Controcultura

Iron Man e compagni sono tragici come gli eroi antichi

A Hollywood le pellicole tratte dai fumetti la fanno da padrone. Le trame ricordano i miti del passato ma danno risposte a noi moderni che ci sentiamo sempre più confusi

Andrea Carugati

da Los Angeles

È tempo di scontri fra supereroi al cinema e di incassi record per gli studios di Hollywood che, ormai è chiaro, hanno trovato la gallina dalle uova d'oro in quella che viene definita la mitologia contemporanea, quella dei supereroi, ormai veri e quasi unici protagonisti sul grande schermo. Mentre al botteghino non si sono ancora spenti gli echi del successo planetario di Batman v. Superman, che vede contrapposti i due principali eroi della Dc Comics, i tanti fan dei fumetti attendono un'altra epica battaglia fra supereoi. A maggio, il 4 per l'esattezza, arriverà al cinema Captain America: Civil War, in cui Capitan America e Iron Man si ritrovano a capo di due diversi schieramenti di supereroi in seguito all'approvazione di una legge che regola tutte le attività superumane. Niente di più trapela al momento, se non le cose ovvie: che si tratta del sequel di Captain America: The Winter Soldier e che è il tredicesimo film del Marvel Cinematic Universe.

Diretto dai fratelli Anthony e Joe Russo, il film vede ancora una volta Chris Evans interpretare Capitan America, mentre Robert Downey jr è Iron Man e Scarlett Johansson è la bellissima Black Widow. Anche il resto del cast è davvero stellare: Gwyneth Paltrow, Don Cheadle, Tom Holland, Jeremy Renner, Paul Bettany, Elizabeth Olsen e William Hurt, fra gli altri, mentre il cattivo è interpretato dall'attore ispano-tedesco Daniel Brühl. Come da tradizione c'è anche in cameo di Stan Lee, il creatore di questo magico mondo, ormai estromesso da ogni ruolo produttivo.

Esauriti abbondantemente i film «soggettivi» (di Spiderman ad esempio si contano almeno sei diversi film recenti e un reboot è previsto in uscita nel 2017) ora è il momento delle gazzarre multi-eroe. In Batman v. Superman, oltre ai protagonisti del titolo, abbiamo incontrato Wonder Woman, Acquaman e Flash, mentre in Civil War ci sarà l'esordio del nuovo «avenger» Spiderman.

Come mai Hollywood da quindici anni a questa parte sembra fare poco altro che raccontarci storie di fumetti? Questione di soldi, senz'altro. La saga di Batman, dal primo film all'ultimo, ha generato tre miliardi e settecento milioni di dollari, quella di Spiderman tre miliardi e novecento milioni di dollari mentre tutti i personaggi della Marvel in attività hanno totalizzato un totale di otto miliardi e mezzo. In una fabbrica dei sogni dove il primo obiettivo è realizzare incassi e rientrare dell'investimento iniziale, è facile essere indotti nella tentazione di andare sul sicuro. Ma non è solo quella economica la ragione per cui un fenomeno nato negli anni '70 in seguito al successo dei fumetti americani e all'avanzata inarrestabile della tecnologia degli effetti speciali, è letteralmente esploso negli ultimi quindici anni. «Prima di tutto sono diventati indubbiamente buoni film con storie complesse, personaggi con più livelli, grandi registi e attori di talento, con temi che sono universali, narrati in contesto classico e in cui le moltitudini possono riconoscersi - spiega Robert Downey jr/Iron Man -. Poi c'è una componente affettiva molto importante. Per alcune generazioni siamo cresciuti con questi personaggi e quindi sono molto familiari e ci rassicurano. Il simbolo di Superman, a esempio, è il più riconoscibile al mondo. Più di qualsiasi altro simbolo o marchio. E poi c'è una ragione, forse la più importante, e si tratta del mito, o dell'assenza del mito, se vogliamo. Gli Stati Uniti sono una nazione giovane che non ha una propria mitologia come quella greca, romana, egizia. Questo mondo di supereroi rappresenta il nostro Olimpo».

Paul Bettany (il monaco albino del Codice da Vinci), che dopo anni nei «panni» di Jervis, la voce del computer maggiordomo di Iron Man, veste ora un corpo tutto suo con Vision, ha un'altra idea: «Certo, sono l'espressione di una mitologia americana neoclassica, sono loro gli Ercole, gli Ulisse, gli Enea, i Perseo americani e Stan Lee nel suo infinito genio si è ispirato ai miti antichi, ma il merito del successo dei film sta in un argomento che per quanto riguarda il mondo Marvel, quello degli Avengers, di Capitan America, di Hulk e di Iron Man, è sempre presente, ovvero: intervenire? Non intervenire? Tutta questa saga è incentrata su questo dibattito: è giusto intervenire se si hanno superpoteri? E chi decide dove e quando intervenire? Se sei un supereroe (o una superpotenza) che diritti hai? Che doveri hai? Quale responsabilità si hanno quando si possono fare cose straordinarie?».

Secondo Scarlett Johansson poi: «C'è una componente emozionale molto forte. Tanti tra i supereroi si trovano a diventarlo per caso, fortuna o disgrazia. Gente normalissima che da un giorno all'altro diventa super e si trova a decidere cosa fare con quei poteri. In quella normalità il pubblico si rispecchia. Chi non hai mai immaginato di essere Superman? Questo credo sia un ingrediente importante del successo di certi personaggi e dell'incredibile affetto e interesse che i fan provano per loro». Insomma, per il prossimo decennio non mancheranno eroi di tutti i tipi, che un giorno, chissà, potrebbero finire per stufare il pubblico.

Al momento un'ipotesi molto remota.

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