Politica

Tutti contro Re Giorgio «Non può violare la Carta»

RomaPoche parole. Un paio di frasi appena, quanto basta per sostenere la baracca senza farsi stritolare troppo dalla morsa Fi-Cinque stelle. Una risposta veloce veloce per evitare di riaccendere le polemiche. E dunque: Parlamento illegittimo? Nemmeno per sogno, afferma Giorgio Napolitano prima di lasciare Milano: «Apprezzo molto le dichiarazioni di Zagrebelsky oggi e di Onida ieri. I loro argomenti dal punto di vista politico e istituzionale sono inoppugnabili e vanno nella direzione opposta». E passi per l'ex presidente della Consulta Valerio Onida, che ha pure fatto parte dei dieci saggi che dovevano studiare le riforme possibili. Ma Gustavo Zagrebelsky, viene fatto notare, che ha parlato di «Stato ente necessario la cui sopravvivenza è un imperativo per non cadere nel caos», lui non è certo in buoni rapporti con il Quirinale.
Camere regolari quindi, almeno in punta di diritto, questa è la linea del Colle. Poi, le valutazioni politiche sono un'altra cosa, anche se il capo dello Stato spera che «tutti abbiano sensibilità per i problemi del Paese». L'appello presidenziale però scatena reazioni opposte a quelle desiderate.
Così, passano un paio d'ore e Napolitano deve incassare la doppia replica di Forza Italia e M5S, che già da giorni stanno facendo asse sui deputati «abusivi» perché entrati a Montecitorio grazie al premio di maggioranza cassato. Il capo dello Stato, dice infatti Renato Brunetta, «non ha poteri né competenze circa la legittimazione del Parlamento, non gli spetta interloquire sulla validazione degli eletti e la completa composizione delle aule: purtroppo, a forza di compensare, sopperire e sostituirsi, si sta completamente scardinando la Carta». E Beppe Grillo: «Giorgio Napolitano è un presidente incostituzionale. Ma questo non lo turba, anzi lo incoraggia a pontificare».
L'uno-due è molto duro. Convergenze tattiche e una vera strategia comune? Sicuramente il pressing sul Colle è in aumento. Venerdì Forza Italia aveva addirittura aperto all'impeachment. «Quando i grillini formalizzeranno la proposta, l'esamineremo». Difficile prevedere fino a che punto andranno avanti in tandem, visto che i numeri attuali non bastano per ottenere la decadenza del presidente della Repubblica, senza parlare del difficile capitolo delle motivazioni.
Grillo comunque è a caccia grossa. «Napolitano è stato nominato due volte con il Porcellum, quindi è un presidente incostituzionale al quadrato. L'unico atto degno che gli rimane è far tornare il Mattarellum, sciogliere le Camere e non farsi più vedere in giro». Ipotesi improbabile, come lo stesso leader di M5S ammette: «Dal Quirinale non lo smuove nessuno».
Berlusconi invece per un giorno evita gli attacchi frontali. Tanto c'è Brunetta che tiene alta la tensione. «Non possiamo seguirla nel tentativo di tamponare il pasticcio della Corte Costituzionale che con un'inaudita sentenza ha determinato un terremoto politico». Tentare di legittimare il Parlamento, scrive il capogruppo di Fi in una lettera aperta al capo dello Stato, «delegittimando chi vuole prendere sul serio il verdetto, rischia di esacerbare ulteriormente gli animi. La nostra democrazia è scossa alle sue fondamenta. Non se ne esce facendo finta di nulla, pur di difendere una maggioranza politica traballante».
La controreplica è affidata a Pd e Ncd.

Roberto Speranza li definisce «attacchi scomposti», mentre per Fabrizio Cicchitto «la delegittimazione di Quirinale e Parlamento è pericolosa».

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