Politica

S&P sospende il rating della Sicilia: "Informazioni insufficienti"

Sale la tensione in Sicilia. Via libera al ddl "blocca nomine". Martedì Monti riceverà Lombardo: dimissioni più vicine?

Non si placano le preoccupazioni per lo stato dei conti pubblici della Regione Sicilia. Pur confermando il rating "BBB+", Standard & Poor’s ha deciso di sospendere le velutazioni a causa della mancanza di informazioni sufficienti da parte della Regione. "Un giudizio sul rating - ha spiegato l'agenzia americana - potrà essere espresso solo dopo un incontro con i rappresentanti dell’ente". Intanto il governatore Raffaele Lombardo continua a ribadire che "la Regione siciliana ha poco meno di 6 miliardi di debiti, che messi a confronto con gli 86 miliardi di pil dell’Isola, fa un misero 7%, poca cosa rispetto ai conti dello Stato, che ha un rosso di duemila miliardi, il 120% della ricchezza prodotta in un anno nel Paese. Parole dirette a Palazzo Chigi con cui Lombardo si troverà faccia a faccia settimana prossima.

Nel parlamentino siciliano ieri è arrivato il via libera a un disegno di legge che non piace a Lombardo: il testo, chiamato "blocca nomine", toglie un bel po' di pezzi e di pedine collocati dal presidente sulla scacchiera dell’amministrazione. La situazione - a livello locale e nazionale - si fa sempre più tesa. Martedì prossimo il governatore vedrà il presidente del Consiglio Mario Monti a Roma. "Spero di incontrare anche il consiglio dei ministri e in seguito il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano", ha detto ieri Lombardo confermando per il 31 luglio le sue dimissioni, con elezioni anticipate il 31 ottobre, e scacciando in questo modo ogni ipotesi di commissariamento della Regione. Commissariamento di una Regione che, fino a qualche giorno fa, sembrava sull’orlo del default dopo l’allarme sui conti lanciato dal vicepresidente della Confindustria Ivan Lo Bello. Forte dei 400 milioni che lo Stato verserà alla Sicilia per risollevarla dalla crisi di liquidità, Lombardo è tornato a insistere sul fatto che non intende mettere a repentaglio gli stipendi. "Nel nostro bilancio di 27 miliardi ce ne sono 15 di residui attivi, soldi che ci deve in massima parte l’Ue e per metà dell’intero importo lo Stato. Non si tratta di regalie, ma di denaro che ci spetta".

Secondo i dati forniti da Lombardo, la spesa corrente della Regione ammonta a 15 miliardi, identica in termini numerici a quella del 2001, "ma se deflazionata raggiunge un risparmio del 20% rispetto a dieci anni fa, nonostante l’aumento del personale". Se per il presidente dei senatori dell’Udc, Giampiero D’Alia, "Lombardo conferma la gravità della situazione da noi denunciata", per il capogruppo del Pd all’Ars, Antonello Cracolici, le comunicazioni del governatore "ristabiliscono la verità". Dichiarazione che fa dire al senatore di Idv Fabio Giambrone che "l’ambiguità dei democratici sul governo regionale continua". Attaccato da stampa e avversari politici sul numero dei dipendenti, Lombardo ha tuonato: "Non licenzierò nessuno, non taglierò la testa ai lavoratori. È l’economia che deve piegarsi ai bisogni della gente e non viceversa". E ha, poi, sottolineato che dei sei miliardi di debito, solo 1,5 è stato creato dalla sua amministrazione. In ogni caso martedì prossimo qualcosa Lombardo dovrà portare a Monti, e potrebbe essere proprio il taglio di circa 2mila posti (anche se attraverso prepensionamenti e mobilità).

Si tratterebbe, tuttavia, di poco meno del 10% dell’intera forza lavoro dell’amministrazione regionale che ha a libro paga 26mila forestali e qualche decina di migliaia di precari che lavora alla Regione ed è da essa quasi completamente pagata per prestare servizio negli enti locali.

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