ParigiUna settimana dopo la tragedia decollano le polemiche. A Parigi ci si chiede in particolare perché mai la compagnia Air France abbia continuato a utilizzare velivoli su cui il dispositivo di indicazione della velocità non era ancora stato modificato sulle basi delle raccomandazioni diramate dal costruttore Airbus. Era appunto il caso dell'Airbus A-330 utilizzato sulla rotta Rio-Parigi e precipitato nell'Atlantico durante la notte tra domenica e lunedì, con 228 persone a bordo (tra cui dieci italiani).
Negli ambienti di Air France sembra esserci un certo imbarazzo di fronte agli sviluppi di un'inchiesta che è comunque ancora lontanissima dalla conclusione. In effetti, come hanno ribadito ieri fonti governative transalpine, le indagini sono complicate e procedono in tutte le direzioni. La tesi dell'incidente tecnico, intrecciatosi con l'errore umano e con le cattive condizioni meteo, non è la sola a essere presa in conto, anche se i media parigini la considerano come la più probabile. Al tempo stesso viene precisato che la situazione atmosferica, per quanto perturbata a causa di una tempesta equatoriale, non era eccezionalmente grave, come alcune fonti hanno lasciato intendere subito dopo il disastro.
Le grandi novità sono due: il ritrovamento dei primi corpi delle vittime (finora sei persone ancora da identificare) e il fatto che poco prima della tragedia il dispositivo automatico dell'aereo avesse lanciato al sistema di controllo di Air France a terra 24 messaggi di avaria o di problemi, riguardanti sistemi importanti e anche vitali dell'aereo. In particolare era stata segnalata l'avaria agli indicatori della velocità. Visto che i piloti non disponevano in quel momento del dispositivo automatico di guida del velivolo (la cui disattivazione era stata segnalata a terra tra quei 24 messaggi tecnici) c'è chi ipotizza un inopinato calo di velocità tra le cause della caduta del jet. Ma, ancora una volta, siamo nel regno delle pure e semplici ipotesi.
Le fonti del Bea (l'autorità francese che conduce le indagini sugli incidenti aerei) sembrano nutrire seri dubbi circa la possibilità di recuperare le scatole nere dell'Airbus precipitato nell'oceano a 1.100 km a nord est delle coste brasiliane. Le scatole nere continueranno a trasmettere i loro impulsi per tre settimane, ma si stenta a immaginare chi potrà captare quei segnali e soprattutto andare a recuperare quei macchinari a un paio di migliaia di metri di profondità.
Un'autentica «armata» aeronavale franco-brasiliana sta affluendo sul luogo in cui sono stati rinvenuti i primi relitti del volo A 447 di Air France, conclusosi in un modo tanto misterioso e drammatico. Un sottomarino francese a propulsione nucleare parteciperà alle ricerche. Ci saranno anche aerei di prospezione marina francesi e brasiliani, oltre che imbarcazioni militari di superficie. Bisogna capire se i relitti sono sparsi in un'area di centinaia di chilometri (cosa che avvalorerebbe la tesi dell'esplosione in volo) o se sono relativamente concentrati in un'area ben precisa e non vastissima dell'oceano, cosa che confermerebbe la probabilità di un improvviso inabissamento del velivolo, che sarebbe precipitato quasi come un sasso.
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