Mondo

"In Italia perseguitato da fisco e carte bollate. A Tirana mi sento libero"

La testimonianza

T ra i molti italiani che hanno lasciato il Bel paese per l'Albania c'è anche chi si è ricostruito una vita. Uno di questi è Maurizio Cantalini, abruzzese di 50 anni, che nel 2012 ha abbandonato l'Italia quasi con risentimento. Oggi ha un ristorante, Vita99, a pochi passi dal quartiere della movida di Tirana. «Avevo un locale proprio nel centro dell'Aquila - racconta -. Il terremoto lo ha distrutto. Ma quello che mi ha spinto ad andarmene è accaduto dopo».

Intende la ricostruzione?

«No, gli interventi del governo sono stati tempestivi e tutti hanno avuto in breve tempo un tetto. I guai sono arrivati quando la gestione è passata agli enti locali».

Che cosa le è capitato?

«Dopo due anni sono riuscito ad aprire paninoteca-pub, nonostante i prezzi fossero saliti alle stelle. A fine 2011 hanno cominciato i restauri del palazzo dove avevo il locale e hanno deciso che non era in sicurezza, quindi tutte le attività andavano chiuse. Sono stati anni amari, la lotta per sopravvivere, la separazione con mia moglie. E poi gli scontri con la burocrazia».

I soliti freni alle imprese?

«Peggio. Veniva frustrata ogni iniziativa. Con i locali vicini, in questa piazzetta nel centro dell'Aquila, avevamo formato un'associazione per valorizzare la zona. Ma le numerose richieste al sindaco Cialente sono state lettera morta».

Un esempio?

«L'idea dei chioschi: bocciata. Ma solo a noi. I permessi per i chioschi li hanno avuti altri, magari amici... E poi dicono che hanno aiutato le imprese...».

Quindi ha deciso di venire in Albania?

«Sì, quando c'è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Epifania 2012. Visite a tappeto della Guardia di finanza e multe a raffica, una pure a me: scontrino non battuto. Nulla da discutere, la violazione c'era e ho pagato la multa. Sa che cosa mi hanno risposto i finanzieri quando gli ho chiesto perché non multate anche i vu' cumprà davanti al mio locale? “Non sono affari suoi”. Ho preso gli ultimi risparmi e me ne sono andato».

Come è stato il primo impatto con l'Albania?

«L'ho trovato un paese dinamico e in crescita. Ho visto più gru qui che all'Aquila nel dopo sisma».

È facile fare impresa in questo paese?

«In mezz'ora puoi aprire un'attività, le tasse sono al 15%, il costo del lavoro è basso. E poi qui non esiste la Siae (sorride, ndr ). Tutto ciò ti fa sentire più libero. Qui viene voglia di fare, in Italia te la tolgono».

Nostalgia dell'Italia?

«Nessuna. Ho un'attività che cresce e ho trovato una nuova compagna.

Insomma, ho ricominciato a vivere».

Commenti