Politica

Gli spioni di Obama? Fanno più paura le procure

I compatrioti possono dormire sonni tranquilli tra cinque o sei guanciali. Difatti gli Usa utilizzano uno spiegamento di tecnologie per capire se qualche folle stia progettando aggressioni

Finalmente una variante. Per un giorno non si è parlato di decadenza dell'ex premier Silvio Berlusconi né della legge di stabilità, che poi è una contraddizione in termini, dato che in Italia, da decenni, l'unica cosa stabile è la precarietà. L'argomento che ieri ha tenuto banco nella Capitale è lo spionaggio, peraltro sempre di moda sia pure a intermittenza. Qualcuno si è affrettato a dire: stavolta la questione è seria. Perché gli Stati Uniti, quando si tratta di spiare, sono imbattibili: i loro uomini addetti ai fatti nostri non si lasciano sfuggire neppure un dettaglio. Sono talmente bravi a origliare e a trascrivere ciò che hanno carpito da aver addirittura superato, nella specialità, gli intercettatori professionali italiani al servizio delle Procure.

Incredibile. Nel Palazzo serpeggiano eccitazione e preoccupazione: oddio, quali segreti avranno strappato gli 007 statunitensi a noantri? La discussione è aperta e i pettegolezzi girano a grande velocità. Finora, però, notizie zero. Il materiale che ci hanno rubato gli Usa è o no al vaglio degli esperti? Verranno presto fuori degli scandali?

Ma non diciamo sciocchezze. Non è il caso di agitarsi in attesa di clamorose rivelazioni. Che non ci saranno. Al massimo apprenderemo che il traffico delle corna è in costante aumento. Il tradimento d'altronde è una categoria trasversale a tutti i partiti e a tutti i ceti sociali, ed è pure internazionale.

I compatrioti possono dormire sonni tranquilli tra cinque o sei guanciali. Difatti gli Usa, allo scopo di prevenire attentati terroristici dopo aver subìto l'attacco alle Torri gemelle, utilizzano uno spiegamento di tecnologie per capire se qualche folle stia progettando aggressioni. Suvvia. Non sono mica interessati agli amplessi delle nostre autorità elettive. Semmai agiscono in funzione della loro sicurezza, che coincide con la nostra. L'Occidente è minacciato dagli estremisti islamici in primis. Non è un mistero: chi è stato strinato dall'acqua bollente guarda con sospetto anche quella fredda. Gli americani talora ci sembrano un po' fuori di melone. Invece li dobbiamo capire. Hanno preso molte botte e adesso si proteggono con qualsiasi mezzo, anche tecnologico. Filtrano chiacchierate telefoniche, osservano movimenti strani, analizzano fermenti sociali e religiosi. Insomma, stanno attenti a tutto ciò che ai loro occhi non rientra nella normalità. Ci intercettano? Pazienza. Non useranno di sicuro le nostre chiacchierate stupide per imbastire istruttorie penali come viceversa succede da queste parti.

Gli amici d'oltreoceano non sono impressionati dai commerci carnali dell'onorevole, del senatore o del salumiere, ma dagli intrighi dei bombaroli e dalle organizzazioni criminali. Finché a spiarci sono gli yankee tutto va bene madama la marchesa. Al massimo scopriranno che siamo fedifraghi e maiali, magari un po' ladri, certamente corrotti. Tutta roba nota e arcinota. Non ne saranno scandalizzati. Soprattutto non mobiliteranno i Pm. Ben altre sono le intercettazioni che ci mettono ansia. Sono quelle ordinate dalle Procure, i cui nastri o trascrizioni vengono poi distribuiti ai giornali amici delle toghe.

Inoltre, non c'è nulla da scoprire nella politica romana, della quale sappiamo che non vale niente. Piuttosto collaboriamo con gli alleati per agevolarli nel compito di prevenire aggressioni dinamitarde e similari. Non diamoci tante arie da Paese sovrano, visto che abbiamo venduto all'Europa anche la dignità, ammesso che ne avessimo una. Il governo di Roma non è in grado di decidere un tubo senza l'ok della sciura Merkel, poi però facciamo gli schizzinosi perché Obama tiene sotto controllo quanto a noi sfugge per mancanza di coordinamento e di professionalità nello svolgere il mestiere di agenti segreti.

Massì, diamoci un taglio. Un popolo abituato a non ricevere la corrispondenza perché la posta, anziché far camminare i postini, pretende di far volare gli aerei, abituato a parlare al telefono con le morose mentre il maresciallo prende appunti dei suoi colloqui, un popolo rassegnato a farsi processare sulla base di intercettazioni (regolarmente diffuse da quotidiani e tv) non ditemi che si spaventa se apprende di essere udito, quando blatera alla cornetta, da un sergente americano conoscitore approssimativo della nostra lingua.

Spione più, spione meno, non cambia un accidenti: colonizzati eravamo, colonizzati rimaniamo.

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