Sport

Ippica all’ultima spiaggia Se non arriva il fisso garantito il collasso è assicurato

A fare il punto della situazione in cui versa l’ippica di casa nostra c’è da farsi venire un memorabile mal di testa. Ci proviamo egualmente, anche se quanto stiamo per scrivere potrà sembrare eccessivamente pessimistico. Dunque, il neo ministro delle Politiche agricole, Giancarlo Galan, ha annunciato, non senza compiacimento, che il Consiglio dei ministri ha accolto la sua proposta di costituire un Comitato interministeriale «in modo che si possa individuare sin da subito una linea direttrice per una rivisitazione ad ibis fundamentis (per i più che non masticano il latino «dalle fondamenta più profonde») del sistema dell’ippica e del suo ente di riferimento». Il ministro sta di fatto rinnegando quanto fatto dal suo predecessore: inutile star qui a precisare gli enormi meriti di Luca Zaia, fautore del decreto «salvaippica» che sembrava dare una speranza di rilancio al mondo del cavallo da corsa. Invece sta soltanto prolungandone l’agonia. Gli «stati generali» culminati con centinaia di audizioni e un piano programmatico sono finiti al macero insieme a quel mezzo milione di euro sborsato in consulenze di nessuna utilità.
Tutto ciò mentre la casa brucia e l’ippica avrebbe un bisogno assoluto di una terapia d’urgenza. Il trend delle scommesse, a freccia costantemente in su per quasi tutto il comparto, volge drammaticamente in giù per l’ippica che sta viaggiando su un 15 per cento in meno di movimento. Con la concorrenza micidiale di Mondiali di calcio e Videolottery ormai alle porte, a fine anno sarà un miracolo se il gap non supererà il 20 per cento.
E intanto la riforma delle scommesse e il piano di promozione per tentare un rilancio subiscono l'ennesimo stop che stavolta potrebbe portare l’Unire al collasso economico. In questo clima da bollettino di guerra c’è già chi grida al complotto, termine sin troppo abusato nel Belpaese.
Ma quale complotto? L’ippica negli ultimi tre lustri non è riuscita ad esprimere un dirigente degno di questo nome e dunque, in buona parte, dovrebbe fare un mea culpa. Ma è innegabile che un settore che dà lavoro a 50mila famiglie stia pagando anche colpe non sue e abbia diritto ad un doveroso risarcimento per una serie di torti subiti sulla propria pelle. Si badi bene non un’elemosina o peggio un salasso per il cittadino, ma un risarcimento sotto forma di un fisso garantito dallo Stato. Un provvedimento in perfetto stile Coni almeno per un triennio per dare tempo al comparto di organizzare un rilancio che gli consenta in futuro di tornare a vivere con la proprie gambe. Il commissario straordinario Tiziano Baggio lo ha capito da tempo e sta premendo in questa direzione.

Fa davvero impressione ascoltare gli incredibili distinguo di improbabili presidenti di categorie ippiche che si professano contrari al provvedimento del fisso garantito, incapaci di capire che al momento è l'unica via possibile per evitare il peggio.

Commenti