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Il toto-segretario: sarà un italiano e un diplomatico

Città del VaticanoPreghiera, riflessione, dialogo: è così che Papa Francesco sta affrontando la riforma della Curia. L'ha fatto scrivere sabato nella breve nota in cui ha riconfermato provvisoriamente i vertici vaticani. Le tre parole indicano il metodo che Bergoglio seguirà. «Riflessione» significa che le nomine non sono dietro l'angolo, mentre la sottolineatura del dialogo evidenzia l'impronta collegiale che il vescovo di Roma vuole dare al pontificato e la necessità di approfondire bene le cose.
Una prima occasione di questo dialogo c'è stata lunedì, quando Francesco ha ricevuto il segretario di Stato, Tarcisio Bertone. È stato un incontro lungo e cordiale che ha preceduto l'udienza con la presidente argentina Cristina Kirchner. Un secondo appuntamento-chiave sarà sabato, quando Bergoglio volerà a Castel Gandolfo da Joseph Ratzinger. I due Papi staranno a lungo assieme, anche per pranzo, e lì avverrà un passaggio di consegne senza precedenti. Non è escluso che si parlerà anche del dossier Vatileaks che Francesco ha sul tavolo da qualche giorno.
Il nuovo segretario di Stato, con tutta probabilità, arriverà prima dell'estate e si insedierà un paio di mesi dopo: il tempo per consentire a Bertone di accompagnare Bergoglio nel viaggio in Brasile (in realtà non ancora ufficialmente confermato) per la Giornata mondiale della gioventù. Ratzinger attese invece oltre un anno prima di insediare il suo braccio destro. La riflessione e il dialogo serviranno per identificare il profilo del «primo ministro» vaticano prima che la persona.
Sarà un italiano e avrà un curriculum diplomatico, non più canonista come Bertone. Il quale si avvia verso i 79 anni e non può certo sperare in una riconferma. Il suo candidato è Giuseppe Bertello, 70 anni, anch'egli piemontese (di Ivrea), con un passato da osservatore permanente all'Onu a Ginevra e nunzio in Africa, Messico e Italia, dal 2011 presidente del Governatorato. Ma è probabile che Francesco voglia dare un segnale più netto di rinnovamento. Una figura più vicina alla sua sensibilità potrebbe essere il cardinale pugliese Fernando Filoni, 67 anni, ex sostituto alla segreteria di Stato e prima ancora nunzio in Paesi dove la Chiesa vive situazioni difficili come Filippine, Giordania e Iraq: a Bagdad durante la guerra girava senza scorta perché voleva essere «un iracheno tra gli iracheni». Ora Filoni guida Propaganda Fide e si è tenuto lontano da scontri e fughe di notizie.
Una svolta sarebbe la nomina di un ecclesiastico privo di porpora cardinalizia che possa mettere mano a una ristrutturazione incisiva della Curia. Circola con insistenza il nome di monsignor Lorenzo Baldisseri, segretario del conclave e della Congregazione per i vescovi, che però a settembre compirà 73 anni. Non essendo un frequentatore della Curia, Bergoglio potrebbe pescare tra i diplomatici che conosce bene avendo operato in America Latina.
Al momento i più gettonati sono due: monsignor Piero Parolin, 58 anni, vicentino, nunzio in Venezuela che lavorò sette anni in segreteria di Stato come sostituto per i rapporti con gli stati (una sorta di viceministro degli Esteri), e il romano Adriano Bernardini, 70 anni ad agosto, che Bergoglio conosce bene perché fu nunzio in Argentina dal 2003 al 2011, quando Benedetto XVI lo riportò a Roma a rappresentare la Santa Sede in Italia e San Marino.

All'esperienza in zone di frontiera per il cattolicesimo (Sud-est asiatico e Madagascar), Bernardini unisce i buoni rapporti con la politica italiana.

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