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L’ippica rifiuta i silenzi del ministro De Castro

Siamo alla fine dell’anno ed ancora non abbiamo notizie sul montepremi 2007. Nella mia qualità di operatore ippico, piuttosto impegnato, vorrei rivolgere una serie di domande a chi in questo momento ha la responsabilità di dare delle risposte al comparto e cioè al ministro Paolo De Castro ed al commissario Guido Melzi d’Eril. Signor ministro De Castro, a nome di noi ippici la inviterei a volere uscire da questo silenzio che ormai assomiglia sempre più a reticenza piuttosto che doveroso riserbo. Non è più tollerabile un comportamento del genere, il suo predecessore - Gianni Alemanno - in altre situazioni e momenti di difficoltà ha attivato il suo ministero ed ha in qualche modo provveduto a fare marciare la baracca. Ma lei cosa sta facendo? Non vorrà illudersi che, se vi sono sacrifici da fare, debbano unicamente gravare sulle spalle di noi allevatori e proprietari. Ormai sembra si stia solo discutendo dell’entità dei sacrifici, ma l’«animale sacrificale», sembra chiaro, sarà l’allevatore e il proprietario di conseguenza.
Ma le pare possibile per un ministro dell’agricoltura colpire soltanto il settore zootecnico e lasciare inalterati privilegi ormai sedimentati e consolidati negli anni di altri operatori che vivono e prosperano come in un ventre di vacca da anni ed a cui nessuno ha mai potuto togliere nulla, che vivono di convenzioni con percentuali e voci in aumento da sempre, ma che assolutamente nulla, o molto poco hanno a che vedere con l’allevamento? Si ricordi che lei è il ministro dell’agricoltura, oppure l’ha dimenticato?
Al commissario Guido Melzi d’Eril vorrei rivolgere alcune domande in merito alle ormai più volte ricorrenti voci su un ridimensionamento delle provvidenze all’allevamento ed in particolare sulla voce delle cosiddette qualifiche riservate ai puledri trottatori. Si rende conto Melzi d’Eril che se fossero ridimensionate o peggio ancora abolite, sarebbe la fine del mercato della vendita dei puledri, perché di questo pare abbia parlato Melzi ad una riunione di maggiorenti, senza alcuna reazione adeguata da parte dei suoi interlocutori. Al contrario di proporre ridimensionamenti verso il basso delle provvidenze, occorre assolutamente portare le qualifiche per puledri maschi e femmine a non meno di cinquemila euro per il proprietario.
L’abolizione o il ridimensionamento delle qualifiche porterebbe alla completa e definitiva scomparsa di quel poco che è rimasto del mercato dei puledri trottatori.
Melzi d’Eril conosce benissimo queste cose e non può fare finta di ignorarle, mi fa specie che da parte sua, se così è davvero accaduto, vi sia stata un’uscita in tal senso. Mi auguro per il bene dell’ippica di essere stato male informato. Purtroppo il nostro mercato non ha la stessa appetibilità dei corner o delle agenzie ippiche, per l’aggiudicazione delle quali vi è stata una battaglia non ancora conclusa ma certamente molto appetita con la partecipazione anche di soggetti che tutto sommato dovrebbero avere a cuore, anche se indirettamente, le sorti dell’allevamento.
Gli operatori che vivono nel e del nostro settore quando devono rilanciare anche richieste che nulla hanno a che fare con l’allevamento, lo citano molto volentieri ed il più delle volte a sproposito, perché adesso non fanno sentire la loro voce in nostro favore? Dobbiamo ritenere che la loro opinione è quella espressa dal commissario nella riunione di cui sopra, cioè per l’abolizione delle provvidenze? A patto che le informazioni in mio possesso siano esatte, ma le brutte notizie, purtroppo, hanno sempre un fondo di verità. Per non parlare dell’altra brillante idea, sempre uscita nella riunione di cui sopra, della riduzione della percentuale a favore dell’allevatore per i cavalli dopo i quattro anni. Melzi d’Eril, coraggio, per il bene dell’ippica non toccate i grandi premi, riportate le giornate di corse ad un livello compatibile e ragionevole.

D’altra parte guardate il galoppo: con 1200 nati e 4.500 corse non ha nulla da recriminare, vive bello e beato!

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