Politica

Spariscono i partiti comunisti ma non i candidati comunisti

Per la prima volta dal 1948 non ci saranno sulla scheda simboli con falce e martello. Ma da Cofferati a Bettini i reduci del Pci in lista sono tanti, sparsi tra Pd e Tsipras

Spariscono i partiti comunisti ma non i candidati comunisti

S ulle schede elettorali domani mancherà all'appello il simbolo per antonomasia della sinistra. La falce e il martello salteranno l'appuntamento per la prima volta dal 1948, quando il Fronte popolare Pci-Psi si guardò bene dallo spaventare gli elettori con il «marchio di fabbrica» di Stalin. L'assenza dell'effigie comunista non significa, però, che quell'insieme di valori e, soprattutto, di professionalità politiche sia stato cancellato. I comunisti esistono (e resistono) ancora, marciano sotto altri vessilli e da lì continuano a lottare. Da miliziani marxisti-leninisti si sono trasformati in guerriglieri «imboscandosi» e «infiltrandosi».

I RAGAZZI DI BOTTEGHE OSCURE

L'eredità del vecchio Pci è passata quasi in toto al seminuovo Pd. Lo si vede nella composizione delle liste elettorali nelle quali figurano molti quadri apicali di Botteghe Oscure. Dietro le giovani capolista è un florilegio di «reduci». In primis, Goffredo Bettini, detto anche «l'imperatore di Roma». Ex capo della Fgci romana ha detto: «I miei fratelli sono due il maggiore è Massimo D'Alema, l'altro è Walter Veltroni» che proprio lui riuscì a imporre come sindaco della Capitale grazie a una rete lobbistica trasversale. Se Bettini ha guadagnato solo un seggio senatoriale nel 2006, ci sono altri ex comunisti che hanno completato il cursus honorum. Come Leonardo Domenici, prima a capo della Fgci di Firenze, poi consigliere comunale fiorentino, poi deputato, poi sindaco predecessore di Renzi e infine europarlamentare. O come Flavio Zanonato, segretario provinciale del Pci di Padova, poi sindaco del capoluogo e infine ministro dello Sviluppo con Enrico Letta. E dall'organizzazione giovanile comunista provengono il bolognese Salvatore Caronna e Andrea Cozzolino, europarlamentare uscente e plenipotenziario bassoliniano in quel di Napoli. È transitata nel Pci da indipendente anche l'ex governatore del Piemonte Mercedes Bresso. Una comunista «doc» ce l'ha anche l'Italia dei Valori post-dipietrista. Si tratta di Ninel Donini, ex assessore alla sanità delle Marche.

CGIL, LA COSTOLA DEL PARTITO

Il sindacato rosso è storicamente stata la cinghia di trasmissione degli impulsi del partito diretti alle masse lavoratrici. Col tempo i rapporti di forza si sono invertiti, ma Cgil e Fiom sono sempre bene rappresentate nelle liste di sinistra. Prova ne sono le riconferme di Sergio Cofferati, ex leader della Cgil e sindaco diessino di Bologna, e di Antonio Panzeri, ex numero uno a Milano del sindacato di Corso Italia. Paolo Brutti, già dirigente ai tempi di Trentin nonché senatore diessino, è invece passato da cinque anni all'Italia dei Valori con la quale tenta il salto in Europa. È una ridotta della Fiom di Landini, invece, la Lista Tsipras, che si è fatta notare per la presenza delle firme di Repubblica Barbara Spinelli e Curzio Maltese nonché per l'inviata vendoliana del Manifesto, Giuliana Sgrena. Pino Viola, Stefano Sarti, Paola Morandin, Piergiovanni Alleva e Lello Ferrara sono tutti sindacalisti. In alcuni casi essi hanno sottoscritto o appoggiato le piattaforme di Rifondazione e del Pdci che a Tsipras danno appoggio esterno.

ANTAGONISTI VECCHI E NUOVI

Comunismo non è solo ortodossia. Il movimentismo extraparlamentare trova spazio nelle liste per le Europee. Con la Lista Tsipras corre Sandro Medici, ex direttore del Manifesto e storicamente su posizioni «non allineate». Quelle che hanno sempre contraddistinto l'eclettico attivismo di Moni Ovadia, anche lui in campo con il capo di Syriza. Al loro fianco si riaffaccia una vecchia conoscenza dei centri sociali, il leader dei «Disobbedienti» Luca Casarini. Tra i seguaci del politico greco anche la consigliera veneziana Camilla Seibezzi, propugnatrice della lettura di fiabe gay ai bambini e della cancellazione dei termini «madre» e «padre» dalla modulistica scolastica. L'eterodossia di sinistra oggi si incarna soprattutto nel movimento «No Tav» che ha piazzato Carla Mattioli e Gigi Richetto nella Lista Tsipras e il giovane Stefano Girard (che «vuole spazzare via questa classe politica») nel Movimento 5 Stelle.

Qui la falce e il martello non ci sono mai stati, ma non ce n'era nemmeno bisogno.

Commenti