Cultura e Spettacoli

L’arte contemporanea diventa classica

Robert Wilson, Liliana Moro, William Kentridge: esotismo, mistero e anche un po’ di Mozart

Il luogo è magico. In mezzo al lago Maggiore, l’Isola Madre delle Isole Borromee racconta mondi settecenteschi, enciclopedici, quando il senso della catalogazione includeva la botanica, l’esotico e il misterioso. In questo contesto lavora Adelina von Fürstenberg, curatrice della seconda Mostra di Arte Contemporanea sul Lago Maggiore. Quest’anno ha scelto tre artisti molto diversi fra loro. Robert Wilson, Liliana Moro e William Kentridge hanno occupato il giardino e la villa al centro dell’isola tenendo conto delle suggestioni del luogo. È una passeggiata romantica e contemporanea al tempo stesso, che segue (fino al 19 settembre) i percorsi già segnati per i visitatori, sorprendendoli di volta in volta.
L’americano Robert Wilson utilizza le proprie capacità scenografiche per installare personaggi di fiaba, umani-animali, ispirati alle favole di La Fontane e a La Bella e la Bestia di Cocteau. Si viene accolti da un uomo-cervo al centro della fontana, sorta di Apollo scintillante, non lontano dalla serra dove un centinaio di disegni immersi nel verde illustrano i personaggi fiabeschi. «Non credo - spiega Wilson - che l’arte contemporanea sia solo urbana. L’architettura classica tiene conto di tutte le forme, siano edifici o natura, e questa strana famiglia di animali, fantasie allegoriche, si inseriscono in quella visione del mondo». Le sculture sono accompagnate dalla musica di Michael Galasso, compositore che collabora con Wilson da tempo, oltre che con registi come Wong Kar-Wai e Gabriele Salvatores. I suoi suoni evocativi del Settecento ben avvolgono anche gli altri personaggi, come un rosso uomo-lupo che staziona all’ombra di un magnifico, imponente albero proveniente dall’Himalaya, «Inferno e Paradiso che non posso separare», puntualizza Wilson. Un coniglio immaginato come un grande Jolly occupa l’antica conigliera e un altro cervo è seduto in una gondola sospesa nella vecchia darsena.
Liliana Moro, italiana, ha osservato le tracce lasciate dai visitatori e le ha implementate di frutti in ceramica caduti dai grandi alberi secolari che punteggiano il parco. «Sono cedri, frutti vari, nature morte e anche carta straccia, realizzati in terracotta, che raccontano del rapporto tra il nascere e il morire. Ho lavorato sull’idea di caducità, non di denuncia ambientale. Mi piaceva ricreare, costruendola dal nulla, una situazione possibile», sottolinea l’artista che ha intitolato il lavoro Oggi che tutto appare nella chiarezza del vuoto, ho la liberta di guardare la neve. Lungo il percorso si incontrano anche pavoni di ogni colore, pronti a fare la ruota e molti altri uccelli esotici, che aggiungono magia alla magia.
William Kentridge è invece entrato nel palazzo e ha seguito il filo conduttore della storica collezione Borromeo di teatrini. L’artista sudafricano interviene con Preparing The Flute: un teatrino su cui sono proiettati i suoi video animati ispirati al Flauto magico di Mozart. Kentridge aggiunge la sua mano felice al capolavoro mozartiano, e lascia il visitatore tentato di seguire l’intera opera. Si rimane così, tra passato e contemporaneità, e la sensazione permane anche quando, di ritorno sulla terraferma, si viene accolti da Cristina Zuccari al Grand Hotel Majestic. La sorridente signora, uno dei promotori dell’iniziativa, installa ogni anno in albergo a fine mostra un’opera scelta con gli artisti.

E fanno già bella mostra di sé le farfalle di Jannis Kounellis, che all’Isola Madre ha lavorato lo scorso anno.

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