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Tutti in ginocchio dallo specialista in crac

Poteri forti e stampa allineata si inchinano a Bondi, il nuovo superconsulente di Monti. Dimenticando che...

Tutti in ginocchio dallo specialista in crac

Ma che bravo Enrico Bondi, che sobrio, quanto risparmia, odia le auto blu, gira con utilitarie Fiat, si scalda con il loden verde, mangia pane e olio, è il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene, ricicla la carta delle fotocopie, tempera da solo la punta delle matite e le butta soltanto dopo averle ridotte a mozziconi inservibili. Il Risanatore, il Rianimatore, Enrico-Mani-di-Forbice, tutto rigorosamente in maiuscolo.

È confortante, in questi mesi di tribolazioni, vedere spuntare ogni tanto qualche certezza. L’ultima riguarda le straordinarie doti taumaturgiche dell’uomo che, risanate Montedison e Parmalat, è stato chiamato da Mario Monti a tagliare gli sprechi dello stato. Quattro miliardi di euro e spiccioli, ha conteggiato il ministro Piero Giarda. Robetta, per la verità. Quisquilie anche per Enrico Bondi, abituato a risolvere guai molto peggiori. Il buco scavato da Calisto Tanzi a Collecchio, per avere un’idea, superava i 14 miliardi di euro. Ma per fortuna l’Italia ha lui, l’uomo con la scure, e per doppia fortuna il governo l’ha arruolato.

All’unisono i grandi giornali, implacabili con i partiti e gli amministratori pubblici eletti dal popolo, hanno elevato un peana al tecnoredentore dei bilanci pubblici, «l’artista delle ristrutturazioni», come lo definì l’Economist. In ginocchio da lui ci hanno elencato ogni più minuto dettaglio del suo austero passato costruendo l’immagine di «mister Forbici» (Repubblica), «più un monaco buddista che un manager rampante» (Sole24Ore), un uomo «di tagli radicali al debito e certosini recuperi di margini, di fredde allergie alle troppe luci» (La Stampa), «abituato a decidere senza rendere conto a nessuno» (Il Messaggero). Un collage scintillante perché «gli aneddoti sulla sua attività di risanatore dicono molto della sua figura» (Corriere della Sera).

E vai con l’incenso. Non ha mai rilasciato un’intervista. Si trincera sempre dietro l’aria da toscanaccio. Alla Parmalat tagliò le auto aziendali di lusso, ma all’ultima assemblea del gruppo arrivò con l’auto blu e ripartì con la sua Panda grigia energy-saving parcheggiata la sera prima poco distante, mentre quand’era in Telecom aveva preferito una Punto bianca. Si ciba di pane e olio prodotti con amore e orgoglio nella sua tenuta in provincia di Arezzo chiamata Il Matto. Ignora le tecnologie: a Collecchio (dove alloggiava in un alberghetto a tre stelle) la sua assistente doveva stampargli le mail e ricopiare al computer i suoi appunti scritti a matita, il tutto naturalmente sul retro delle fotocopie.

Non prende stock option. Lavora in uffici poco appariscenti. Rifiuta il rimborso spese di 150mila euro che il governo vuole assegnargli. A Collecchio le prime settimane si presentava all’alba ai cancelli della Parmalat per pagare in contanti le autobotti di latte e riciclò le eleganti cartellette in cuoio fatte confezionare da Tanzi raschiando via i riferimenti alla vecchia gestione. Risanò l’azienda lattiera emiliana senza sussidi di Stato.

Molta meno enfasi è invece riservata a un’altra serie di particolari sull’attività di Enrico Bondi, che sarebbe stato il caso di non dimenticare. Per esempio, dopo due anni da commissario straordinario a Collecchio mandò al ministero delle Attività produttive una parcella da 32 milioni di euro (quasi un milione e mezzo al mese) per sé e il suo staff di legali e contabili di fiducia. Da amministratore delegato si «accontentò» di 309mila euro nel 2007, 510mila nel 2008 e 550mila nel 2009: compensi pagati con i ricavi del latte, non con il denaro pubblico.
Anche se riassestò Parmalat a spese degli istituti di credito che avevano avallato la gestione di Tanzi, Bondi è uomo delle banche, soprattutto di Mediobanca. Fu Enrico Cuccia a insediarlo alla guida di Montedison dopo il suicidio di Raul Gardini. Ha ottimi rapporti con il nuovo establishment tecnico, in particolare con Passera, Grilli, Giarda e Monti di cui assunse il figlio a Collecchio.

È un manager che sa tagliare ma non spendere: egli stesso, in uno dei rari interventi pubblici, un anno fa alla Bocconi ha ammesso di non aver fatto fruttare l’ingente liquidità di Parmalat pari a 1,4 miliardi di euro. E invece di rafforzarsi con acquisizioni, l’azienda risanata è diventata preda dei francesi di Lactalis. Al pari di Montedison, che fu scalata da Edf. Insomma, Bondi ha compiuto meraviglie a uso dei partner europei.

Sarà anche per questo che Monti l’ha cooptato come consulente.

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