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Gli straordinari dei giudici per far fuori il Cav

A Milano, la sentenza che esclude il Cavaliere dai pubblici uffici potrebbe arrivare già sabato

Gli straordinari dei giudici per far fuori il Cav

Se non provvede in fretta il Senato, ci penserà la magistratura a mettere Silvio Berlusconi alla porta del Parlamento. Mentre i tempi della politica sembrano aggrovigliarsi, infatti, quelli della giustizia viaggiano spediti e senza scosse. Anzi, i giudici fanno gli straordinari: per sabato prossimo si prepara un'udienza di quelle da diretta Internet, in un palazzo di giustizia - in genere semideserto nella giornata prefestiva - assediato dai furgoni dei media. Precettati cancellieri e carabinieri, nell'aula della corte d'appello va in scena il processo-bis al Cavaliere per la vicenda dei diritti tv. Nei piani della regia, sarà un'opera in un atto unico: requisitoria, difese e sentenza, tutto nella stessa giornata. Magari il verdetto arriverà anche prima dell'ora di pranzo.

D'altronde, si spiega negli uffici giudiziari milanesi, il tema è semplice. Non si tratta di stabilire se il Cavaliere è colpevole o meno del reato di frode fiscale, né quanti anni di carcere rifilargli: a questo ha già provveduto nell'agosto scorso la Cassazione, rendendo definitiva la condanna a quattro anni di carcere (di cui tre «limati» dall'indulto). Sabato la Corte d'appello dovrà limitarsi a stabilire la durata della interdizione dai pubblici uffici: cariche parlamentari comprese.

Cinque anni sono troppi, ha stabilito la Cassazione, perché per i reati fiscali, la pena accessoria dell'esilio dalla politica non può superare i tre anni. Ed è esattamente questa la richiesta che farà ai nuovi giudici Laura Bertolè Viale, il procuratore generale. La pericolosità sociale di Berlusconi, per la Procura, non ammette indulgenze. E sebbene sulla groppa di Berlusconi non vi siano altre condanne definitive, si può stare certi che anche le diverse rogne giudiziarie ancora in corso (dal caso Ruby ai processi di Napoli e Bari) verranno citati dalla accusa per convincere la corte a infliggere all'imputato il massimo della pena. Gli stessi difensori di Berlusconi sanno che non potranno fare granché per dirottare il processo da un esito che - alla luce della sentenza di agosto della Cassazione - appare quasi scontato.

E sarà questa espulsione per via giudiziaria dalla vita politica la prima pena che Berlusconi si troverà davvero a scontare. Mentre l'affidamento ai servizi sociali - chiesto dall'ex premier venerdì scorso per scontare l'anno di carcere inflitto dalla sentenza definitiva per frode fiscale - difficilmente scatterà prima della prossima estate, a causa dei tempi lunghi del tribunale di sorveglianza, la cosiddetta «pena accessoria» dell'interdizione potrebbe diventare esecutiva in una manciata di mesi. I conti sono presto fatti: se la sentenza arriverà già sabato, le motivazioni, che si annunciano assai sintetiche, saranno pronte in due settimane. E già verso febbraio la Cassazione avrebbe modo di rendere definitiva la cacciata di Berlusconi dal Parlamento. Una cacciata sicura e sbrigativa, senza passare per le pastoie interpretative della legge Severino, e senza il rischio che la Corte europea di giustizia dia ragione al Cavaliere.

In questa serrata road map, l'altro ieri ha fatto irruzione un elemento nuovo: il rinvio del deposito delle motivazioni della sentenza del processo Ruby 2, a carico del trio Mora-Fede-Minetti, che erano attese per oggi. Il giudice Annamaria Gatto e le sue colleghe hanno lavorato giorno e notte per rispettare i tempi, ma alla fine si sono dovute arrendere, e hanno chiesto ai vertici del tribunale una proroga dei termini: come già avevano fatto le loro colleghe del processo Ruby 1, quello a carico di Berlusconi, che hanno ottenuto di far slittare a novembre.

Insomma, tre mesi di tempo non sono bastati alle giudici per mettere nero su bianco il perché della loro sentenza. Oltretutto i tre mesi hanno coinciso in larga parte con la pausa estiva delle udienze, quindi le magistrate hanno potuto dedicarsi alla stesura quasi a tempo pieno. Come è stato possibile che non ce l'abbiano fatta? La spiegazione che circola è che la parte complicata non sia stato argomentare il giudizio di colpevolezza degli imputati, ma spiegare la decisione di incriminare decine di testimoni, accusandoli di avere mentito per difendere Berlusconi. Alcuni se la caveranno con l'accusa di falsa testimonianza, per altri - a partire dalle Olgettine, e compreso Berlusconi- scatterà quella di corruzione giudiziaria.

È questo certosino lavoro di analisi che sta dilatando i tempi.

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