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Da Fini a Rutelli, i politici finiti costretti a inventarsi un lavoro

Sono stati ministri, presidenti della Camera, leader onnipresenti in tv, ma ora sono spariti. Ecco dove sono, da Pecoraro Scanio alla Pivetti. Il ripiego più gettonato: le associazioni

Da Fini a Rutelli, i politici finiti costretti a inventarsi un lavoro

Una presidenza di associazione, ecologista o culturale, non si nega a nessun ex politico. Reinventarsi un lavoro, a quei livelli, non è poi così difficile, le offerte fioccano. Altri desaparecidos della politica, quelli di seconda fila, invece devono lavorare più di fantasia.

BOCCHINO, PASSATO E LIBERTÀ

Come gli ex colonnelli finiani, tutti riconvertiti a nuove attività. «Facciamo prima a darli per dispersi - dice tranchant l'ex deputato Pdl Amedeo Labocetta - Tranne Italo Bocchino, il più disinvolto di tutti, come mi disse Fini. Lui si è riciclato come lobbista per l'imprenditore Alfredo Romeo, lo si vede al centro direzionale di Napoli, alla sede della Romeo Gestioni Spa». Bocchino scrive sul Secolo d'Italia (dove è stato riassunto anche l'ex onorevole Silvano Moffa) con lo pseudonimo di Oreste Martino. Di Flavia Perina, ex prezzemolina tv ai tempi d'oro (brevissimi) di Fli, si sa che ha un blog e che è in causa col Secolo d'Italia, 800mila euro di risarcimento per essere stata «cacciata dalla direzione da un giorno all'altro». Fabio Granata è finito in Green Italia, movimento politico ecologista, mentre Filippo Rossi, ex giamburrasca finiano, fa il presidente del consiglio comunale di Viterbo. Gli altri? Spariti.

FINI AL CREPUSCOLO

Già, e Gianfranco Fini? Le sta provando tutte per tornare in sella. Per ora scrive saggi e scruta l'orizzonte dal suo esilio, l'associazione «Liberadestra». Ma non sembra girargli benissimo: chi vuole aiutarlo può versare da 100 a 500 euro per diventare «Socio ordinario», più di 500 euro per essere «Sostenitore». Si prevedono file.

RUTELLI DESAPARECIDO

Francesco Rutelli, oltre a seguire le numerose querele fatte per difendersi dalle accuse dell'ex tesoriere manolesta Lusi, «oggi dà il suo contributo a diversi think tank internazionali». Così si legge sul sito di una delle prestigiose associazioni culturali di cui è presidente onorario l'ex leader della Margherita, l'Institute for cultural diplomacy (Icd) di Berlino, dove figura anche l'ex ministro Franco Frattini (che puntava a diventare nuovo segretario generale della Nato). In un intervento pubblico del 2013 all'Icd Rutelli sfoggia un inglese molto più sciolto (anche se col supporto di un testo scritto) rispetto a quello maccheronico («Pliz, visit auar cauntri») di un celebre spot da ministro dei Beni culturali. Già che c'è, Rutelli è anche presidente dell'Associazione Priorità Cultura e leader dell'Api (che poi è un partito).

PECORARO E COMPANY DA MINISTRI A SPETTRI

L'ex ministro Verde, Alfonso Pecoraro Scanio, esercita la professione di avvocato civilista, insieme a tante altre cose. Sul suo profilo Linkedin si legge che è: presidente della Fondazione UniVerde, componente della giuria «European Business Award», docente di Politiche dell'Ambiente ed Ecoturismo all'Università di Milano Bicocca e pure a Tor Vergata. E anche a rischio processo, vista la richiesta di rinvio a giudizio per finanziamento illecito fatta dal pm a Roma (nei guai anche il fratello Marco). Il suo ex collega di maggioranza nel governo Prodi, Oliviero Diliberto, lasciata la guida del Pdci da un anno, è tornato ai suoi codici latini: «Non è che sono tornato a fare il docente universitario (Diritto romano a La Sapienza, ndr), non ho mai smesso di farlo. Collaboro con università cinesi, mi muovo tra Roma e Pechino. Sono felicemente un ex politico» dice.

CASTELLI E I FRATELLI PADANI

In casa Lega Nord, l'ex ministro Roberto Castelli è tornato alla sua professione, ingegneria meccanica. Fa il consulente aziendale, oltre a lavorare nella ditta da lui fondata e da qualche anno diretta dal figlio, la «Novicon srl», specializzata in macchine per l'abbattimento acustico industriale. «Ho constatato quanto è difficile lavorare in Italia alle prese con una burocrazia folle». Anche lui felicemente ex: «La politica non mi manca per niente». L'ex capogruppo Marco Reguzzoni si dedica a tempo pieno alla sua «Biocell», ramo biotecnologie, mentre Renzo Bossi manda avanti, con l'aiuto del fratello, un'azienda agricola a Brenta, vicino Gemonio.

BERTINOTTI, PIVETTI E I PRESIDENTI PERDUTI

Desaparecido che però appare con frequenza nei salotti romani è Fausto Bertinotti, detto Bertynights, già presidente di Montecitorio e già testimone di nozze di Valeria Marini, è stato anche il gran leader di Rifondazione comunista, ma ora dice che «la sinistra non esiste più» e ammira Renzi: «È un surfista postmoderno». Altra ex presidente di Montecitorio, Irene Pivetti, fa la lobbista con la sua «Only Italia», network da lei fondato per promuovere le aziende italiane all'estero. «Non vedo cosa ci sia di male ad usare il mio ufficio alla Camera anche per la mia attività professionale» disse la Pivetti, che come ex presidente aveva diritto ad un ufficio a Montecitorio. Privilegi che spettano anche ad altri ex usciti di scena, come Carlo Scognamiglio, già presidente del Senato. Panorama gli chiese se fosse vero che uno degli addetti messigli a disposizione dal Senato (oltre ad un ufficio) fosse invece da lui utilizzato a Milano, a casa sua. «No, lavora nel mio studio, non a casa, e non fa le pulizie, fa lavoro di segreteria. Filippino? No, è messicano» rispose imbarazzato al cronista. Che poi telefonò allo studio del prof: «No, qui in studio non lavora nessun segretario messicano».

Desaparecido anche lui.

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