Politica

L’errore di usare i bambini

Purtroppo o per fortuna non siamo in Spagna, e bisogna tenerne conto. Per questo il trenino dei bambini in testa al corteo del Gay Pride di Milano ha lasciato molti perplessi. Intendiamoci, che a una manifestazione per tradizione immune da ogni violenza e da ogni cupezza, anzi festosa e piena di giovani, si aggiungesse quest'anno un gruppo di mamme con bambini e relativi palloncini colorati poteva sembrare dal punto di vista del clima e dell'atmosfera per nulla fuori luogo. Il fatto è che, primo punto contestato da alcuni, molte di quelle madri si dichiaravano lesbiche, e dunque non accoppiate con uomo a far da padre al figlio. E che, secondo punto criticato da altri, quei bambini risultavano ottenuti con tecniche di fecondazione eterologa. Nulla di male in una società decisa, come quella spagnola ma non solo, a portare alle estreme conseguenze la teoria liberale dell'eguaglianza assoluta dei diritti di tutti gli individui anche in ambito sessuale e familiare. Scelta invece di difficile gestione e forse controproducente in una società come la nostra spaccata come non mai fra la sperimentazione di una modernità affettiva e procreativa autogestita dai singoli e la difesa finale di una tradizione familistica tradizionale e cattolica che, di suo, non prevederebbe nemmeno divorzio e aborto. Dicono gli organizzatori della manifestazione che non si è trattato di una provocazione ma della pubblicizzazione di una realtà che esiste e che la politica non deve giudicare ma rispettare e regolamentare. Giusto, e per quanto riguarda il riconoscimento delle coppie di fatto etero e omosessuali, è molto grave che siamo ancora una volta gli ultimi fra i Paesi civili. Sbagliato se si pensa possibile lo sfondamento di un muro di gomma che è anche generazionale e di mentalità chiedendo il massimo, matrimoni e adozioni gay, per non ottenere neanche il minimo, e cioè i patti civili di solidarietà. Sbagliatissimo se si crede così di aiutare la vittoria dei «sì» sul quarto quesito del referendum sulla fecondazione assistita, quello appunto sulla inseminazione eterologa, che è notoriamente l'unico a rischio di bocciatura anche in caso di raggiungimento del quorum.

Sbandierare le applicazioni estreme dell'utilizzo del seme o dell'ovocita di una persona estranea, come nel caso di single, gay o lesbiche, rischia di lasciare da soli e in minoranza coloro che, come chi scrive, andranno a votare, e voteranno sì anche sul quarto quesito perché convinti che un liberale non deve imporre agli altri i limiti che impone a se stesso.

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