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«Vi racconto l'uomo che ha rinunciato al denaro»

ChicagoCi sono storie che in tempi di crisi danno speranza. Daniel Suelo è un uomo americano di 50 anni che più di 12 anni fa, nel 2000, ha rinunciato ai suoi possedimenti, al posto fisso e alla casa per ritirarsi a vivere nelle caverne dello Utah, nel sud ovest degli Stati Uniti. Nel novembre di quell'anno, deciso a fare il salto nel vuoto, Suelo lasciò i trenta dollari che gli rimanevano in tasca in una cabina telefonica di Moab, sempre nello Utah, per addentrarsi in natura. Da quel giorno non ha più toccato il denaro. Ora quella storia è diventata un libro titolato, con poca fantasia, «L'uomo che ha rinunciato al denaro» (Riverhead/Penguin). Una provocazione, in una società come quella americana che non ha mai avuto vergogna dei soldi, che senza troppe sorprese ha già scatenato un intenso dibattito. Come spiega lo stesso autore, Mark Sundeen, in una conversazione con il Giornale: «Conosco Daniel da molto tempo e quando prese la decisione, nel 2000, erano anni in cui tutti, se volevano, potevano trovare un lavoro. Allora pensai che fosse soltanto un egocentrico e un pazzo; ma date le attuali difficoltà che la finanza ha causato ho cominciato a considerare la sua decisione con un'altra prospettiva». Perché è proprio questo che Suelo vuole evidenziare: i modelli, il consumismo fine a se stesso e gli eccessi di oggi non sono più sostenibili per la nostra società e il nostro pianeta. Da qui l'attenzione del pubblico americano al libro di Sundeen: la storia ci ricorda costantemente le contraddizioni del nostro mondo e quasi come una minaccia mette in discussione il nostro stile di vita, soprattutto quello di chi professa l'ammirazione per scelte radicali ma poi, per un motivo o per un altro, le pospone. «Devo chiarire che Daniel - continua Sundeen - non cerca di imporre agli altri il suo stile di vita. Tutt'altro. Vuole solo dare un esempio e dire: vivere in un altro modo è possibile». Ma è anche vero - come evidenziano diversi critici alla destra del dibattito politico americano - che la scelta di Suelo è possibile soltanto a livello di nicchia, di piccole realtà isolate e dunque non potrà mai essere un nuovo modello sociale. Perché oltre ad attingere dalla natura, Suelo sopravvive grazie a ciò che i supermercati buttano via, alle saltuarie donazioni di vestititi e a un orticello che coltiva. «Se tutti vivessero come Suelo il sistema collasserebbe», sentenzia lapidaria la rivista della destra statunitense American Thinker. Critica a cui Sundeen risponde velocemente: «È un'osservazione giusta, ma io inverto la domanda: se tutti vivessero come noi americani il sistema non sarebbe già collassato?». Interrogativo a cui molti non rispondono.
Preponderante è l'eco del classico di Jon Krakauer «Nelle terre selvagge», che narra di Christopher, un ragazzo che per simili motivi di rifiuto della società contemporanea, appena dopo aver terminato l'università e aver donato i suoi risparmi, si addentra nella natura dell'Alaska. Ciò che rende il romanzo di Krakauer un'utopia a cui aspirare (nonostante la storia sia vera) è forse che in «L'uomo che ha rinunciato al denaro» il protagonista è un adulto la cui scelta non è un atto di ribellione contro una coppia di genitori oppressivi e la sua esperienza di vita isolata non dura una sola estate. Non solo: diversamente da Christopher, Suelo è nel deserto da 12 anni e più che insegnare una lezione agli altri cerca di meditare, riporre l'attenzione su se stesso, studiarsi, pensare e come conclude Sundeen «estrapolarsi dalla condizione egoista in cui molti di noi vivono».

«Romantizzare» non serve, del resto non lo vogliono né l'autore né il protagonista, ma uno spunto per riflettere sulle conseguenze di un modello di sviluppo ormai decadente Suelo e Sundeen lo hanno sicuramente creato.

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