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La tassa sui ricchi salva gli esodati

Previsto un prelievo una tantum del 3% sui guadagni superiori ai 150mila euro lordi

La tassa sui ricchi salva gli esodati

Roma - Una tassa sui ricchi in stile Hollande per tappare il buco degli esodati. Ai redditi sopra i 150mila euro, pensionati compresi, sarà prelevato il 3% dei guadagni. «Contributo di solidarietà» una tantum, di quelli che ogni tanto fanno capolino nelle manovre e nei programmi elettorali della sinistra. Di diverso, questa volta, c'è l'accordo di tutti i partiti (compreso il Pdl, con la sola eccezione di Giuliano Cazzola) e il fatto che la tassa ha un obiettivo preciso: mettere al sicuro chi, tra il 2013 e il 2014, si ritroverà senza lavoro e senza pensione a causa della riforma previdenziale firmata da Elsa Fornero. Un paracadute per licenziati, lavoratori in mobilità, firmatari di accordi che prevedono uscite in anticipo e «scivoli» diventati troppo corti per l'inasprimento dei requisiti della pensione.

La soluzione, destinata a suscitare polemiche perché si tratta senza ombra di dubbi di un ulteriore aumento della pressione fiscale, è prevista in un emendamento bipartisan alla legge di stabilità presentato dalla commissione lavoro della Camera dei deputati e approvato con il parere contrario del governo. Il testo, ha spiegato Cazzola, che non ha votato perché non condivide il testo e ha presentato una sua proposta, ripropone in versione leggera la vecchia proposta di Cesare Damiano che era stata bocciata perché sarebbe costata 32 miliardi. Da quella proposta è stata eliminata la parte che in realtà nemmeno Damiano voleva, il ritorno temporaneo agli scalini, cioè un aumento dell'età pensionabile più soft anche per gli uomini. L'emendamento salva dagli effetti della riforma previdenziale Fornero una platea più ampia di quella individuata dal governo.

L'obiettivo - ha spiegato il presidente della commissione Lavoro, Silvano Moffa (Popolo e territorio) - è «regolamentare e definire un fondo per gli esodati comprensivo dei finanziamenti già individuati con precedenti decreti, con lo stanziamento del fondo di 100 milioni di euro previsto nella legge di stabilità e un'ulteriore somma individuabile sulla base di un contributo di solidarietà una tantum riguardante gli alti livelli di reddito e pensionistico nella quota parte in cui superano un determinato tetto». È previsto inoltre l'aumento dell'accise sulle sigarette, come clausola di salvaguardia.

Il governo ha detto no proprio perché non crede che la copertura sia sufficiente. A sciogliere questo nodo sarà la commissione Bilancio, che potrebbe anche bocciare l'emendamento. Come fa sempre più spesso, l'esecutivo si è trincerato dietro la formula del «Parlamento sovrano» e ha limitato la contrarietà al parere in commissione del sottosegretario al Lavoro, Michel Martone.

Nella maggioranza, c'è chi è certo che il governo sia in realtà d'accordo. Più che con il paracadute salva-esodati, con la copertura. Secondo questa interpretazione l'emendamento servirebbe a recuperare in qualche modo quanto le casse pubbliche perderanno per effetto della sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il contributo di solidarietà per i dirigenti pubblici che guadagnano più di 90mila euro. L'una tantum di tre punti, peraltro, è un contributo, allargato anche ai dipendenti e pensionati privati, a prova di Consulta. Una tassa varata dalla maggioranza al gran completo, quindi blindata anche politicamente.

Unico dissenso in commissione lavoro, quello di Giuliano Cazzola, esperto di pensioni ed esponente del Pdl che ha presentato una sua proposta che, spiega, «non ha problemi di copertura» e cerca di delimitare la platea dei lavoratori che possono andare in pensione con le regole pre Fornero. L'emendamento della Camera «crea diritti soggettivi e ha bisogno di coperture», ha spiegato. «Io invece gioco sui risparmi e affido a un decreto la possibilità di destinare eventuali risparmi a una serie di categorie».

Soddisfatto Damiano.

«Una scelta positiva che sottolinea la volontà unitaria dei partiti di maggioranza e opposizione di considerare il tema dei lavoratori rimasti senza reddito come una delle priorità da affrontare e risolvere nella Legge di stabilità al fine di garantirne il carattere di equità sociale».

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