Il Giornale del Cavallo

Intervista a Giampietro Bembo cavaliere di primissimo livello in Italia

Intervista a Giampietro Bembo cavaliere di primissimo livello in Italia

Gent.mo Giampietro,

La ringraziamo, innanzitutto, per la disponibilità dimostrata nel concederci questa breve intervista.

È nostro obiettivo sensibilizzare l’opinione pubblica, in generale, e quella degli addetti ai lavori, in particolare, su alcuni degli aspetti, che a nostro modo di vedere, più rappresentano le vere cause delle difficoltà dell’attività equestre nel nostro Paese.

In primis, il progressivo smantellamento della filiera basata sulla produzione e sulla formazione del cavallo da sella, un tempo punto di forza della nostra economia e oggi praticamente assente al confronto con le nazioni europee più sviluppate.

È necessario rimettere il cavallo da sella al centro della politica agricola del nostro Paese e, per raggiungere questo importante obiettivo, è forse necessario indirizzare nuovamente il movimento sportivo equestre italiano.

È interessante, quindi, conoscere, a questo proposito, il parere di un esperto del settore che ha fatto la storia del nostro sport e che da anni ha trasferito le proprie capacità e competenze in Francia.

Giampietro Bembo, cavaliere di primissimo livello in Italia, con partecipazione alle Coppe delle Nazioni con grandi nomi quali quelli dei fratelli D’Inzeo e di Graziano Mancinelli, vive da tempo la realtà equestre d’oltralpe.

Può, quindi, dirci quali sono, a suo parere, le più rilevanti differenze che ha avuto modo di riscontrare tra le due realtà, italiana e francese? Cosa si è fatto in Francia per evitare il degrado che stiamo vivendo e qual è oggi la realtà equestre francese? Quali esempi positivi potremmo ricavare, a suo modo di vedere?

Prima di esprimere qualche breve parere sulla situazione del mondo del cavallo in Italia, penso sia utile descrivere brevemente com’è organizzato questo stesso mondo in Francia.

Gli organi principali che reggono e disciplinano la filiera del cavallo sono il Ministero dell’Agricoltura e la Federazione Francese di Equitazione, oltre a vari organismi che regolano attività equestri e ippiche specifiche.

Fanno capo al Ministero tutte le professioni del cavallo per quanto riguarda mutualità, sicurezza e funzionamento: allevatori, professionisti, insegnanti, allenatori, direttori di centri equestri, groom, fantini, cavalieri.

Tutte queste professioni, con l’eccezione dei dirigenti, hanno un impegno settimanale pari a 35 ore; il salario minimo mensile è di circa 1.100,00 Euro con contributi pari al 43%; le trasferte sono molto meno retribuite che in Italia. L’Iva è ancora al 7% per insegnamento, pensioni e vendita di cavalli: probabilmente, ci sarà un ritocco “europeo” per pensioni e vendita.

Allo stesso Ministero fa capo la formazione degli insegnanti. Esistono due brevetti d stato principali: maestri e istruttori, primo grado maestri e secondo grado istruttori. I maestri sono formati dagli istruttori presso i club ippici o i centri equestri abilitati dal Ministero alla formazione dei maestri. Le varie materie di insegnamento possono essere oggetto di esami singoli e comprendono pedagogia, contabilità, ricevimento del pubblico e tutte le discipline sportive, comprese attacchi e volteggio.

Il livello è volutamente non elevato perché il fine di tale brevetto è l’insegnamento dell’equitazione di base e di puro divertimento.

Il secondo grado istruttori è, invece, molto più impegnativo. L’Ecole National Equitation di Saumur delega a diversi organismi regionali la formazione delle tre discipline (dressage, completo, salto); in alternativa, tramite esami di ammissione, forma gli insegnanti direttamente a Samur.

Avendo io stesso avuto l’onore, per oltre sei anni, di essere stato delegato alla formazione del salto ostacoli per una regione compresa fra Nizza e la Spagna, posso affermare che gli istruttori sono atti a insegnare le tre discipline e a formare i maestri.

La Federazione Francese di Equitazione, rilascia, a seguito degli esami tenuti da maestri e istruttori abilitati, i patentini e le autorizzazioni a montare.

I patentini sono sette; i primi cinque danno diritto alla partecipazione di gare di club e pony e di giochi equestri, il sesto e i settimo alle gare nazionali dilettanti. Preciso che nessun personale tecnico presiede agli esami di abilitazione, che sono responsabilità unicamente di maestri e istruttori.

Non esistono gare di “Equitation”. Nessun obbligo è fatto ai patentati di essere assistiti da un insegnante durante le gare.

Le autorizzazioni a montare sono di tre gradi: 1° Elite e 1° Nazionale, 2° Grado e 3° Grado.

Molte prove sono permeabili e consentono a cavalieri di grado inferiore di disputare prove di grado superiore, e viceversa.

Non esistono istruttori federali, né altre figure similari.

I giudici sono formati tramite stage organizzati dalla Federazione. Esiste solo una commissione di disciplina che si occupa unicamente di doping, maltrattamenti ai cavalli e ingiurie verso giudici e direttori di campo.

La Federazione stabilisce il calendario dei numerosi concorsi delle diverse discipline, organizza corsi di perfezionamento per istruttori, direttori di campo, giudici, ecc., contribuisce con sovvenzioni a premi alla riuscita e allo svolgimento delle attività internazionali, organizza una grande manifestazione annuale pony nel Nord della Francia.

Inoltre, pubblica un’utilissima rivista federale con risultati e calendari di manifestazioni e stage, e, tramite internet, gestisce tutte le iscrizioni ai vari concorsi, incassa le iscrizioni e distribuisce i premi.

Per poter usufruire di tali servizi bisogna essere titolari di una licenza, anche non di competizione.

A titolo informativo, il numero di cavalieri con patentini e autorizzazioni supera le 600.000 unità, comprensivi del turismo equestre; ogni anno nascono circa 6.000 cavalli Selle Francais, 5.000 galoppatori e trottatori, 2.000 di altre razze.

Tra gli altri organismi che regolano l’attività equestre, la Societè des Courses, a capo di tutto il mondo delle corse, la Società Hippique Francaise (Shf), che organizza, regola e sovvenziona tutte le gare di presentazione e di selezione dei cavalli SF, diversi raggruppamenti di allevatori.

L’Italia, che in passato ha potuto vantare la prima e più importante scuola tecnica del mondo, culla dell’equitazione moderna grazie all’intuizione del capitano di cavalleria Federico Caprilli, vive oggi un progressivo degrado che ha portato alla chiusura delle scuole di cavalleria e alla diminuzione delle medaglie nei più importanti eventi agonistici internazionali. Quali sono a suo modo di vedere le principali cause?

La Francia è sempre stata un Paese di allevatori di cavalli di ogni razza e specificità: vaste praterie in Normandia, Bretagna, regioni del Sud Ovest e Centro forniscono il nutrimento più sano e adatto a fattrici e puledri. Nonostante il numero di stalloni stranieri in continuo progresso, le fattrici sono conservate gelosamente. Nessun paragone può essere fatto con l’Italia che, negli anni cinquanta ha deliberatamente distrutto le razze che hanno dato campioni, nell’equitazione e nell’ippica.

Esistono oggi in Italia moltissimi cavalieri di alto livello, ma non esiste più un’equitazione italiana. Nonostante tutti gli sforzi fatti per formare insegnanti che impartiscano le nozioni di base, una volta in possesso dell’autorizzazione a montare, i giovani vanno a cercare insegnanti che l’equitazione italiana non hanno mai conosciuto.

La Fise ha ingaggiato allenatori internazionali che si sono trovati di fronte a cavalieri con monte troppo diverse, seppur singolarmente efficaci.

Molti cavalieri italiani preferiscono partecipare a gare nazionali con maggior probabilità di successo, piuttosto che scegliere gare estere dove, invece, anche una classifica finale meno premiante potrebbe contribuire a fare il punto sulle proprie capacità.

A mio parere, l’insegnamento dovrebbe essere snellito con diversi gradi di istruzione: infatti, non tutti coloro che desiderano praticare l’equitazione hanno come obiettivo partecipare a competizioni, e per tali appassionati dovrebbe esistere un patentino a parte.

Purtroppo, nel nostro Paese il cavallo in Italia è spesso visto soltanto come fonte di svago se non oggetto di lusso da inserire a controllo fiscale e non elemento di traino, ad esempio, per la nostra agricoltura, fonte di ricchezza per le campagne, soggetto utile per una gestione sana ed ecosostenibile. Nel corso di questi ultimi anni, avrà sicuramente visto numerosi nostri connazionali scegliere il suo attuale Paese come meta di vacanze a cavallo.

Cosa si deve fare perché queste non siano più soltanto sinonimo di Paesi o Regioni come Irlanda o Normandia, ma anche opportunità fruibili a pochi chilometri da casa in un sistema di strutture agrituristiche e per il tempo libero di qualità?

Il turismo equestre è gestito da un Ente separato dalla Federazione, ma fa capo ad essa per la per la licenza federale praticante, comprensiva di assicurazione.

Questo ramo è molto ben sviluppato e comprende professionisti di alto livello, cavalli adatti alle varie regioni, siti incantevoli da frequentare.

Alla fine, però, la mia personale conclusione è una sola: l’equitazione è uno sport che si pratica in due, cavallo e cavaliere; il cavaliere senza cavallo è niente, il cavallo senza cavaliere è sprecato.

Mi faccio una domanda: è mai possibile che i cavalieri italiani non sappiano farsi comprare i cavalli adatti alle gare importanti? Non credo che manchino gli sponsor, ma per comprare i buoni cavalli ci vuole esperienza e buon senso: il caro Graziano Mancinelli sì che sapeva trovare le Roquette e gli Ambassador!

Da quando vivo in Francia, posso affermare che ho acquistato almeno cinque cavalli internazionali che non ho potuto montare fuori dalla Francia perché avrei dovuto ottenere il permesso Fise per poterlo fare….

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