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Intesa bipartisan sui blog Ma è scontro sulle intercettazioni

Chi pubblica le intercettazioni che sono state considerate "irrilevanti" dal giudice nell’udienza-filtro sarà punito con il carcere da sei mesi a tre anni. Lo prevede un emendamento a firma Manlio Contento che oggi ha ricevuto un primo via libera da parte del comitato dei nove della commissione Giustizia della Camera e che dovrà essere sottoposto al voto dell’Aula. La Bongiorno si dimette da relatore del ddl. Il Pd subito all'attacco: "Questo è uno strappo inaccettabile. Non vogliono dialogare". Trovata l'intesa bipartisan sui blog

Intesa bipartisan sui blog 
Ma è scontro sulle intercettazioni

Chi pubblica le intercettazioni che sono state considerate "irrilevanti" dal giudice nell’udienza-filtro sarà punito con il carcere da sei mesi a tre anni. Lo prevede un emendamento a firma Manlio Contento che oggi ha ricevuto un primo via libera da parte del comitato dei nove della commissione Giustizia della Camera e che dovrà essere sottoposto al voto dell’Aula. "La sanzione del carcere - spiega Contento - era già prevista dal ddl Bongiorno per chi pubblica intercettazioni delle quali è stata ordinata la distruzione e intercettazioni che vanno espunte. Con il mio emendamento correggiamo una sorta di dimenticanza perché quello stesso regime va applicato anche alle intercettazioni irrilevanti. Se non avessimo riscritto la norma, rimaneva aperto un varco. Si tratta di una correzione di carattere tecnico che va a correggere una stesura del testo poco felice".

Intanto è rottura tra la maggioranza e il Terzo Polo. Il presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Bongiorno, ha annunciato che si dimetterà da relatore del ddl intercettazioni. La rottura con l'esponente futurista è arrivata quando il governo ha dato parere favorevole all’emendamento Pdl per rendere impubblicabili gli "ascolti" fino al momento dell’udienza filtro. "Questo è uno strappo inaccettabile - ha commentato la democratica Donatella Ferranti - non vogliono dialogare".

Subito dopo le dimissioni della Bongiorno, il pdl Enrico Costa ha preso il posto dell'esponente del Fli. La linea del nuovo relatore del ddl è sanzionare gli editori che pubblicano le intercettazioni e non i giornalisti. "Con i giornalisti ci andrei con i piedi di piombo", afferma l’esponente del Pdl augurandosi che sul provvedimento arrivino le proposte anche dell’opposizione. "Bisogna allargare il consenso, spero che ci possa essere un’ampia convergenza, noi andiamo avanti", ha riflettuto il relatore che non si è pronunciato sulla possibilità che sul provvedimento venga posta la fiducia. "Si è stravolto il testo violando un accordo politico - ha invece tuonato la Bongiorno dopo essersi dimessa da relatrice del decreto - non possono chiedere il mio sì e poi cambiare il ddl. Io non mi riconosco per nulla in questo testo". L'esponente del Fli ha ricordato di aver fatto, proprio ieri, una conferenza stampa per confermare la propria disponibilità al confronto se il testo all’esame dell’Aula non fosse cambiato. "Fino a oggi abbiamo sperato ma la maggioranza e il governo non ha cambiato idea", ha continuato la Bongiorno riassumendo il percorso fatto per arrivare al testo attualmente in Aula alla Camera in terza lettura: "C’era stata una lunga mediazione tra me e Angelino Alfano. Il testo è passato in Commissione, poi ho anche svolto la relazione in Aula. Improvvisamente però è arrivato l’alt di Berlusconi che riteneva il testo Bongiorno-Alfano troppo annacquato e una roba del genere non può starmi bene perché chi trattava con me aveva anche il mandato di Berlusconi". 

E' stata, invece, trovata la quadra sulla norma che regola i blog. L'intesa è il frutto di alcuni emendamenti presentati dal democratico Roberto Zaccaria e il pdl Roberto Cassinelli. L'accordo bipartisan, che era è stato portato al comitato dei nove che stanno esaminando il decreto, prevede che soltanto le testate on line che risultano registrate avranno l'obbligo di rettificare entro quarantotto ore.

"E' stata compiuta una scelta di buon senso escludendo i blog dalla norma sull’obbligo di rettifica, rinviando la disciplina di questi così come quella dei siti personali a un dibattito più approfondito - ha commentato il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni - sono felice del risultato ottenuto: si è tenuto conto dell’ampia sensibilità che esiste in parlamento su questo tema".

 

 

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