Cronache

In viaggio col web-autostop: ottocento chilometri, un euro

Un sito mette in contatto automobilisti con chi cerca un passaggio per risparmiare. Il cronista del Giornale ha provato l'esperienza

In viaggio col web-autostop: ottocento chilometri, un euro

Dalla Roma-Napoli - In un mondo avvolto dalla crisi da una parte e dalle tecnologie dall'altra, anche il novecentesco autostop cambia volto, mantenendo comunque il suo aspetto tipico: la solidarietà reciproca. Sento tanto parlare di questa nuova piattaforma digitale chiamata «Blablacar», in cui si offrono passaggi per medie o lunghe tratte dividendo i costi. Decido quindi di programmare anch'io un viaggio da Napoli a Roma. Dopo un breve scambio di messaggi con il mio conducente prima della partenza, tutto è prenotato, nonostante nei giorni a cavallo di Natale molti utenti stiano intasando il sito. L'appuntamento è alle 8 del mattino a piazza Garibaldi, di fronte la Stazione Centrale di Napoli. Cerco di essere puntuale e ci riesco. Ma un minuto prima di arrivare il mio «autista» mi chiama per sapere dove sono. «Esigente, o semplicemente puntuale», penso. Riconosco la vettura dalla descrizione sul sito e mi avvicino. Saluti di rito, entriamo in auto e si parte, puntuali come un orologio svizzero. Senza imbarazzi si inizia subito a far conoscenza. Giorgio ha 31 anni ed è operaio di una nota azienda di elettromestici, un tipo estroverso. Sta andando a trovare la sua fidanzata a Milano e durante il viaggio farà fermate a Roma e a Firenze «raccogliendo» per strada altre tre persone. Farà 800 chilometri spendendo a malapena un euro. Con me ci sono anche Antonio e Armando, due produttori esecutivi che lavorano nel mondo della televisione. Mi viene in mente che abbiamo composto una compagnia di viaggio strana, atipica. Mentre imbocchiamo l'autostrada si parla di tutto: dalle rivolte in mezzo mondo al disastroso sistema carcerario italiano.

L'atmosfera nell'abitacolo è rilassata, non sembriamo quattro sconosciuti. Decido di incalzarli chiedendo cosa pensino di Blablacar, le loro esperienze. I due produttori sono novizi come me e oggi hanno deciso di recarsi al lavoro in modo diverso, risparmiando. Giorgio invece è più esperto: ha già offerto e ottenuto passaggi. Mi dice che per fortuna ha sempre trovato persone corrette e oneste, con cui ha condiviso viaggi lunghi ma piacevoli. Mi racconta però che possono accadere fatti sorprendenti, come quando dall'aeroporto di Capodichino un suo amico ha dato un passaggio a una fotomodella asiatica, alla quale ha poi strappato un appuntamento. Blablacar ha già le sue leggende di viaggio. Tutti e tre sono d'accordo che il nuovo servizio è una grande opportunità per socializzare in un periodo in cui tutto è per forza di cose orientato al risparmio. Mentre attraversiamo la nebbia nei pressi di Cassino, Antonio e Armando mi spiegano che in alternativa avrebbero viaggiato con il treno, con svantaggi sia economici che di tempi. Nonostante sia la prima volta mi sembrano molto sicuri, loro due. D'altronde se sei troppo timoroso non puoi fare autostop. All'altezza di Frosinone i nostri discorsi vanno ad impattare sui guai di Napoli, ma la discussione prende una piega un po' meridionalista che smorzo per fare qualche verifica: voglio capire quali possono essere gli svantaggi di un passeggero targato Blablacar. Chiedo allora di poter ricaricare la batteria del cellulare dall'accendisigari, ma Giorgio mi risponde che è già impegnato per il navigatore satellitare. Poco dopo domando se posso fumare una sigaretta. Lui indugia e mi dice: «Aspetta il prossimo autogrill, così scendiamo un attimo. Riesci a resistere?». Resisto, fino ad Anagni, dove facciamo una breve pausa. Qui ognuno di noi tre passeggeri paga la somma di 12 euro. Forse le mie richieste sono state l'unico momento in cui Giorgio avrebbe preferito che non ci fossi. Ma dare e ricevere passaggi non è da tutti: qui affabilità, pazienza e cortesi non possono essere un optional, non si fa un viaggio così con la luna storta. Nel mio caso va decisamente bene. Arriviamo in perfetto orario a piazza Conca d'Oro a Roma, dove Giorgio ci lascia per caricare in auto altre due ragazze che scenderanno a Firenze. Passa quasi un'ora ma non si fanno vive, nonostante le ripetute chiamate del mio conducente. Alla fine una arriva, con molto ritardo. L'altra ha il cellulare spento. Dopo un'attesa fin troppo paziente Giorgio riparte, un po' infastidito dalla scorrettezza della ragazza che non si è presentata. «Ecco, questo è un grosso svantaggio in cui si può incappare», mi dice salutandomi. Alla fine Giorgio arriverà a Milano, parlando per dodici ore di fila con sei persone diverse, aspettando alle uscite dei caselli e sopportando con pazienza.

Forse è questo il vero prezzo da pagare per un viaggio gratis.

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