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Tangenti Finmeccanica Caccia ad altri partiti

Per la Procura le mazzette milionarie non sarebbero andate solo alla Lega. E spuntano sei Maserati per l’ad Orsi. Nuovo interrogatorio di Lavitola. E Borgogni tira in ballo anche Cl. Il fronte Tanzania: intrecci con lo scandalo che qualche anno fa toccò il governo inglese

Tangenti Finmeccanica Caccia ad altri partiti

Ambo secco sulla ruota di Napoli: 10, come i milioni della presunta tangente al Carroccio, e 3, come i partiti che si sarebbero ingrassati con Finmeccanica. La Procura partenopea ha acceso il radar sulla holding e ha aperto la caccia ai politici che si sarebbero spartiti la «stecca» pagata da Agusta Westland, su autorizzazione dell’allora ad Giuseppe Orsi (indagato). Le indagini del pool WCP (Woodcock-Curcio-Piscitelli) puntano molto in alto, a scoprire eventuali altri partiti che avrebbero intascato bustarelle. Un paio di sospetti i pm ce li hanno.
E qualche spunto sarebbe arrivato ieri dall’ultimo interrogatorio di Valter Lavitola a Poggioreale. Ma a dar linfa alle indagini sono le rivelazioni di Lorenzo Borgogni, l’ex dg per le relazioni istituzionali della Finmeccanica di Pierfrancesco Guarguaglini. E grande accusatore di Orsi. Rivelazioni che per i pm disegnano la mappa del potere nella holding di Stato, spiegano come funzionano le nomine nel Gruppo e i relativi meccanismi di spartizione tra partiti e correnti.
I componenti del CdA Finmeccanica – ha spiegato Borgogni - provengono solo «formalmente» dal ministero del Tesoro ma in realtà «sono il prodotto di una mediazione politica all’interno delle componenti della maggioranza di governo». Borgogni parla quasi sempre di uomini della Lega. Cita Galli (nel cda) e Giorgetti («presidente della commissione Bilancio della Camera ma soprattutto referente per la Lega in materia di nomine»). Spiega che un parente di quest’ultimo sarebbe stato assunto in Finmeccanica su raccomandazione politica. E con lui sarebbero stati assegnati posti di lavoro in azienda ai due figli del banchiere Massimo Ponzellini a quello di Nicola Latorre (contrattualizzato «per assicurarsi buoni rapporti con il Pd», secondo Borgogni). Tutti i diretti interessati hanno però smentito pratiche opache di reclutamento. Una «strategia» di «padanizzazione» che Borgogni attribuisce al patto d’acciaio che avrebbe permesso ai leghisti di portare Orsi al vertice di Finmeccanica e di esserne da questi in vari modi «ricompensati». Anche con spostamenti industriali verso la «Padania». È il caso di Alenia Aeronautica, scippata a Pomigliano d’Arco (Na) e trasferita a Venegono, in provincia di Varese, per fondersi con la AerMacchi, in cui lavora come dirigente la moglie di Bobo Maroni. E ancora Borgogni avrebbe rivelato ai pm di uno strano giro di ammiraglie Maserati che Orsi avrebbe distribuito in sedi strategiche (Roma, Londra, Washington, Varese e Milano), forse ottenendole con una sorta di «scambio merci», offrendo in cambio qualche prodotto dell’azienda.
Intanto, mentre l’interrogatorio di Lavitola si è concentrato sugli affari di Finmeccanica a Panama e in Sudamerica, resta alta l’attenzione degli inquirenti napoletani sul fronte africano, che potrebbe offrire spunti interessanti anche per le presunte tangenti della Lega e per i versamenti in Tanzania fatti dal tesoriere Belsito.
Agli investigatori non sfugge che proprio la Tanzania, anni addietro, è stata teatro di un affare molto controverso che toccò da vicino anche il governo britannico: la vendita a prezzo gonfiatissimo (oltre 40 milioni di dollari) di un radar militare al governo africano da parte della British Aerospace, grazie ai buoni uffici del mediatore indiano Sailesh Vithlani, attivissimo in Tanzania così come in Svizzera, dove furono ritrovati 15 milioni di tangente proveniente dall’affare-radar e dov’è attivo (oltre che proprio in India) Guido Haschke, l’intermediario perquisito a Lugano per le presunte tangenti del Carroccio.
Lo stesso Vithlani, mentre erano ancora in corso le indagini internazionali per il «colpo» del radar, riuscì comunque a piazzare proprio in Tanzania quattro elicotteri AB 412 EP per conto dell’Agusta, all’epoca guidata dall’attuale Ad di Finmeccanica Giuseppe Orsi, e rappresentata in Africa da Patrick Chabrat (l’uomo che avrebbe «accreditato» il cassiere della mafia Vito Roberto Palazzolo in una delegazione di rappresentanti di imprese italiane in Angola alla quale Chabrat, a differenza di quanto trapelato ieri, non partecipò). Quello degli elicotteri divenne un nuovo scandalo: il prezzo dei velivoli era ancora troppo alto.
E l’ex rappresentante di Finmeccanica in Africa Subsahariana Tuccillo, poi cacciato da Orsi e sostituito da Chabrat, ricevette le lamentele del ministro della Difesa della Tanzania perché due di quei velivoli erano precipitati.

Chabrat, contattato dal Giornale, non si mostra loquace: «Non ho niente da dire, buonasera», taglia corto.

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