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In strada fra i fedeli Francesco è il Papa della porta accanto

Insofferente al protocollo vaticano, si è diretto verso la folla per salutarla. E il suo affetto genera empatia e attrattiva

In strada fra i fedeli Francesco è il Papa della porta accanto

Il Papa della porta accanto è un Papa travolgente. Un Papa che rompe gli schemi. Che scavalca gli steccati. Non si tratta solo di questioni formali e di style, come si scrive adesso. Bergoglio sarebbe insofferente al protocollo vaticano soltanto perché è un tipo anarchico e originale. Oppure è uno che, a differenza del suo predecessore germanico, riesce a scaldare i cuori perché è argentino. Certo, tutto concorre. Tuttavia, probabilmente c'è anche dell'altro, non proprio trascurabile.

Ieri mattina Francesco è andato a celebrare messa nella chiesa di Sant'Anna in Vaticano, la parrocchia a ridosso del colonnato del Bernini. Ingresso a inviti. Non però per selezionare fedeli d'élite, quanto per tutelare i parrocchiani che altrimenti avrebbero rischiato di restare fuori. Al termine della celebrazione Bergoglio ha atteso all'uscita i partecipanti, tra loro anche Pietro Orlandi fratello di Emanuela, per salutarli uno ad uno, anche interessandosi della salute dei congiunti di chi conosceva personalmente. Subito dopo, con un altro gesto inedito, si è diretto a piedi verso la folla che lo acclamava oltre le mura vaticane. Il tutto sotto gli occhi stupiti degli uomini della sicurezza.
Ogni volta che appare succede qualcosa. Con il suo modo di essere, con il suo affetto verso chi lo ascolta, instaura una corrente di empatia e di attrattiva. È accaduto quando, eletto da pochi minuti, si è rivolto la prima volta alla folla: «Fratelli e sorelle, buonasera». Quella sera piazza San Pietro ha vissuto un momento di comunione. È successo sabato mattina davanti ai giornalisti, quando ha «riformato» il rito della benedizione, perché c'erano coloro «che non appartengono alla Chiesa cattolica» e altri colleghi che «non sono credenti».

Anche la faccenda dei testi ufficiali e la sua propensione a integrarli o cambiarli, motivo per cui non vengono distribuiti in anticipo, è tutt'altro che formale. «L'omelìa avrà carattere spontaneo», ripete padre Lombardi. E la spontaneità è una questione sostanziale. L'ha spiegato bene l'altro giorno Alberto Melloni, grande esperto di storia della Chiesa: «Nel ministero cristiano la capacità comunicativa non è tecnica, ma è sovrabbondanza della fede. Si usa l'espressione ex abbundantia cordis, per spiegare che si parla senza bisogno di prepararsi». Ecco: «senza bisogno di prepararsi» perché la fede è qualcosa che avviene. È un incontro dinamico. È un divenire. Non un frutto di dogmi, di comportamenti o di parole inossidabili.

Prendiamo un altro di quelli che cominciamo a cogliere come uno dei suoi pallini. Quel «pregate per me» che capovolge il mondo, come si è avvertito nella serata d'esordio dal balcone di San Pietro. L'ha ribadito anche nel primo Angelus di ieri. L'ha postato nel tweet inaugurale del suo pontificato. Non è appena qualcosa di «collegiale» o «democratico» nel modo di concepire la Chiesa. Ma un modo di stabilire una corrente di profonda condivisione e reciprocità spirituale nel cuore della cristianità. Di parole e gesti rivoluzionari, o meglio, intrinsecamente riformatori, ne stiamo vedendo parecchi in questi primi giorni da Papa di Jorge Mario Bergoglio. Basta solo aspettare: Papa Francesco di cose ne cambierà tante perché è una figura davvero nuova. Per questo risulta un riduttivo accostarlo al «Papa buono», Giovanni XXIII, e al «parroco del mondo», Albino Luciani. O anche al cardinal Martini, per il suo presunto «progressismo». Categoria ora più che mai vetusta, tanto quanto quella di «conservatorismo». Francesco non si propone certo in opposizione ai suoi più recenti predecessori. Anzi. In continuità con Benedetto XVI, sul piano teologico e dottrinale appare piuttosto tradizionalista, come dimostrano la radicata devozione mariana e l'attenzione ai sacramenti e alla liturgia. Sul piano della pastorale e della comunicazione, fa pensare a Giovanni Paolo II.

A ben guardare, da quello che si è visto finora, anche la sua pastorale non ha niente di strategico o politico. È, invece, l'espressione di un modo d'essere. Dopo il rifiuto dell'ammiraglia chi saranno quei prelati che useranno le auto blu? Dopo l'eliminazione dei paramenti più sfarzosi, quali saranno i cardinali che si vestiranno di broccati. La riforma della Chiesa, quella che in tanti aspettiamo, viene dalla testimonianza.

«Una Chiesa povera per i poveri».

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