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L’amara sorpresa di Mieli tradito dai condomini Rcs

In via Solferino c’è un’unica spiegazione: «Ogni direttore è padrone a casa sua»

L’amara sorpresa di Mieli tradito dai condomini Rcs

Milano - Dire che il direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, ieri fosse «sorpreso», è un eufemismo. Era «nero». E già dalla sera prima, più o meno dalle dieci e mezza, quando Pierluigi Battista, il vicedirettore di turno nel week end, lo ha chiamato sul telefonino, trovandolo a cena, a Roma, per dargli una notiziola: le foto che ritraggono Silvio Sircana in macchina per un viale malfamato della capitale ce le ha il settimanale Oggi nel cassetto, e da quattro mesi. Vale a dire una testata che appartiene allo stessa società del Corriere: il gruppo Rcs. Battista era stato appena informato della cosa dal direttore del settimanale rosa, Pino Belleri che, in seguito alla telefonata del cronista del Giornale aveva deciso di rilasciare una dichiarazione all’agenzia Ansa, uscita alle 23.26.
L’imbarazzo era evidente: per tre giorni il Corriere aveva dubitato dell’esistenza delle foto che il Giornale custodiva. E nel dubbio aveva dato ampio risalto alla ritrattazione del fotografo, e aveva titolato «Fangopoli» un editoriale in prima pagina, a firma dello stesso Battista, nel quale - senza per altro mai citare il Giornale - si deplorava «l’imbarbarimento di cui Sircana era vittima». Per questo l’aver saputo che le foto non solo c’erano, ma per di più erano già in Rcs, e addirittura dal novembre scorso, ha creato una certa tensione.
Ma perché Belleri si era tenuto questo segreto? Decidendo di lasciarlo tale anche dopo lo scoppio del caso avvenuto mercoledì scorso? Aveva o no informato i vertici del gruppo, soprattutto a fronte di un esborso economico notevole? E perché non aveva mai pubblicato le foto? Interrogativi che ieri circolavano nella redazione di via Solferino. Mentre Mieli avrebbe deciso, almeno per il momento, di non dare alcun seguito alla vicenda. Prendendosi una giornata di tempo per pensarci su, almeno fino al rientro a Milano di stamattina. I vertici di Rcs, dal presidente Piergaetano Marchetti, all’ad Antonello Perricone, non hanno voluto rilasciare sulla questione alcuna dichiarazione, lasciando che fosse la tradizione del gruppo a fornire l’unica chiave di lettura possibile. Una tradizione che vuole le testate indipendenti tra loro, e i direttori pieni padroni a casa propria. Una consuetudine che ha sempre avuto a che fare con situazioni potenzialmente conflittuali. Basti pensare da un lato al ricco azionariato di Rcs: dai banchieri Bazoli e Geronzi, agli imprenditori Tronchetti Provera e Della Valle, da Montezemolo a Ligresti. Dall’altro alla convivenza dell’ammiraglia Corriere con la moltitudine delle testate periodiche specializzate in ogni campo dell’attualità. Compreso il gossip puro, trattato da Novella 2000, o da Visto piuttosto che dallo stesso Oggi. Dalla più periferica via Rizzoli, dove hanno sede i periodici (oltre che i vertici del gruppo), si sottolinea come siano normali i casi di servizi fotografici aventi per oggetto, per esempio, i figli di vip-azionisti quali i Tronchetti piuttosto che gli Agnelli, senza per questo avvertire o allertare cugini vicini e lontani.
Insomma, tra un direttore e l’altro ci sarebbero le muraglie cinesi. Certo, di fronte a una situazione che ora dopo ora diventava più esplosiva, il senso di appartenenza allo stesso gruppo editoriale poteva forse giustificare uno strappo alla regola. In altri termini l’irritazione del direttore del Corriere ci sta tutta. E forse anche i giornalisti che lavorano in Rcs avranno ora qualcosa da dire.

Si vedrà.

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