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Tensione in Val Susa La sinistra difende Abbà "Sbirri assassini..."

Abbà cade da solo: è stato un incidente. Ma la sinistra già dà la colpa alla polizia: "Abbà inseguito dai rocciatori". E ancora una volta tutela i manifestanti violenti

Tensione in Val Susa La sinistra difende Abbà "Sbirri assassini..."

"Gliel'ho fatta sotto il naso alla polizia...". La voce tronfia per essere riuscito a sfuggire alle forze dell'ordine, i movimenti veloci nei boschi conosciuti sin troppo bene per prestare attenzione, la protesta portata all'eccesso nel giorno in cui sono iniziati i lavori per l’ampliamento del cantiere per il tunnel geognostico dell'Alta velocità Torino-Lione. Luca Abbà, il 37enne leader del movimento "No Tav", adesso rischia la vita: è in coma farmacologico al Cto di Torino dopo essere rimasto folgorato dall'alta tensione ed essere caduto da un traliccio alto dieci metri. Lassù era salito per protestare contro l'okkupazione della Val Susa

Abbà fa parte di quella fitta rete di protesta che da anni rallenta i lavori in Val Susa e ostacola il progresso del Paese. Una rete che, lo scorso gennaio, era stata azzoppata: la polizia aveva arrestato brigatisti, ex terroristi di Prima Linea, esponenti di spicco dei centri sociali e delle case "okkupate" di Milano e Torino, black bloc e alcuni politici locali. Questi sono i volti della protesta "No Tav" da sempre cocolati dalla sinistra radicale ed extra parlamentare. Cesoie, pietre, bastoni e bombe carte: le armi del movimento che terrorizza i valsusini e minaccia i governi che si alternano a Roma. Si urla all'occupazione e si accusa la politica di militarizzare la valle, eppure sono gli stessi manifestanti a muoversi, tra i sentieri che si snodano sopra il cantiere di Chiomonte, come bande armate sempre pronte a prendere d'assalto le forze dell'ordine, bloccare l'autostrada Torino-Bardonecchia e minacciare seriamente i lavori.

Non è la prima volta che negli scontri in Val Susa si conta un ferito. Questa volta di scontri non ce ne sono stati. Luca Abbà ha fatto tutto da solo: si è arrampicato su un traliccio dell'alta tensione (nonostante la polizia lo invitasse a scendere), ha telefonato a Radio Blackout per denunciare "l'esproprio dei terreni della Val Susa" (ascolta l'audio) e si è preso una forte scossa che l'ha disarcionato gettandolo nel vuoto. Un volo di almeno dieci metri, appunto. Poi la corsa in ospedale, con l'elicoterro. L'operazione e il coma farmacologico. E la sinistra radicale? Anziché fare un passo indietro, getta benzina sul fuoco. Il segretario nazionale del Pdci, Oliviero Diliberto, ribadisce la contrarietà del partito alla Tav: "Tutti gli studi dimostrano che si sventrano intere vallate solo per risparmiare pochissimi minuti". Il segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, se la prende con le forze dell’ordine accusandole di comportarsi come "un esercito di occupazione con l’unico compito di 'conquistare il territorio' anche a scapito della vita delle persone". Non solo. Il movimento "No Tav" punta il dito contro la polizia: "Un sbirro ha provato a farlo scendere, manovra assolutamente assassina, senza reti o altri strumenti di protezione. La responsabilità delle forze dell'ordine è inconfutabile. Sbirri assassini". Una ricostruzione assurda che porò viene portata avanti da tutta la sinistra radicale.

"Robe da pazzi", inveisce invece Beppe Grillo in un post pubblicato sul blog subito dopo l'incidente di Abbà. "Un ferito grave - scrive il comico genovese - l’accerchiamento della baita con persone dentro. Di nuovo violenze. Uno è caduto da un traliccio ed è grave in ospedale. A chi servono queste cose? Perché io vorrei capire cosa c’è dietro questo sistema". Per Vittorio Agnoletto, ex portavoce del Genoa Social Forum, quanto è successo ad Abbà, è colpa dei vertici delle forze dell’ordine. Insomma, il solito atteggiamento della sinistra radicale che fomenta l'odio contro lo Stato e aizza i manifestanti contro le forze dell'ordine che in Val Susa proteggono la zona rossa. Adesso i dipietristi e i Verdi chiedono al governo di interrompere le operazioni a Chiomonte per riaprire il dialogo.

Quando invece piovevano pietre e massi sulla polizia, quando i manifestanti lanciavano bombe carta e prendevano d'assalto le recinzioni del cantiere, allora di dialogo non si poteva certo parlare.

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