di proteggere l'incolumità di tutti, soccorritori compresi. Maurizio Abbenante due notti fa, nonostante il guard rail penzoloni dalla carreggiata autostradale minacciasse lui e gli altri soccorritori, ha sfidato la morte e si è generosamente lanciato nel bus. «Ho sentito i lamenti, le richieste di aiuto dei bambini, delle donne. Ho incrociato corpi mutilati, orrendamente sfigurati ma, tra tutti quei morti dovevo assolutamente trovare le persone vive. Non potevo tirarmi indietro. Se avessimo atteso la messa in sicurezza del luogo ci sarebbe stato qualche morto in più». spiega il medico, che ha operato in zone di guerra come il Kosovo, ha portato soccorso alle popolazioni de L'Aquila e di San Giuliano colpite dal terremoto. Ha lasciato il dirupo alle 4 del mattino, alle 8 era nel suo ospedale, San Giuseppe Moscati.

Questa è l'Italia che amiamo.

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