Politica

L’aviaria gli fa perdere il lavoro: stermina la famiglia

Ha lasciato un biglietto per spiegare la sua follia: «Ho rovinato tutto con la mia stupidità»

nostro inviato a Verona
«Per mia stupida disattenzione ho rovinato la famiglia», ha lasciato scritto su un biglietto. Ma quale stupidità può scatenare una follia così feroce? Claudio Rubello, camionista di 49 anni, ha massacrato la moglie e i tre figli con una mazza da muratore, gli ha spaccato la testa nel cuore della notte, poi ha impugnato un coltello da cucina e si è tagliato la gola, due fendenti. «Disattenzione», «stupidità». Il lavoro per conto dell'Aia che stava diminuendo, il rischio di perderlo, forse qualche debito per pagare il camion nuovo, forse anche qualche problema di depressione. Tutto e chissà cos'altro ancora è affogato in un lago di sangue a Grezzana, diecimila persone sulle colline veronesi; una orrenda strage che nessuna spiegazione potrà mai chiarire del tutto.
Morto lui, morta la moglie Paola Costa, morta la più piccola dei figli, Jennifer, 10 anni; ricoverati all'ospedale di Borgo Trento in condizioni disperate gli altri due figli, Thomas di 16 anni e Antony, 14: due bei ragazzi alti, giocano entrambi nella squadra di basket under 16 di un paese vicino, San Martino Buon Albergo, e il papà aveva passato la domenica pomeriggio a incitarli. Hanno gravi lesioni al cervello, alla scatola cranica, alle ossa del viso.
La furia omicida di Rubello si è scatenata durante la notte, sembra attorno all'una. La famiglia viveva al primo piano di una palazzina in una zona tranquilla di Grezzana: sotto abitano la sorella e il cognato Pietro Pizzolato, nella mansarda la mamma di lui, Alfonsina. Proprio la nonna si è accorta che qualche cosa non andava al piano di sotto. Al mattino non sentiva i consueti rumori di una famiglia che si prepara alla scuola e al lavoro; era lei ad accompagnare Jennifer alla scuola elementare di Grezzana. Ha avvertito il genero, che ha scoperto la carneficina.
Rubello lavorava per conto del gruppo Aia. Non era dipendente dell'azienda alimentare, faceva il padroncino ma era legato alla Savit, una società di trasporti di Sommacampagna. Tutta la zona vive grazie ai Veronesi. Grezzana è a metà strada tra Lugo, dove è nato il fondatore dell'azienda, Apollinare, e Quinto, il quartier generale del gruppo avicolo (mangimi, pollame, uova). La psicosi dell'influenza aviaria, che ha messo in crisi l'impresa, qui è un’ombra pesante: non si teme per la salute, ma per il lavoro. La preoccupazione di perdere il posto pervade l'intera Valpantena. E forse è questa la causa che ha acceso il furore disperato di Rubello. Il camionista trasportava abitualmente gli scarti della macellazione dei polli da uno degli stabilimenti del gruppo Aia a Vazzola, nel Trevigiano. Un centro produttivo in crisi. Dal 6 febbraio scorso è scattata la cassa integrazione a turni di tre mesi per 100 dei 300 lavoratori, quasi tutti donne ed extracomunitari, e l'anno prossimo potrebbe chiudere. Sembra che nessuno avesse prospettato direttamente a Rubello il licenziamento, tanto più che aveva lavorato anche venerdì, ma il rischio era alto. In più, l'autotrasportatore aveva investito circa 100mila euro per acquistare un nuovo camion che pare non avesse ancora finito di pagare. Un automezzo più grande e moderno, che però può essere utilizzato soltanto per il trasporto di carni e frattaglie. I vicini, il sindaco, il parroco raccontano una famiglia normale, come tante. Niente liti, niente nottate al bar, tanto lavoro. Il pericolo di perdere l'impiego? Il carico del debito? La vergogna per aver portato sull'orlo del lastrico la famiglia? Per ora sono tutte congetture.

Il pm Carlo Villani e i carabinieri che conducono l'inchiesta non escludono neppure che Rubello avesse rifiutato un lavoro alternativo in un momento in cui la crisi per l'influenza aviaria non aveva ancora attanagliato l'industria avicola.

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