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Trattativa Stato-Mafia, la Consulta accoglie il ricorso di Napolitano

La Corte Costituzionale ha stabilito che non spettava alla Procura decidere sulle intercettazioni del Colle. Le motivazioni a gennaio

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

La Corte Costituzionale ha accolto questa sera il ricorso del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in merito al conflitto con la Procura di Palermo, sulla trattativa Stato-Mafia. Non spettava alla Procura - questa la decisione della Consulta - valutare la rilevanza delle intercettazioni telefoniche delle telefonate del capo dello Stato, né omettere di chiederne la distruzione al giudice, comunque assicurandone la segretezza.Ora le intercettazioni andranno distrutte.

Il presidente della Repubblica ha "accolto con rispetto" la sentenza. Attende ora le motivazioni, che verranno depositate a gennaio. Il documento non arriverà dunque alla Cancelleria prima dell'anno nuovo, ma di certo prima del 27 gennaio. Allora scadrà il mandato del presidente della Corte, Alfonso Quaranta.

Il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, non ha voluto per ora rilasciare dichiarazioni: "Leggerò il provvedimento, non ritengo per ora di dover fare commenti". Il presidente dell'Anm, Rodolfo Sabelli, ha elogiato la capacità della Consulta di fare "chiarezza su una situazione non regolata da una norma specifica del codice di Procedura Penale e che si prestava a diverse interpretazioni".

Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del Pdl, ha dichiarato: "Resta il rammarico che per vedere affermati principi di assoluta evidenza si sia dovuti giungere di fronte alla Consulta e assistere a polemiche e lacerazioni segnate da pagine drammatiche per persone in carne e ossa.

L’auspicio è che l’odierno pronunciamento, oggi e per il futuro, trovi da parte delle autorità giudiziarie maggiore osservanza di quanta non ne abbia trovata la consolidata giurisprudenza costituzionale in materia di intercettazioni indirette dei membri del Parlamento".

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