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Veleni e sospetti, giallo sul suicidio Mps

Ecco le piste battute dai pm per far luce sulla morte di Rossi. Il mistero dell'ultima chiamata. Interrogato Profumo

Veleni e sospetti, giallo sul suicidio Mps

«Cara Antonella, ho fatto una cavolata, scusa per questo gesto ma è la soluzione migliore». L'abbozzo di una lettera destinata alla moglie, cominciata tre volte e mai finita, è l'unico indizio lasciato da David Rossi, il responsabile dell'Area comunicazione di Mps che si è tolto la vita la sera di mercoledì, gettandosi nel vuoto dalla finestra del suo ufficio a Rocca Salimbeni e precipitando in un vicolo sul retro dello storico palazzo di Siena.
I tre pezzi di carta, appallottolati, li ha ritrovati la polizia nel cestino dello studio del manager 51enne che l'ex presidente del Monte dei Paschi Giuseppe Mussari volle al suo fianco, prima nella Fondazione e poi nella banca. Ma che cosa può avere spinto Rossi, che tutti ricordano come una persona equilibrata e tranquilla, a uccidersi? Qual è l'«errore» cui fa riferimento in quelle righe? A queste domande cercano di rispondere gli inquirenti, attenti ad accantonare inutili illazioni. I magistrati, dopo un lungo sopralluogo nell'ufficio di Rossi, hanno ascoltato l'ad Alessandro Profumo, la moglie di Rossi, Antonella, il direttore finanziario Mps Bernando Mingrone (che diede l'allarme dopo aver visto la finestra aperta e il corpo nel cortile) e altri quattro impiegati. Le piste che seguono in punta di piedi sono queste.

L'INSIDER-TALPA NEL CDA

Il primo filone su cui si scava è l'ultima emergenza giudiziaria. Ossia l'indagine – contro ignoti, e con Mps parte lesa – per insider trading, avviata dopo la fuga di notizie che aveva fatto finire prima del tempo sui giornali la decisione del Cda di Mps, giovedì, di avviare un'azione di responsabilità contro lo stesso Mussari, l'ex dg Vigni e le banche Nomura e Deutsche, che curarono le operazioni con i derivati, ai quali Montepaschi ha chiesto 1,2 miliardi di euro di danni. La posta elettronica e i tabulati telefonici di Rossi sono stati passati al setaccio per capire se l'uomo delle comunicazioni di Mps possa essersi fatto scappare qualcosa parlando con qualche quotidiano. Era questa la «cavolata»? Ma parlare con i giornalisti era il mestiere di David Rossi. Che però potrebbe aver avuto un altro timore. Unico sopravvissuto del vecchio management nella nuova gestione, lui stesso perquisito (ma non indagato), Rossi forse ha temuto che l'inchiesta per insider trading fosse l'occasione per trasformarlo in un capro espiatorio.

LA PAURA DI UN DOWNGRADE

Quest'ultimo scenario, allargato, è un'altra pista. Pur confermato nel suo ruolo dalla gestione Profumo, Rossi era in una posizione scomoda, sottoposto a inevitabili pressioni mediatiche per indagini sui suoi vecchi capi: il manager sapeva che il suo incarico non era solidissimo. I nuovi vertici gli avevano confermato la fiducia, ma un cambio del suo ruolo, probabilmente uno spostamento a una carica più lontana dai riflettori. Per la polizia Rossi potrebbe aver considerato una tale ipotesi come un ridimensionamento della sua importanza, una certificazione del sospetto nei suoi confronti.

UN FAVORE AI VECCHI AMICI

Nelle sue carte, nelle memorie del pc, nei suoi telefoni, gli investigatori cercano anche conferme o smentite a un altro sospetto. Quello che Rossi possa aver fatto da «postino», più o meno consapevolmente, tra l'ex capo Mussari con cui aveva ancora ottimi rapporti e altri soggetti indagati o ancora interni all'istituto di credito. Il timore di finire risucchiato nell'inchiesta avrebbe fatto il resto.

AEROPORTO E BIRRERIA

Fra i timori confessati alle persone a lui più vicine, Rossi - stando a quel che riferiscono gli inquirenti - avrebbe manifestato fastidio per esser stato tirato in ballo in inchieste che riguardavano Mussari e Vigni. Come quella sull'aeroporto di Ampugnano (vennero intercettate mail con l'ex numero uno) o le voci su telefonate agli atti del procedimento sul «gruppo della birreria» dove altri, non lui, decidevano le segrete cose della banca e della politica.

LE TELEFONATE DELLA SERA

La sera di mercoledì, poco prima di lanciarsi nel vuoto, David Rossi è stato a lungo al telefono. Ha parlato anche con Daniela Santanché, ma non solo le telefonate con gli amici e con alcune persone in corso di identificazione a colpire gli inquirenti. Che si concentrano su una lunga conversazione ricevuta sul cellulare, l'ultima, con un interlocutore su cui gli investigatori mantengono il riserbo. Dopo, solo tentativi della moglie, senza risposta. Rossi, forse, a quel punto era già morto.

Tante ipotesi, ma una sola certezza. Rossi mercoledì mattina sembrava «tranquillo come al solito», racconta il barista del caffé dove ha fatto colazione con sua moglie.

David è entrato «tranquillo» a Rocca Salimbeni, e ne è uscito in una bara. Per quale «cavolata»?

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