Cronache

Jesolo, il papà violento del baby calciatore per tre anni non potrà rientrare negli stadi

Il giudice non fa sconti a uno dei genitori che ha scatenato una rissa a Jesolo durante una partita di pallone tra ragazzini. Picchiato e minacciato: l'arbitro aveva dovuto sospendere l'incontro. Botte e insulti sono diventati una costante non solo sui campi di serie A

Jesolo, il papà violento del baby calciatore  
per tre anni non potrà rientrare negli stadi

Venezia - Gli allenatori e gli arbitri dei campionati giovanili di calcio esultano: il questore di Venezia, Fulvio Della Rocca, ha trovato un valido espediente legale per togliere dagli stadi gli esagitati, oltre che pericolosi, genitori dei piccoli calciatori. Come? Semplice, Daspo per tutti, e cioè divieto assoluto di assistere a qualsiasi manifestazione sportiva, o anche solo a passare per caso nelle vicinanze. Il caso specifico riguarda un genitore di un allievo della Fidene Roma, ma l'esperienza domenicale dei comportamenti deliranti sugli spalti di questi sedicenti educatori induce a ritenere che questo potrà essere il precedente giuridico in grado di fare scuola e di indicare la strada da seguire per debellare il deprecabile fenomeno.

Una settimana fa, campo sportivo di Jesolo, nona edizione del torneo di calcio giovanile internazionale Eurosporting, in campo si stanno per affrontare le formazioni allievi della Fidene, club romano dell'omonimo quartiere sulla Salaria, e gli scozzesi del Langcraigs. Oltre agli insulti di accoglienza riservati ad avversari e arbitro da parte di un gruppetto di genitori della squadra romana, stavolta bastano pochi minuti di «gioco» (botte e parolacce anche tra giocatori) per indurre il direttore di gara a sospendere il match. Sì, perché dalle offese si è passati presto alle botte, facilitati anche dalla mancanza di recinzione protettiva. Un dettaglio che ha convinto l'arbitro a fuggire negli spogliatoi prima che la situazione potesse finire ancora peggio.

A quel punto l'organizzazione del torneo ha fatto l'unica cosa saggia che potesse fare, e cioè chiamare il 113. Gli agenti sono intervenuti subito, identificando alcune persone e, sulla base del referto dell'arbitro, che rivelava di essere stato costretto a interrompere la partita per ingiurie, minacce e percosse ricevute sul campo, oltre che sulla diagnosi certificata dai medici dell'ospedale, avevano già costruito la tesi d'accusa e la richiesta di pena: Daspo, appunto.
E il questore Della Rocca ha firmato proprio il provvedimento che vieta al tifoso-papà, 51 anni, di accedere alle manifestazioni sportive di qualsiasi genere per tre anni. Colpirne uno per educarne cento, potrebbe essere il principio del duro provvedimento. In realtà sono ancora in corso indagini per cercare di individuare e punire gli altri esagitati protagonisti di disordini durante e dopo l'incontro.

E per far capire che la strada è quella giusta, un altro provvedimento Daspo di tre anni è stato emesso dalla Questura di Genova nei confronti di un cinquantenne protagonista di un'aggressione ai danni di un calciatore 23enne all'uscita degli spogliatoi al termine della partita. Inutile aggiungere che si trattava di un genitore di un calciatore, stavolta della Genovese Calcio, e che l'aggredito militava nella formazione avversaria, il Moconesi.

Il campo di calcio rischia di diventare così l'unica struttura pubblica in cui i ragazzi possono accedere solo se rigorosamente non accompagnati dai genitori.

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