Economia

Jp Morgan brucia 2 miliardi: "Usata strategia sbagliata"

La Consob statunitense rivede i documenti sulle perdite della superbanca. E il CEO rassicura: avranno impatto solamente sulla divisione colpevole

La Securities and Exchange Commission, la Consob statunitense, rivede i documenti sulle perdite - da due miliardi di dollari - dovute ad operazioni di trading dei derivati di Jp Morgan Chase, presentati all'autorità di regolamentazione della Borsa dopo la chiusura dei mercati azionari.

Non si tratta ancora di un'indagine, a sentire il Wall Street Journal. Un po' perché le quotate in borsa riportano "di routine" grosse perdite. E poi perché la revisione è ancora nelle prime fasi. Ma la Jp Morgan è comunque controllata da vicino.

Le perdite della Jp non dovrebbero portare, questo il rischio ventilato dal WSJ, a un'accelerazione nell'applicazione della Volcker Rule, parte della riforma del settore finanziario voluta dal presidente Barack Obama, la legge di riforma del settore finanziario che proibirebbe alle grandi banche il trading per conto proprio. L'ammontare della perdita scalfisce di poco la solidità della banca.

Il coautore della riforma finanziaria del 2010 Barney Frank, ha commentato "le notizie proveniente da Jp Morgan" sottolineando come contrastino con "il punto di vista della banca, che accusa le regole di essere la causa principale delle difficoltà del settore finanziario". Critiche sono arrivate anche dalle banche minori.

Secondo Jamie Dimon, Ceo della Jp, le perdite andrebbero attribuite a una strategia "sbagliata, complessa, scarsamente monitorata e male eseguita", ma l'impatto dell'errore dovrebbe gravare soprattutto sulla divisione colpevole delle perdite, che si occupa della gestione del rischio del colosso bancario.

Al via la caccia al colpevole.

Per il Washington Post sono quattro gli indiziati principali: Ina Drew, capo del Chief Investment Office e veterana del mondo finanziario, John Hogan, responsabile del rischio di JpMorgan, Douglas Braunstein, direttore finanziario, e Bruno Iksil, trader di origine francese che lavora da Londra e che avrebbe acquistato significative quantità di derivati. 

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