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Sono italiani gli aeroscafi che proteggono il mondoDall'Inghilterra all'Arabia: i mezzi di salvataggio sono prodotti a Milano

Sono italiani gli aeroscafi che proteggono il mondoDall'Inghilterra all'Arabia: i mezzi di salvataggio sono prodotti a Milano

Fluttuano nell'aria come tappeti volanti, grazie a un cuscino d'aria che li tiene sospesi sulla superficie dell'acqua o del terreno e possono superare ostacoli anche di un metro e mezzo. Gli hovercraft sono stati protagonisti di salvataggi estremi, l'ultimo in ordine tempo a Grosseto dove, guidati dai Vigili del fuoco hanno salvato 18 persone da morte certa durante l'alluvione che ha devastato la Maremma.
L'hovercraft è nato dall'ingegno di Sir Christopher Cockerell nel 1952, ma il suo inventore non ottenne né ricompense, né riconoscimenti; anzi, dovette lottare 12 anni con il governo inglese per ricevere 150mila sterline che non gli servirono nemmeno a coprire la metà delle spese sostenute nei primi sei anni di studi ed esperimenti. Eppure oggi, ironia della sorte, i vigili del fuoco britannici hanno in dotazione un parco di 115 mezzi, e anche la guardia costiera di Sua Maestà nel 2007 ha voluto acquistarli.
L'invenzione è del baronetto inglese, ma l'azienda che produce gli hovercraft per sua Maestà è italianissima: l'ingegnere Matteo Passoni è titolare di Hi Tech International, azienda di Gorgonzola, in provincia di Milano, che produce e vende una media di 20 mezzi l'anno: tra i suoi clienti i Vigili del fuoco e la Protezione civile italiane, ma anche le agenzie governative di sicurezza pubblica di Paesi come la Germania, la Russia, Singapore e l'Arabia Saudita.
Che vantaggi offrano gli hovercraft nelle operazioni di salvataggio lo spiega Passoni: «Scivolando su un cuscinetto d'aria sono adatti per il trasporto di politraumatizzati. Poi muovendosi sopra l'acqua non rischiano di finire trasportati dalle correnti. E infine rispetto a un elicottero non hanno bisogno di un luogo per l'atterraggio. Sono molto più economici e funzionali». Il costo di un hovercraft è come quello di una jeep - si parte dai 45mila euro per il modello più piccolo - e consuma 8 litri di carburante l'ora.
In tanti casi gli hovercraft hanno dato un contributo nelle operazioni di salvataggio: nel 2007 a Londra durante il disastro che ha interessato la valle del Tamigi i volontari italiani si sono uniti agli inglesi portando con sè i mezzi made in Gorgonzola e incassando lodi sperticate e ringraziamenti da parte di Gordon Brown; nel 2010 a Padova durante l'alluvione del Veneto hanno salvato 49 persone; nel 2009 in Bangladesh hanno trasportato 800 bambini in soli 30 giorni: «Un'operazione complicatissima - racconta Passoni - I piloti guidavano volando su una distesa di cadaveri».
La Hi Tech International, non si occupa solo di produzione e vendita, ma anche di formazione dei piloti, anche se l'ingegnere assicura che non è poi così difficile guidare: «Basta avere senso dell'equilibrio: se si è bravi ad andare in bicicletta o in moto si parte avvantaggiati». Tra i piloti formati da Hi Tech International, ci sono anche i poliziotti di Dubai. Passoni ricorda ancora la reazione degli uomini in divisa davanti al gruppo di donne che doveva insegnare loro i trucchi per condurre il veicolo: «Donne che insegnano agli uomini, e senza velo, non ne avevano mai viste. Gli agenti se la presero parecchio e io ho rischiato quasi di prenderne».

Ma alla fine, sgomenti e riluttanti, hanno imparato pure loro a pilotare il tappeto volante.

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