Cronaca locale

L’affitto non va in crisi E la casa si condivide anche a quarant’anni

RISPARMI Per una stanza con l’uso comune del bagno «bastano» in media 503 euro

La casa in condivisione: per molti di noi è soltanto un bel ricordo, legato ai tempi dell’Università e delle poche responsabilità. Insomma, alla nostra giovinezza. Ma i tempi sono veramente cambiati con grande rapidità, complici impietose la crisi economica e la precarietà lavorativa, e quel bel ricordo rischia, a trenta o quarant’anni suonati, di diventare un brusco e forzato salto indietro nel tempo della post adolescenza. Secondo uno studio diffuso dal portale «Immobiliare.it», infatti, il 59% delle coabitazioni nelle principali città italiane si realizza fra persone che hanno già un impiego. Un quadro preoccupante, nel quale Milano indossa la maglia nera, riuscendo addirittura a battere la media nazionale e arrivando al 60 per cento.
Il primato è certamente poco lusinghiero, anche considerando che due anni fa la percentuale era del 42%. «Nelle grandi aree metropolitane - spiega l’amministratore delegato del Gruppo Immobiliare.it - la coabitazione non è più solo un fenomeno studentesco. In questi tempi di crisi, poter dividere le spese condominiali e le bollette non è cosa da poco e questa soluzione abitativa consente un risparmio medio di 300 euro». Il calcolo per rendersi conto di come sia stato possibile arrivare a questa realtà è presto fatto: il livello degli stipendi italiani è tra i più bassi d’Europa e il salario medio di un impiegato nel nostro Paese è di mille euro, mentre il costo medio mensile di un monolocale è di 700 euro. Chiaro, quindi, che a restare in tasca sarebbero solo 300 euro. Troppo pochi per arrivare a fine mese. Così, si decidere di dividere spazi e costi. Ma anche in questo caso la situazione milanese è tra le più critiche: per questa tipologia di abitazione si pagano addirittura 815 euro al mese. Ed è di ben poca consolazione sapere che esistono anche realtà più dispendiose, come Venezia, dove la cifra sale a 850 euro. Perché Milano resta comunque la seconda città più cara per l’affitto di un monolocale, seguita da a stretto giro di posta da Roma (755 euro), quindi Firenze (710), Torino (570) e Genova (490).
Il capoluogo lombardo, poi, con 503 euro medi al mese anche nel caso di una stanza con l’uso comune del bagno si conferma la città più cara per le camere in affitto. Al secondo posto c’è Roma, dove per una stanza singola il prezzo richiesto è di 480 euro mensili. Terza de quarta sono, rispettivamente, Firenze, con 422 euro di canone mensile e, Venezia, dove per una camera si arriva a pagare mediamente un canone di 410 euro.
La coabitazione, dunque, è un’esperienza nuova per i lavoratori, dettata dalle contingenze dell’attuale crisi. Ma, a parte questi, c’è poi l’esercito dei «conviventi» per definizione: gli studenti. Anche fra i circa 400.000 studenti universitari fuori sede la coabitazione è una realtà importante (il 61 per cento delle condivisioni di appartamenti a livello nazionale si realizza fra chi frequenta l’Università) ed emerge che, nel 62 per cento dei casi, si affittano camere singole con il bagno in comune. Il costo medio è di 320 euro al mese e la dimensione oscilla fra gli 11 e i 15 metri quadri. Solo il 9 per cento di chi affitta ha a disposizione una stanza di oltre 21 merti quadrati.

Tra le città universitarie, quella che offre agli studenti gli affitti meno onerosi è Cosenza, con 200 euro per un posto letto in una stanza singola.

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