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Tante chiacchiere e zero risultati: Napolitano, Bonino & C. ricordano che i marò vanno riportati a casa

Alle celebrazioni del 4 novembre, i politici si mettono in fila per ricordare il dramma di Latorre e Girone. Il Colle: "Al lavoro per riportarli a casa". Domani se ne saranno già dimenticati

Tante chiacchiere e zero risultati: Napolitano, Bonino & C. ricordano che i marò vanno riportati a casa

"Oggi, 4 novembre, possa giungere a voi tutti, in Italia e all'estero, il mio più caloroso quanto sentito augurio". Dall'ambasciata italiana di Nuova Delhi il militare tarantino Massimiliano Latorre ha reso omaggio all’unità nazionale e ha ricordato il sacrificio quotidiano delle forze armate. Da oltre seicento giorni il fuciliere del battaglione San Marco è ingiustamente trattenuto in India insieme al commilitone barese Salvatore Girone con l’accusa di aver ucciso due pescatori del posto, scambiandoli per pirati, nel corso di una missione al largo delle coste del Kerala, lo scorso 15 febbraio. Dimenticati dallo Stato e dal governo Letta, il dramma dei nostri marò sembra tornare alla mente dei nostri politici giusto oggi in occasione della celebrazioni del 4 novembre. Tanto che nella passerella quotidiana è un profluvio di buone intenzioni, di strenuo impegno a riportarli a casa e di vicinanze a quei militari che sono sempre stati pronti a offrire la propria vita in difesa della Paese.

Tante chiacchiere, nessun risultato. Dopo che si sono avvicendati già due governi, i nostri soldati sono ancora ingiustamente trattenuti in India. L'ex premier Mario Monti non è riuscito nel suo proposito di riportarli a casa. Tutt'al più ha rischiato una figuraccia diplomatica a livello internazionale quando l'allora ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata aveva tentato il blitz trattenendo Latorre e Girone, rientrati in Italia per votare alle politiche di febbraio. Dopo un lungo braccio di ferro tra Palazzo Chigi e la Farnesina, i due militari avevano deciso di ripartire per l'India danto ai tecnici una sonora lezione su onore e rettitudine. A Monti è succeduto Enrico Letta, ma la musica non è cambiata. Ancora una valanga di parole, ancora nessun fatto. Le stesse parole che, in occasione delle celebrazioni del 4 novembre, vengono pronunciate col copia-incolla. "Non cessiamo di operare tenacemente per riportarli a casa", ha assicurato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricordando che l'odissea dei marò "ancora continua lontano dall’Italia". Non è da meno il ministro della Difesa Mario Mauro che, in occasione della consegna delle decorazioni dell’Ordine militare d’Italia, ha voluto dire la sua dopo che per mesi non ha mai mosso un dito. "I sacrifici sostenuti e i risultati conseguiti dai nostri militari in missione sono il frutto anche dei sacrifici dei loro familiari - ha spiegato l'esponente di Scelta civica - questo significa anche che un figlio deve rinunciare all’affetto e alla guida del genitore perché paradossalmente è un Servitore dello Stato, magari sottoposto a particolari condizioni di prova come Latorre e Girone".

Nei mesi scorsi la Farnesina aveva messo in dubbio l'innocenza dei marò spiegando l'importanza che Latorre e Girone venissero processati in India. Una presa di posizione durissima che aveva indignato tutto il Paese obbligando il dicastero a fare un passo indietro. Oggi il ministro degli Esteri Emma Bonino si è accodata al capo dello Stato nel promettere l'impossibile. "Alcune cose si stanno muovendo, in questo senso stiamo lavorando", ha spiegato la titolare della Farnesina dicendosi fiduciosa di "riuscire a portare a buona conclusione un dossier ereditato con grandi complessità e con alcune grandi contraddizioni e alcune farraginosità". "Da radicali - ha concluso - abbiamo una qualche capacità di tenuta e di durata, e la stiamo mettendo con tutto il governo proprio su questo dossier e sono fiduciosa che ne verremo a capo".

Da oltre seicento giorni i marò, anch'essi fiduciosi, stanno aspettando che il proprio Paese riporti il diritto laddove non c'è.

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