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"Strana coincidenza i test di Medicina aboliti sotto elezioni"

Zangrillo, pro rettore del San Raffaele, sull'annuncio del ministro Giannini: "L'avevo proposto tre anni fa"

Test di ammissione a Medicina slla Seconda Università di Napoli
Test di ammissione a Medicina slla Seconda Università di Napoli

«Abolirò i test di accesso a Medicina entro luglio». Il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, due giorni fa annunciava via Facebook l'intenzione di cancellare entro luglio il numero chiuso per le facoltà di Medicina e Chirurgia. Subito dopo è apparso su Twitter un sarcastico cinguettio del professor Alberto Zangrillo, ordinario di Anestesiologia e Rianimazione presso il San Raffaele di Milano. «Tre anni fa era la proposta di quel coglione del medico di Berlusconi», ha scritto autoironico lo stesso Zangrillo. Ovvero proprio il medico del leader di Forza Italia.

Professor Zangrillo il ministro Giannini promette di abolire il test più odiato da studenti e famiglie. Sarà un caso che lo abbia fatto a quattro giorni dal voto?
«Ho sempre sostenuto che i test d'accesso sono ingiusti e dannosi. Quindi sono assolutamente d'accordo con il ministro che vuole abolirli. Certo pure i rappresentanti degli studenti che oggi partecipavano al Consiglio di Facoltà al termine sono venuti a dirmi che trovavano quanto meno curioso che l'annuncio arrivasse tramite Facebook a tre giorni dalle elezioni».

Perchè la maggioranza dei medici è contraria ai test? Anche il presidente del San Raffaele, Gabriele Pellissero, li ha sempre criticati.
«Ritengo che l'accesso non possa essere limitato, così come prevede la nostra Costituzione, il diritto allo studio va garantito a tutti».

Qualche maligno potrebbe pensare che Lei è contrario ai quiz perchè suo figlio fu bocciato...
«Quando ho espresso un parere contrario ai test mio figlio nel frattempo si era già laureato in Economia e Commercio».

A parte l'annuncio elettorale non sembra che il ministro abbia le idee chiare sul percorso da seguire che dovrebbe prendere a modello quello francese.
«Francese, portoghese o spagnolo non conta. Il principio è garantire l'accesso a tutti e poi entro il primo anno attraverso una seria valutazione condividere con lo studente la decisione sul percorso da seguire. Non è giusto far calare dall'alto un'imposizione. Dopo il primo anno di studi in base agli esami ed ai voti ottenuti, ai crediti eventualmente guadagnati con attività extracurriculari il docente indirizzerà lo studente verso la scelta migliore per lui».

Si ipotizza un sistema ad Y. Il primo anno comune per Medicina, Farmacia, Farmacologia, Ostetricia e Odontoiatria. Poi la differenziazione. Che cosa ne pensa?
«Non credo possa funzionare. L'approccio allo studio da parte del medico è completamente diverso sin dal primo anno. Quella del medico resta una missione e come tale va affrontata».

Il ministro Giannini poi non sembra aver pensato a come attuare l'eventuale decisione. Ogni anno gli esclusi dai corsi di Medicina sono decine di migliaia. Facoltà come quella della Sapienza di Roma rischiano il collasso senza una attenta programmazione.
«Infatti ritengo che il ministro non abbia affrontato i due problemi principali certamente molto complessi da risolvere e comunque strettamente connessi anche con la scelta dell'abolizione dei test d'ingresso».

Quali?
«La programmazione e le scuole di specializzazione. Occorrre una programmazione non centralizzata che definisca il reale fabbisogno di specialisti in Italia. Si deve dare il via libera ad un meccanismo vituoso che veda la collaborazione delle Regioni, del ministero della Sanità e del Ministero dell'Istruzione per stabilire quali specialisti servono e dove. Gia oggi sappiamo che mancano gli anestesiti, i cardiologi, i radiologi. É assurdo che una volta laureati i medici debbano aspettare anche un anno per entrare nelle scuole di specializzazione.

I nostri migliori laureati, quelli della prima sessione, anche quest'anno resteranno fermi per mesi e le borse di studio sono sempre insufficienti».

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