Le inutili richieste della politica

Le inutili richieste della politica

Vittorio Mathieu

Secondo un vecchio detto piemontese, citato spesso da Giolitti, «chiedere non costa nulla». Sembrerebbe ragionevole, però, chiedere solo qualcosa che si abbia qualche probabilità di ottenere. Per contro, in politica, si è presa l’abitudine di avanzare richieste che non hanno nessuna possibilità di essere soddisfatte. Di chiedere, in particolare, le dimissioni di qualcuno che non va a genio, ma che di dimettersi non ha nessuna intenzione. Poniamo: il presidente del Consiglio ha una larga maggioranza in Parlamento, ma la sua coalizione ha perso le elezioni regionali: si chiede che dia le dimissioni e si vada alle elezioni anticipate. Perché dovrebbe farlo?
A questo punto le motivazioni divergono. Secondo alcuni il Presidente dovrebbe dimettersi per pudore: non rappresenta più la maggioranza del Paese, e non deve fingere di rappresentarla. Secondo altri, per contro, dovrebbe dimettersi nel suo stesso interesse: solo in questo modo avrebbe qualche speranza di recuperare consensi. Se poi, però, domandate a chi la pensa così: «Ma, in questo modo, avrebbe qualche probabilità di tornare al governo?», la risposta sarà: «Per nulla al mondo: la vecchia maggioranza non ha nessuna probabilità di risalire la china, ma le converrebbe egualmente andare alle elezioni anticipate». Il perché rimane un mistero.
Accade bensì, in Paesi dove si può, che il premier ricorra alle elezioni anticipate: ma lo fa quando ha buone possibilità di vincerle, di accrescere i consensi o, almeno, di assicurarsi in anticipo una nuova legislatura. L’attuale minoranza chiede, al contrario, al presidente del Consiglio di andare alle elezioni anticipate assicurandogli, al tempo stesso, che le perderà. Gli chiede, in altri termini, di comportarsi da idiota. Può anche darsi che glielo chieda qualcuno che gli vuol bene: perso per perso, farebbe un «bel gesto». Qualcosa di simile alla resistenza del duca d'Aosta sull'Amba Alagi. Ma la politica è un'altra cosa.
Altra divergenza di opinioni, a sinistra, su ciò che si può fare in questi pochi mesi di preagonia. Tutti affermano che si potrà fare pochissimo, ma secondo alcuni perché manca il tempo, secondo altri perché prendere deliberazioni importanti a fine legislatura sarebbe immorale, per non dire anticostituzionale. La situazione è analoga a quella che Achille Campanile notava nel Giro di Francia: l'ultima tappa non sconvolge mai la classifica, la lascia intatta. Di conseguenza l'ultima tappa si potrebbe abolire. Se non che, in questo caso, la penultima tappa diverrebbe l'ultima e, di nuovo, lascerebbe intatta la classifica. Anche la penultima tappa andrebbe abolita, e così tutte le precedenti. Il ragionamento non manca di logica, ma equivale a chiedere che non si organizzi il Giro di Francia. In politica, o che si vada esplicitamente alle elezioni anticipate, o che si inauguri un semestre bianco, in cui il governo rimane in carica solo per l'ordinaria amministrazione, ciò equivale a dire che, poiché il tempo è poco, non lo si deve utilizzare.
Le richieste assurde, che si fanno al livello più alto, si ripetono con egual convinzione ai livelli inferiori. Non c'è assemblea, commissione, consiglio o singolo amministratore, di cui le sinistre non chiedano le dimissioni appena cerchi d'interpretare i desideri dei suoi sostenitori. Lo si sopporta, anche se è stato eletto dalla parte sbagliata, solo se fa la politica dei suoi avversari. Alcuni, a destra come a sinistra, pensano che in questo modo si attutiscano i contrasti. In pratica, però, questa generosità s'incontra solo in alcuni rappresentanti del centrodestra. Quelli del centrosinistra hai voglia che facciano altrettanto. E allora? E allora occorre, qualche volta, rinunziare ad andare d'accordo. A richieste arbitrarie, miranti solo al vantaggio di chi le fa, conviene contrapporre proposte che tornino a vantaggio di chi le riceve.

Con l'ironia che usa Amleto, quando Polonio gli chiede congedo: «Voi non potete chiedermi nulla che io sia più felice di darvi».

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