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«Ma io lo comprerei, odio i maleducati»

«Dove non arriva il buon senso, è necessario mettere un divieto». Nicola Santini, guru nazionale delle buone maniere e autore del libro sul bon ton «Business + etiquette» di Felici Editori, non vede l’ora che ristoranti, uffici, scuole e persino beauty farm diventino zone off limits per i cellulari.
Ma lei non è, come tutti, cellulare-dipendente?
«Io per primo sono uno che vive perennemente al cellulare: ho un apparecchio che porto sempre con me, che poi è l’unico vero modo per rintracciarmi, visto che sono spesso all’estero. Il mio numero è anche pubblicato su internet (www.eredialtrono.com) e faccio diverse ore di conversazione al giorno. E poi sono uno che, se non riesce a rispondere, richiama, che è una delle regole del bon ton del cellulare».
Però è d’accordo nel creare luoghi dove i cellulari non prendono…
«Assolutamente d’accordo. L’etichetta arriva dove non c’è buon senso e buona educazione. Quindi ben venga un impedimento forzato all’uso dei cellulari: deve prevalere la libertà delle persone di poter lavorare senza il tormento delle suonerie, di potersi rilassare in treno senza essere infastiditi dalle conversazioni altrui».
Dov’è che sarebbe giusto, secondo lei, vietare i cellulari?
«Al ristorante prima di tutto. Poi in ufficio, perché se c’è il telefono fisso è già più che sufficiente: stare su due linee contemporaneamente non è umano».
Altri luoghi in cui impedirebbe ai cellulari di suonare?
«In chiesa, al cinema e a teatro. Negli uffici pubblici, perché c’è già fin troppo caos. Poi nelle scuole, in Parlamento e nelle beauty farm, dove in teoria bisognerebbe andare per rilassarsi».
Ma a volte non basterebbe abbassare la suoneria?
«Appena si sale su un treno c’è l’annuncio che invita ad abbassare la suoneria, ma non viene generalmente ascoltato da nessuno. Purtroppo non esiste il divieto alla maleducazione. Per questo è necessario mettere un impedimento forzato, l’unico modo per costringere le persone a comportarsi come si deve.

Come per il fumo, il divieto arriva dopo aver dato una chance al buon senso».

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