Cultura e Spettacoli

MA COME È INVADENTE QUEL VISSANI

Ecco un nuovo problema che una trasmissione come Linea verde (domenica su Raiuno, ore 12,15) avrebbe potuto e dovuto risparmiarsi: passi il turn over annuale dei conduttori, anche se non se ne capisce il motivo (scappano loro o c’è una lunga e sgomitante lista d'attesa attirata dalle tavolate domenicali a cielo aperto?); passi per le polemiche periodiche sull’uso e abuso dell’immancabile elicottero; facciamo pure finta che una trasmissione del genere non abbia anche l’obbligo - sempre inevaso - di esercitare una forma di controllo critico sugli scempi perpetrati ai danni di quel territorio nazionale che va a visitare a cuor leggero ogni settimana. Passi tutto questo: ma perché, accanto all’inamovibile Gianfranco Vissani, unico a sfuggire al turn over di conduttori, hanno messo quest’anno il giovane Massimiliano Ossini? Non che il ventisettenne reduce da Notti sul ghiaccio combini disastri. Anzi, essendo nuovo del mestiere cerca umilmente di stare abbottonato e lascia parlare gli altri per fare meno danni possibili. Ma è proprio questo il punto: lasciando parlare gli altri fa parlare soprattutto Vissani, ben felice di ritrovarsi improvvisamente promosso a conduttore principale, a incontrastato punto di riferimento. E si sa com’è Vissani: gli dai un dito e lui si prende la mano, gli dai la parola e lui se la tiene alla faccia dei limiti dialettici, della disinvoltura sintattica e dell’impari battaglia ingaggiata ogni volta con la consecutio temporum. Ne sanno qualcosa a Uno mattina, dove a tenerlo a freno sono sempre stati in tanti, e si sa che l’unione fa la forza anche in questi casi. Ma a Linea Verde Ossini da solo non basta. E ora che Vissani si sente «libero di esprimersi» (una delle più sottovalutate iatture che possano capitare agli esseri umani) lo spettatore ne subisce in tutti i sensi l’incombente stazza e la voglia di protagonismo. Tra i diritti acquisiti con il nuovo ruolo c’è anche quello di essere sempre in pole position nella richiesta dell’assaggio a scrocco, sino ad avvicinarsi pericolosamente con la testa, nell’ultima puntata, a un girarrosto bollente da cui voleva prenotare un pollo ruspante. Nel bailamme del nuovo corso i più sconcertati sembrano gli intervistati, specie quelli più semplici e spaesati davanti a una telecamera: agricoltori, contadini, anziane coltivatrici che Vissani strattona di qua e di là con le sue manone per portarli con modi bruschi e spicci in favore di telecamera. Non avendo familiarità con la tivù non sanno mettersi al posto indicato, né guardare nella direzione giusta come vorrebbe Vissani.

E in questa loro ritrosia a uniformarsi alle convenzioni televisive c’è, in fondo, almeno un momento della trasmissione che è davvero «a contatto con la natura».

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