Mondo

Ucraina, presidente in fuga E la Tymoshenko torna libera

Presidiano il palazzo presidenziale e abbattono statue di ex gerarchi comunisti. Posti di blocco con le foto dei deputati del partito filo russo: "Non scapperanno". DIARIO DA KIEV

Ucraina, presidente in fuga E la Tymoshenko torna libera

«Yanukovich? Non tornerà più in questo palazzo», sentenzia con accento di Oxford, Ostap Kridik, il portavoce dell'«autodifesa» di piazza Maidan. Alle spalle ha la grande targa all'ingresso del palazzo presidenziale di Kiev preso dai rivoluzionari. Viktor Yanukovich, il capo dello Stato deposto ieri da un voto del Parlamento ucraino, è fuggito da Kiev, ma promette battaglia. In piazza Maidan vittoriosa si attende l'arrivo di Yulia Tymoshenko, l'ex premier e discussa eroina liberata ieri pomeriggio. La capitale ucraina è nelle mani dei rivoluzionari.
Sulla scalinata del palazzo di Yanukovich, al fianco del portavoce dei miliziani dell'opposizione, con gli occhi cerulei ed il volto tirato dall'insonnia, c'è il colonnello Nikolaj Kolovjazhnij, vicecomandante della guardia del presidente, che collabora con i ribelli. Le centurie rivoluzionarie con gli scudi presi ai poliziotti nei giorni di battaglia circondano l'intera area cantando e urlando «Gloria all'Ucraina, gloria agli eroi».
Il capo dello Stato deposto aveva lasciato il palazzo nel centro della capitale verso le 18 di venerdì. Per volare a Kharkiv e salvarsi la pelle. Se i paramilitari di piazza Maidan l'avessero trovato nel suo ufficio sarebbe finito come Gheddafi. Dalla seconda città del Paese, nell'est filo russo, dove stanno preparando la secessione, Yanukovich non si è dato per vinto. «È in atto un colpo di Stato dei banditi dell'opposizione», ha dichiarato promettendo battaglia.
Tutta Kiev è nella mani dei rivoluzionari. Il palazzo del governo è presidiato dai paramilitari di Pravi Sektor, l'ala destra ultranazionalista, in tenuta da combattimento. Alle spalle di una ventina di miliziani ci sono due sperduti agenti della Milicja, la polizia, che nella capitale è sparita.
A venti chilometri da Kiev la gente comune ha fatto la fila per visitare la residenza privata dell'(ex) presidente. Una reggia un po' kitsch di 140 ettari e con un campo da golf dove giocano i rivoluzionari. Nel laghetto artificiale svetta un veliero come quello dei pirati a Disneyland. Il garage presidenziale è fornito di vecchie Zil dei tempi dell'Unione Sovietica, macchine d'epoca compreso un Maggiolone e una sfilza di moto luccicanti. Per non parlare dello zoo con pavoni, ma pure maiali e pecore. Yanukovich si era fatto addirittura stampare delle banconote d'oro.
In piazza Maidan un'enorme croce con un Cristo in legno ricorda i caduti dei due giorni di guerra civile, tutti della parte ovest del Paese anti russa, che hanno portato alla liquefazione del regine a Kiev.
Un giovane combattente con elmetto, mimetica, giberne e giubbotto antiproiettile, che prima faceva il pittore, ha deciso di usare «Da Vinci» come nome di battaglia. Controlla le reclute di guardia ad un blindato color verde oliva posteggiato al fianco del municipio occupato dai rivoluzionari. Lo hanno portato in piazza dopo averlo catturato in una città del sud. «Adesso siamo noi, di Pravi Sektor, a garantire l'ordine pubblico a Kiev. Ci sono ancora i tituchki, provocatori del regime, che si vestono con le uniformi della polizia per creare caos» assicura Da Vinci, che non avrà più di 25 anni.
Poco più in là, in via Hrushevsgoko, dove sono scoppiati gli scontri più duri, colpisce fra i simboli ultranazionalisti dei rivoluzionari una scritta nera sul muro in perfetto italiano: «Me ne frego».
A due passi dal Parlamento i rivoluzionari legano delle funi attorno al collo della grande statua bronzea di Dmitri Manuilski, un comunista ucraino dei tempi dell'Urss, e la tirano giù come avevano già fatto con quella di Lenin. Un signore attempato si avvicina e sussurra: «Era nel Comintern e aiutava il Partito comunista anche da voi, in Italia. Ha fatto la fine che meritava... nella polvere».
I variopinti rivoluzionari che hanno messo in piedi una sfilza di posti di blocco attorno all'aeroporto dei voli nazionali di Kiev sembrano più bellicosi. Una macchinona nera con i finestrini oscurati è stata appena fermata tagliandole le gomme. Sul sedile posteriore c'è l'ex procuratore di Stato, Ghennadi Vassiljev, che balbetta, letteralmente terrorizzato. Giura di essere passato con la rivoluzione, ma i ribelli armati di mazze e videocamere non gli credono. A salvarlo arriva un parlamentare dell'opposizione. I ribelli hanno dei fogli con tutte le foto dei deputati del partito delle Regioni di Yanukovich. Sull'improvvisato posto di blocco svetta un cartello con scritto «Passport control». «Non vogliamo maltrattarli o arrestarli - spiega Vladimir -, ma evitiamo che scappino. Devono fare il loro dovere andando a votare in Parlamento per la nuova Ucraina».
www.gliocchidellaguerra.it

segue a pagina 16

Di Marzo e Gulli alle pagine 16 e 17

Commenti