Cronaca locale

Io rapinata e ignorata, ma la Milan col coeur in man dov’è finita?

(...) viale Monte Santo era e è ancora rosso. Parecchie macchine sono ferme, lei grida «fermatelo, è un ladro, fermatelo...». Nessuno si muove, nessuno vede, nessuno sente, nessuno mette l’auto di traverso per non farlo passare o tenta di inseguirlo. Quella borsa verde è un segnale inequivocabile. Solo una signora si avvicina furente: «Quando uno sta fermo in mezzo alla strada abbia almeno la compiacenza di far lampeggiare le quattro frecce».
L’intervento della Milano da bere finisce qui. Non un’anima che chieda se sei ferito, se vuoi fare una telefonata, se serve un euro. La vittima, che arriva da fuori città con la sua borsa verde piena di tutto, si ritrova di colpo senza niente. Dal passaporto al codice fiscale, dalla patente al libretto di circolazione, dalla tessera professionale alle carte di credito, dagli assegni al contante. Perché portarsi dietro tutta quella roba? È tipico delle donne. Comunque quando lasci a casa qualcosa puoi giurare che è proprio quella che ti serve di più. Nella vistosa borsa verde prato che passa col rosso tra l’indifferenza generale ci sono ovviamente anche chiavi di casa, cellulare, agenda...
Che fare? Cercare un fabbro che apra la porta e cambi chiavi e cilindro. Mentre quello lavora bloccare le carte. Facile a dirsi. I numeri d’emergenza sono due, uno per il bancomat e uno per le carte di credito. Ma le carte sono tutte polifuzionali e così i due numeri ti rispediscono sempre a quell’altro. Intanto con la tastiera del fax il tramortito digita il numero della polizia di zona. «Si sbrighi, alle 19,30 noi chiudiamo». «Ma come, ci saranno quindici documenti in quella borsa». Loro chiudono. Lo sprovveduto abbandona l’inutile operazione carte e lascia il fabbro nella casa incustodita. Inebetito tenta l’elenco davanti a un agente, gentilissimo. Arriva un superiore. «Le hanno messo le mani addosso, l’hanno ferita, l’hanno infilzata?». «Non sarei qui». «Allora - dice all’agente - scrivi furto». Ma è rapina! «Sì, ma se poi lo prendono sono quattro anni...». Tra le carte anche le password d’accesso all’home banking di carte e conti correnti.
La notte passa così. Controllati i numeri delle carte sottratte si torna con maggior autorevolezza a quelli d’emergenza. Il disco dice che la conversazione è registrata. Allora si prega di controllare. Comunicazione delle ore 23 del 9 giugno. «Non capisco il suo nome, faccia lo spelling». Viene fatto e ripetuto lo spelling. Il villano, registrato, continua a non capire e il derubato a ignorare se le sue carte sono bloccate oppure no. Le banche sono irraggiungibili.
Dopo quattro giorni sui movimenti del conto appaiono due prelievi fatti alle 17,33 e 17,38 dell’incriminato 9 giugno allo sportello della Popolare dell’Emilia Romagna, viale Tunisia 24. Un flash. Gli sportelli automatici sono controllati dalle videocamere. Il malcapitato, che è già stato ovunque, da via Cilea, la Motorizzazione, a Bonola, i 9 euro di tassa, torna dalla Polizia. La videocamera non serve perché dopo due giorni le immagini vengono cancellate, giusto in tempo per evitare che si possa riconoscere il ladro. Gli addebiti con carta si evidenziano infatti dopo almeno tre giorni. A che servirà mai tanto controllo?
La morale? Lasciate tutto a casa. Se prendi la multa perché guidi senza patente, pazienza. Se vai in un luogo dove accettano solo assegni pazienza, se invece accettano solo carte, pazienza ancora. Se poi, senza passaporto ti rispediscono al mittente va bene lo stesso. Se al numero blocca carte becchi un cafone e resti con l’angoscia fino al mattino dopo, che sarà mai! Intanto speri che il fabbro sia un brav’uomo. Ma, a parte i se, quello che si deve sapere è che sei completamente solo, e che anche Milano città del mondo si fa solo i fatti suoi e se ne frega. Per la cronaca, il ladro-assassino era bianco, magari slavo, ma bianchissimo.

È l’unica cosa che il derubato-assassinato è riuscito a vedere.

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