Cronache

Io sol combatterò procomberò sol io

Io sol combatterò procomberò sol io

Se si gioca ogni tre giorni, come sta accadendo da mesi, l'attuale organico della Sampdoria non è in grado di esprimersi al meglio con apprezzabile continuità. Tenuta insieme con lo scotch dall'indefettibile determinazione di Novellino, l'attuale Sampdoria fa tenerezza nel suo progredire zoppicando, a strappi: per restare al campionato, nell'alternare prestazioni memorabili come quelle fornite contro Milan, Treviso, Messina, Inter, Palermo, Lazio, Lecce e Fiorentina a cocenti delusioni come quelle rimediate contro Chievo, Siena, Cagliari, Udinese, Livorno e Reggina. E più in generale, nel disputare non di rado secondi tempi nettamente migliori dei primi - com'è accaduto anche a Udine in coppa Italia - esclusivamente grazie alle mostruose iniezioni di orgoglio e sangue di cavallo praticate dal tonitruante Novellino, nei quarti d'ora di intervallo, alle «forze» lacere, contuse, stanche, disorientate.
Tralasciando i portieri Antonioli e Castellazzi, che toccando ferro sono una sicurezza, io sono certo che se Zenoni, Falcone, Castellini e/o Sala, Pisano, Diana, Volpi, Palombo, Tonetto e/o Gasbarroni, Flachi e Bazzani e/o Bonazzoli fossero in grado di giocare ciascuno al meglio delle proprie possibilità almeno 32-33 delle 38 partite di campionato, la Sampdoria potrebbe davvero ambire al quarto posto e cioè all'ingresso in Champion's League. Ma poiché così non è, se Novellino riuscisse a mantenere stavolta l'attuale settimo posto in campionato che vale l'ingresso in Uefa o a conquistare la finale di coppa Italia che aprirebbe una seconda porta all'Uefa, si potrebbe parlare di ennesimo prodigio del Walter dei miracoli.
Intanto Riccardo Garrone prosegue la sacrosanta battaglia di principio e di sostanza intesa a ridurre l'enorme sperequazione che esiste fra le tre superpotenze tradizionale Juve, Milan e Inter (più Roma e Lazio per ragioni «politiche») e tutte le altre consorelle del calcio «grande» ridotte al rango di Cenerentole. Col presidente della Sampdoria, da 13 che erano - tutti per uno, uno per tutti! - i colleghi «ribelli» si sono peraltro repentinamente ridotti a tre: Della Valle (Fiorentina), Zamparini (Palermo) e Caroppo (Lecce, di proprietà della famiglia Semeraro). Il che automaticamente significa che se Galliani e compagni non ritroveranno in fretta un barlume di spirito sportivo e di onestà intellettuale Riccardo Garrone si ritroverà presto solo, su un mare di petrolio, con il cerino acceso in mano. Come si dice, conosco i miei polli. Non ce lo vedo Zamparini, in corsa per l'Uefa, disposto a perdere le partite e beccarsi un punto di penalizzazione ospitando il Milan (27esima) e andando al Delle Alpi bianconero (37esima) con gli Allievi del Palermo. E non ci vedo il leccese Caroppo, in disperata lotta per non retrocedere, fare altrettanto a Torino con la Juve (27esima) e ospitando il Milan (32esima). E nemmeno ci vedo il prode fiorentino Della Valle, in corsa per un posto in Champion's League, fare altrettanto ospitando l'Inter (24esima) e visitando il Milan (31esima) e ospitando la Juventus (33esima).
Ecco perché spero proprio tanto che pure Carraro spinga non solo a parole come ha già fatto ma fattivamente per quanto in potere della Federcalcio affinché si trovi un'equa soluzione compromissoria capace di riallargare sensibilmente la competitività in un campionato altrimenti condannato, a motivo di lampante concorrenza sleale, a una barbosità che più barbosa non si può.

Lo spero perché un gentiluomo come Garrone non merita di rischiare di perdere prestigio, o immolarsi («Io sol combatterò, procomberò sol io», parole e musica di Giacomo Leopardi), in nome e per conto di un branco di egoisti dalla borsa gonfia e la vista corta.

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