Politica

Imposte, polizia fiscale e precariato: tutte le ideone dell'agenda Monti

Nel suo manifesto il Prof continua sulla linea dei sacrifici ma si guarda bene dal nominare Imu, Iva e patrimoniale. E a sorpresa inserisce una furbesca "legge sulle intercettazioni"

Il premier Mario Monti alla conferenza di fine anno
Il premier Mario Monti alla conferenza di fine anno

Una certezza resta dopo la lettura della fumogena Agenda Monti. I sacrifici per gli italiani non sono finiti: tasse, polizia fiscale, precariato, allungamento dell'età lavorativa, asservimento ai diktat europei che costeranno cari. Il Professore è stato furbo a non nominare Imu, Iva e patrimoniale, ma non occorre essere laureati in Bocconi per capire che cosa si nasconde dietro il suo linguaggio da tesi di laurea.

Europa

«Per contare nell'Unione europea non serve battere i pugni sul tavolo», scrive Monti. Infatti meglio presentarsi come fa lui: sull'attenti e con il cappello in mano. Perché bisogna rispettare le «regole di disciplina della finanza pubblica» e «assumere le priorità strategiche definite in sede europea». Addio a ciò che resta della sovranità nazionale.

Debito

L'uomo da duemila miliardi di euro (di debito) ha coraggio. Ci vuole fegato per promettere che intende «ridurre lo stock di debito pubblico a ritmo sostenuto e sufficiente, di un ventesimo ogni anno fino al raggiungimento del 60% del Pil». Riduzione di cui non c'è ombra nei 13 mesi di tecno-governo, come non c'è traccia della «valorizzazione/dismissione del patrimonio pubblico», principale strumento per mitigare l'onere. Monti ha agito su un'unica leva: quella fiscale.

Tasse

Solenne «impegno, non appena le condizioni generali lo consentiranno, a ridurre il prelievo fiscale complessivo, dando la precedenza alla riduzione del carico fiscale gravante su lavoro e impresa». Leggere attentamente l'inciso: chi stabilisce il verificarsi delle «condizioni generali»? Chiaro, l'Europa. Quindi le tasse restano. Infatti si prevede di trasferire «il carico corrispondente sui grandi patrimoni e sui consumi che non impattano sui più deboli e sul ceto medio». Il che significa patrimoniale e rincaro dell'Iva sui beni di lusso.

Spesa pubblica

È il grande mistero montiano. Doveva ridurla per alleggerire il debito, invece «la spending review ha permesso di risparmiare 12 miliardi». I professoroni hanno intaccato appena lo 0,6 per cento dello stock colpendo «le retribuzioni dei manager e le auto blu». Alla fine dell'Agenda, Monti fa il grillino e si ricorda dei costi della politica, promettendo la «drastica riduzione dei contributi pubblici anche indiretti ai partiti e ai gruppi parlamentari e dei rimborsi elettorali». Di quanto? Non si sa. Però il Professore prevede ulteriori aumenti di spesa pubblica perché vorrebbe «parametrare le pubbliche retribuzioni in base al merito e produttività» aggiungendo «meccanismi di incentivazione dei dirigenti scolastici e degli insegnanti».

Lavoro

Il governo Monti è quello che ha inventato gli esodati e ha varato una riforma del lavoro che di fatto blocca apprendistato, stage e assunzioni di giovani. Eppure l'Agenda garantisce il «decentramento della contrattazione salariale» e magnifica «la riforma delle pensioni» che «ha dato al paese il sistema più sostenibile e avanzato in Europa». Inquietante il passaggio sul «superamento del dualismo tra lavoratori sostanzialmente dipendenti protetti e non protetti». Superare il dualismo significa protezione o precariato per tutti? Ma c'è di peggio: Monti vorrebbe rinviare ulteriormente il momento della quiescenza perché «le misure di innalzamento dell'età di pensionamento ultimamente adottate dovrebbero essere consolidate e completate con misure volte a promuovere l'invecchiamento attivo». Fine lavoro mai?

Concorrenza e merito

«Una società aperta significa che tutte le posizioni sono contendibili e non acquisite per sempre». Lo dice, con grande sprezzo del ridicolo, un senatore a vita. Che addirittura auspica l'abolizione di «corsie preferenziali, rendite di posizione, privilegi».

Riforma dello Stato

Occorre un «federalismo responsabile e solidale che non scada nel particolarismo e nel folclore». Tuttavia il primo provvedimento di Monti fu l'archiviazione del federalismo fiscale. Si prevede poi l'abolizione dei «riti della concertazione», con annessi e connessi: «La fila dei lobbisti, la giungla dei metodi di bilancio diversi per Stato e Regioni». La legge di Stabilità appena approvata è stata l'esatto opposto.

Giustizia

Tra i vari provvedimenti proposti spiccano due cavalli di battaglia berlusconiani: la «riduzione dei termini di prescrizione» (cioè processo breve) e «una disciplina sulle intercettazioni». E chi li sente i pm?

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