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"Ma in Italia verrà usata in modo sicuro"

"Ma in Italia verrà usata in modo sicuro"

Professor Guido Rasi ha letto il documento sulla pillola Ru486 che abbiamo pubblicato sul Giornale?
«Lo conoscevo già. Quei dati erano stati analizzati dalla commissione tecnico-scientifica e dagli uffici di farmaco-vigilanza dell’Aifa».

E che cosa ne hanno ricavato gli esperti?
«Che la pillola abortiva non presenta rischi dal punto di vista farmacologico e scientifico. Le cosiddette morti sospette sono decessi avvenuti solo perché il farmaco è stato usato in modo distorto oppure perché c’erano in atto delle patologie molti gravi, come quelle tumorali».

E dopo queste conclusioni avete deciso di dare il via libera al farmaco anche in Italia nonostante molte resistenze politiche dell’area cattolica?
«Il farmaco è sicuro e noi siamo un organo tecnico, dobbiamo attenerci ai nostri compiti istituzionali. Però abbiamo voluto garantire una maggiore sicurezza rispetto a quello che avviene all’estero. Dai rapporti periodici dell’Emea è emerso che alcune complicazioni legate all’assunzione della Ru486 si sono verificate quando la pillola veniva assunta tra la settima e la nona settimana di gravidanza».

Che tipo di complicazioni?
«Alcune pazienti presentavano contrazioni espulsive più dolorose. Inoltre si sono verificati casi di insuccesso abortivo che hanno imposto il ricorso alla chirurgia. E questo ci ha fatto capire che la procedura di assunzione non era perfetta».

Altri problemi tra la settima e la nona settimana?
«L’inefficacia del farmaco. In pratica è successo che alcune gravidanze siano proseguite all’insaputa delle pazienti. Ma in questo caso il feto è a rischio di malformazioni».

E nonostante questi rischi avete approvato la commercializzazione della Ru?
«Ne abbiamo ristretto il campo di applicazione e in Italia si potrà assumere la pillola abortiva solo entro la settima settimana. Presa entro questi tempi di gestazione non ci sono rischi quindi non c’erano motivi per non autorizzarla, considerando che comunque non potevamo farne a meno in virtù della procedura di “mutuo riconoscimento europeo”».

Spesso però la donna non si accorge neppure di essere incinta alla settima settimana.
«All’estero si può assumere la Ru entro la nona settimana, da noi non sarà possibile. Questo limiterà molto l’uso, ma è un’istanza di sicurezza e noi non transigiamo».

Quanto costerà questa pillola?
«Le tre pastiglie che serviranno per l’aborto chimico costeranno al Servizio sanitario nazionale circa 99 euro. Il prezzo più basso d’Europa. La ditta ci ha messo tre mesi prima di accettarlo tanto lo riteneva antieconomico».

La Ru si potrà acquistare in farmacia?
«No, assolutamente. L’Aifa ha attribuito alla pillola una classe di dispensazione ospedaliera».

E se esce dagli ospedali?
«Chi prova a venderla ai privati commette un atto illegale e va incontro a conseguenze penali».

Lei ha detto che si assumerà in ospedale, ma ci sarà per le donne l’obbligo del ricovero come chiedono alcuni o basterà un day hospital?
«La normativa europea e italiana dice che l’uso della pillola dev’essere compatibile con la legge sull’aborto, cioè da noi la 194. E noi ci siamo spinti al limite del nostro mandato perché abbiamo inquadrato i due articoli della 194 riferibili all’aborto chimico: l’articolo 8 e il 15».

E cosa dicono questi due articoli?
«Che l’aborto dev’essere effettuato in ambito ospedaliero. E qui finisce il lavoro dell’Aifa».

Ma le modalità di somministrazione chi le decide?
«Le Regioni che stabiliscono la definizione di ricovero».

In pratica le Regioni possono anche stabilire che la Ru venga somministrata in day hospital?
«Potrebbero».

In questo modo ci sarebbe un bell’abbattimento di costi per le degenze.
«Non sta a me fare queste valutazioni. Definire il ricovero non è competenza dell’Aifa ma dello Stato e delle Regioni».

Resta il nodo psicologico: la pillola si associa all’idea dell’aborto facile?
«Io penso il contrario. Con queste restrizioni e con questa consapevolezza, ci sarà una seria considerazione da parte della donna se utilizzare questo metodo o un altro».

La pillola ha aumentato gli aborti all’estero?
«La situazione cambia molto da Paese a Paese, dove è tutto domiciliare probabilmente sì, ma dove si mettono paletti come i nostri, la Ru486 non avrà vita facile. Io credo che il suo utilizzo in Italia non supererà più del 3% degli aborti complessivi».

Oggi si riunisce il Cda dell’Aifa. Cosa succederà?
«Si approverà il verbale della delibera del 30 luglio senza modifiche. Poi serviranno trenta giorni per la pubblicazione in Gazzetta. A quel punto la pillola potrà essere distribuita negli ospedali».

E la commissione d’inchiesta parlamentare?
«Tra un mese il Senato avrà concluso l’indagine. E se la Ru non convince, il Parlamento potrebbe modificare la legge 194 e renderla incompatibile con la pillola abortiva».

Ma secondo lei è compatibile o incompatibile?
«Io credo che sia compatibile, quello chimico è solo un ulteriore metodo per abortire. Si è cominciato con la chirurgia, si è passati all’aspirazione ora c’è anche la strada farmacologica. Che forse, per la donna, è la più complicata e dolorosa dal punto di vista psicologico. In realtà probabilmente l’uso della pillola avrà senso fondamentalmente dove è controindicato il metodo chirurgico».

E cioè?
«Nei casi, per esempio, di controindicazioni all’anestesia, di malformazioni uterine, di stenosi cervicale uterina che pongano il rischio di perforazione o lacerazione».

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