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Tutti a ruota di Silvio: lo insultano, poi lo copiano

Monti e Bersani lo irridono su Imu, fisco e lavoro ma ne imitano le ricette. E lo fa anche Oscar Giannino

Tutti a ruota di Silvio: lo insultano, poi lo copiano

Roma - Come sempre il carrozzone antiberlusconiano sbanda davanti al Cavaliere. Il leader del Pdl lancia le sue proposte per il Paese? I suoi nemici vanno in tilt e oscillano tra due estremi: o lo insultano o lo copiano. O tutte e due le cose assieme, rasentando il ridicolo. Monti, neofita della politica, ha imparato presto. Nella conferenza di fine anno il Professore è tranchant: «Togliere l'Imu? Proposta bellissima come ridurre le tasse - declama gonfio di sarcasmo - Ma se si farà, chi verrà al governo un anno dopo, e non dico dopo cinque anni, dovrà mettere l'Imu doppia» (23 dicembre 2012). Più chiaro di così. Berlusconi insiste: «Meno tasse, più consumi, più sviluppo, più crescita, più gettito. E restituiremo l'Imu». Apriti cielo. Partono i primi bocconiani insulti: «Se si votasse domani immagino che qualche increspatura nei tassi di interesse potrebbe esserci». «Restituire l'Imu? È voto di scambio, un tentativo simpatico di corruzione. Una proposta che neppure nel paese di Alice sarebbe credibile» (4 febbraio). Poi però, dopo lo sbeffeggiamento, eccolo inseguire il Cavaliere proprio sulle tasse. È fresco l'annuncio di un piano per la riduzione di Irpef, Imu e Irap, e nessun aumento dell'Iva. Una sobria copiatura del programma pidiellino, insomma.

E gli altri non sono da meno. Sul lavoro Berlusconi propone un nuovo patto con gli italiani: «Zero imposte per le aziende che assumono a tempo indeterminato per 3-5 anni». Coro di dileggi. Bersani in testa: «La farsa si è trasformata in dramma». (17 gennaio). «Berlusconi è un capitano che ha portato la nave sugli scogli, come Schettino». (21 gennaio). «La destra non lavora per vincere ma per azzoppare la nostra vittoria. Non temo la rimonta clamorosa del centrodestra» (15 gennaio). Poi, saccheggiato il negozio delle irrisioni, parte la rincorsa a fare come l'odiato avversario. Sempre Bersani: «Dobbiamo fare un ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro». E il piddino Francesco Boccia: «È possibile, utile e necessaria una riduzione del cuneo fiscale basata sulle detrazioni da lavoro dipendente e sulla fiscalizzazione degli oneri contributivi sui contratti a tempo indeterminato».

Non solo: Berlusconi parla di un piano di pagamento di tutti i debiti pregressi delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese per i lavori già eseguiti. Tutti soldi che lo Stato non scuce, facendo morire le imprese come mosche. Ma Berlusconi è «come Vanna Marchi, come il mago Otelma» (Vendola, 3 febbraio); «Berlusconi farà un decreto per garantire la vincita certa ai giocatori del Lotto... Alle sue promesse di restituire l'Imu possono credere gli ultras della curva» (Fini, 5 febbraio). Poi però, ma guarda un po', Bersani cavalca la proposta di «accantonare 10 miliardi l'anno per 5 anni per ripianare i debiti delle imprese emettendo titoli di Stato».

Berlusconi assicura che partirà con la scure della spesa pubblica: «Pensiamo di poter arrivare al 10% nel giro di cinque anni, 16 miliardi l'anno». Giannino lo insolentisce: «È un buffone» (5 febbraio). «Non lo reggo più» (l'altro ieri). Poi però sventola la berlusconianissima bandiera del «Meno tasse a chi produce, meno debito pubblico da realizzare con le cessioni del patrimonio pubblico e tagli consistenti alla spesa pubblica».

Tutti a imitare il mostro.

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