Politica

Le ultime carte dell'Italia per riportare a casa i marò

Chiesto a Bruxelles lo stop all'accordo di libero scambio e si può usare il veto sull'ingresso di Delhi nel gruppo di fornitori nucleari

Il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura coi marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
Il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura coi marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

L'Italia spara le ultime cartucce per ribaltare il disgraziato stallo sui marò, trattenuti in India da 21 mesi, che il governo, con una decisione scellerata, ha infilato in un incerto, lungo e pericoloso processo a Delhi. In attesa della decisione indiana se applicare o meno contro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone la legge che prevede la pena di morte, i rappresentanti italiani si stanno mobilitando a Bruxelles. E da Delhi l'inviato speciale del governo sul caso marò, Staffan De Mistura, annuncia «una iniziativa forte e decisa, con valenza giuridica e politica, per uscire dall'impasse». Poi però non spiega di cosa si tratta facendo sorgere il sospetto che alla fine sia la solita montagna italiana, che partorisce un topolino, come è accaduto spesso in questi ultimi due anni.
I riflettori si sono spostati a Bruxelles dove il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, ha firmato ieri mattina la richiesta di bloccare l'accordo di libero scambio fra Ue e India se contro i marò si applicasse la legge che evoca il patibolo. La lettera è stata indirizzata al presidente della Commissione, Josè Manuel Barroso, alla rappresentante della politica Estera Ue, Catherine Ashton e al commissario per il Commercio, Karel De Gucht.
«Ho evidenziato la situazione di malessere e disagio in Italia sulla vicenda dei marò, che circola anche sui social network con minacce di boicottare i prodotti indiani e la richiesta di ritirare le nostre truppe dalle missioni internazional». spiega Tajani a il Giornale. Poi è stato sottolineato che i fucilieri di Marina partecipavano alla lotta contro la pirateria, «una competenza europea con la missione Atalanta» al largo della Somalia. Tajani ha chiesto con forza «un processo giusto» per i marò e ribadito che sarebbe «inaccettabile l'applicazione di una legge che prevede, anche solo a livello ipotetico, la pena di morte». L'Unione europea ha ricevuto il premio Nobel pure per la lotta contro il patibolo. «Qualora ci sia una richiesta che preveda la pena di morte l'Europa dovrebbe sospendere il negoziato di libero scambio con l'India» ha chiesto Tajani.
Non solo: Bruxelles potrebbe decidere di sospendere anche il regime tariffario privilegiato già in vigore con l'India. Una delle condizioni per bloccarlo è il mancato rispetto dei diritti umani. Nel pomeriggio di ieri Tajani ha incontrato Barroso. «La Commissione farà il possibile per risolvere il caso e comunque siamo tutti contro la pena di morte» ha ribadito il presidente europeo.
Poche ore prima i portavoce di Bruxelles a nome della Commissione e della baronessa Ashton avevano riproposto sui marò la solita minestra riscaldata. Non a caso i vicepresidenti italiani del Parlamento europeo, Roberta Angelilli e Gianni Pittella, hanno parlato di «blande rassicurazioni che non bastano». L'asse bipartisan fra i due esponenti politici a Strasburgo ha invitato la Commissione, con una lettera comune indirizzata a Barroso, ad «assumere una posizione di fermezza» sul caso marò. Le istituzioni comunitarie devono «attivarsi per far sì che giunga tutto il sostegno possibile all'Italia in questa incresciosa e inaccettabile vicenda».
L'arma della «rappresaglia» sull'accordo di libero scambio venne attivata, senza annunciarlo, dalla Farnesina nel 2012. All'Europa è stato chiesto un «rallentamento», che è servito a poco. Un blocco, secco deciso, del negoziato sarebbe un segnale politico forte. Peccato che al nostro ministero degli Esteri circoli ancora una scheda paese su Delhi, che sostiene il contrario. Per aumentare l'interscambio con l'Italia «una spinta importante in tal senso potrebbe peraltro venire dal futuro accordo di libero scambio Ue-India». Queste linee guida sono state pubblicate l'ultima volta dalla Farnesina, lo scorso dicembre, in occasione della Conferenza degli ambasciatori.
L'accordo di libero scambio non è l'unico fianco scoperto di Delhi. Il governo indiano aspira da anni ad entrare nel Gruppo dei fornitori nucleari (Nsg), un'importante organizzazione internazionale che controlla il trasferimento di materiale per le bombe atomiche. L'Nsg è nato nel 1974 in riposta al primo test nucleare di Delhi. L'Italia fa parte del gruppo e può ostacolare l'ingresso dell'India fino a quando non ci molleranno i marò.
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gliocchidellaguerra.it

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