Roma

È l’anno di Molière e Leopardi

Una progettualità artistica e culturale coeva nel nome dei classici come Molière, Brecht, Pirandello, Garcia Lorca, Shakespeare, Beckett e Sofocle. Giganti del teatro che con le loro opere graffianti, ironiche, comiche e tragiche hanno riflesso i drammi dell’uomo moderno sulle quinte dei palcoscenici mondiali, avvicinando gli spettatori di varie generazioni a una «visione» globale dell’esistenza. Classici maledettamente attuali e lavori dal profondo respiro internazionale, per ribadire lo stretto legame tra il pianeta Terra e il boccascena. In questa dimensione e su questi canoni di interazione punta la nuova stagione del teatro Argentina, che per il 2010-11 mette in cartellone nomi di prestigio. Maestri della scena come Gabriele Lavia e Umberto Orsini, registi del calibro di Mario Martone e Massimo Castri, e attesi ritorni sulla scena romana come quelli di Ugo Pagliai e Luigi De Filippo. Una stagione solida che alterna un vero e proprio «codice Molière» - con una terna di spettacoli dedicati all’autore del Misantropo - a tre diversi approcci al grande William Shakespeare da parte di registi di nuova leva, inframmezzati da un classico della letteratura italiana (le leopardiane Operette morali) messo in scena da Mario Martone. Uno sguardo sospeso tra la memoria e l'attualità quello lanciato dallo staff guidato da Oberdan Forlenza, giunto alla scadenza naturale del suo mandato («essendo al nono anno, da termini statutari questa è la mia ultima presentazione» dice il presidente del Teatro di Roma) per l’allestimento della stagione 2010-11. «Crediamo molto nel programma dell’Argentina, ci abbiamo lavorato molto. E nonostante lo stato di sofferenza generale dello spettacolo italiano, il Teatro di Roma è qui, e continua ad essere un’istituzione» ha ribadito Forlenza, sottolineando la vocazione nazionale e internazionale della sala di largo di Torre Argentina. Aspettando di scoprire se, come annunciato da Forlenza, l’Inno di Mameli aprirà il sipario dell’Argentina, per festeggiare il 150. dell’Unità d’Italia, scopriamo che a inaugurare la stagione il 12 ottobre in prima nazionale sarà Il misantropo per la regia di Massimo Castri, la prima delle due produzioni del Teatro di Roma. Un testo universale, quello che vede Castri alle prese con l’allestimento del suo primo Molière, e che impegna in scena - nei panni di colui che contro il parere e i consigli degli amici, non scende mai a compromessi anzi pone sempre la sincerità sopra ogni cosa, col rischio di perdere ogni protezione - il bravo Massimo Popolizio. Nel segno di Molière, il sipario dell’Argentina si aprirà altre due volte: nel periodo delle festività (dal 28 dicembre) con L’avaro di Luigi De Filippo, e l’8 febbraio con Il malato immaginario diretto da Gabriele Lavia. La seconda produzione del Teatro di Roma è quella che il 28 settembre aprirà la stagione del Teatro India, Lear, che mette insieme un’altra coppia eccellente del teatro, quella formata da Giorgio Albertazzi e dal regista Antonio Latella. La terza coproduzione dello stabile riguarda invece la traduzione di Eduardo Sanguineti di La resistibile ascesa di Arturo Ui di Bertolt Brecht; qui, a dominare la scena, è l’eclettico Umberto Orsini diretto da Claudio Longhi (in prima nazionale, dal 29 marzo), in una buffa parabola satirica sulla corruzione del potere. Uno spettacolo capace di «provocare una discussione e aprire dibattiti - spiega Forlenza - uno spettacolo indispensabile e necessario proprio adesso». Completano il cartellone la tragedia di Sofocle Edipo Re per la regia di Antonio Calenda e l’interpretazione di Franco Branciaroli (9 novembre), il commovente e delicato Donna Rosita nubile di Federico Garcìa Lorca regia di Lluis Pasqual (23 novembre), i copioni shakespeariani Sogno di una notte di mezza estate diretta dal macedone Aleksndar Popovski (1 febbraio) e Il mercante di Venezia riletto dal drammaturgo di Sarajevo Egon Savin (5 febbraio), il beckettiano Aspettando Godot regia di Marco Sciaccaluga con Ugo Pagliai e Eros Pagni (18 gennaio), e la pirandelliana Vestire gli ignudi da Pirandello regia di Luca De Fusco (primo marzo).

La danza sarà di scena all’Argentina il 17 dicembre con il poema cavalleresco coreografato da Mauro Bigonzetti e l’Aterballetto InCanto dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, mentre la musica terrà banco il 21 e 22 dicembre con Enzo Moscato in Toledo Suite recital con pentagramma di Pasquale Scialò.

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